Moneta è quel pezzo di metallo che, improntato ufh
cialmente dallo Stato, rappresenta un valore legale per
le contrattazioni pubbliche e private.
Medaglia è un pezzo di metallo che porta un’impronta
ufficiale o privata in segno di commemorazione;
ma che non ha valore legale per le contrattazioni.
Se questa definizione della Medaglia corrisponde esattamente
alla moderna, conviene avvertire una differenza
essenziale fra questa e l’antica. Mentre la prima può
essere ufficiale o privata, la seconda non poteva essere
che ufficiale. E’ noto come presso i Romani il diritto di
coniazione apparteneva esclusivamente e rigorosamente
allo Stato e nel metallo non dovevano essere impresse
che le effigi imperiali. Ammessa quindi la medaglia
presso i Romani, s’intende che questa doveva sottostare
alla legge, mentre le medaglie moderne possono
indifferentemente riferirsi al Sovrano o a qualunque
altro individuo.
Ed ora veniamo ai fatti. Per quanto la monetazione
romana, alpari della greca, fosse eminentemente commemorativa,
tanto che nè la Grecia uè la Roma repubblicana
sentirono mai il bisogno della medaglia per commemorare
i fasti nazionali, tale bisogno pare venisse invece risentito
a Roma al principio dell’impero. La novità però non
venne introdotta a! suo completo e perfetto sviluppo;
ma s’insinuò poco a poco mediante successive trasformazioni
e alla vera medaglia non si arrivò che a gradi.
Si ricorse da principio al sistema di convertire con
opportune modificazioni in medaglie alcune fra le
monete correnti, il che si ottenne coniando alcuni esemplari
di queste su dischi di dimensioni più grandi e in
pesi superiori, in modo da escluderle dalla circolazione.
E ’ così che fino dai primi imperatori, troviamo alcuni
bronzi coniati su tondini eccedenti, oppure dei bronzi
comuni cui venne aggiunto un cerchio ornamentale (r).
Poi più tardi, e precisamente sottoNerone, incontriamo
alcuni pezzi coniati su di un tondino già preparato col
cerchio ornaméntale unito,-in modo che quadro e cornice
formano un unico pezzo (2).
E fin qui si tratta sempre di conii delle monete comuni
stampati su tondini eccedenti le dimensioni normali.
Ma ben presto passiamo al medaglione propriamente
detto. E ’ sotto il regno di Adriano che incominciamo a
trovare quei pezzi che i nostri antichi numismatici classificarono
Ialinamente MAXIMI MODVLI, denominazione
che venne poi sostituita dalla voce italiana MEDAGLIONE
(3), la quale venne generalmente accettata e
adottata in tutte lingue. Che questi grossi pezzi, impressi
con conii speciali e distinti dalla comune monetazione
per l’alto rilievo, per l’arte squisita e per la mancanza
quasi costante delle lettere S. C. fossero apprestati
per essere dall’imperatore distribuiti nelle diverse occasioni
agli alti dignitarii come dono e come ricordo e che
quindi fungessero precisamente da medaglia, è fuori di
dubbio.
E ben vero che una parte di questi a lungo andare
cadde nella circolazione comune, nella quale probabilmente
il medaglione assunse il valore di un doppio sesterzio,
quale appunto il suo peso l’indicava ; . ma il
(1) Tav. II> Fìg. 1. Asse d ’A g rip p a coniato su tondino doppiò. (Coll.
Gnecchi.)
Tav. II, Fig. 2. Sesterzio d i Caligola coniato su tondino pesantissimo.
(Coll. Gnecchi.)
Tav. i l , Fig. 3. Sesterzio di T rajano munito anticamente d i cerchio
ornementale. (Coll. Gnecchi.)
(2) Tav. II, Fig. 4. Sesterzio di Nerone cerchiato. (Museo Berlino.)
(3) Tav. Ili, Fig. 1. Medaglione in bronco de Commodo. \Coll. Gnecchi.)