in smalto, di argenteria o di oreficeria, si pongono
quasi costantemente sugli scomparti ornamentali del
piede dei calici o delle pissidi, sulle aste delle croci, sul
corpo o lungo l’orlo delle coppe artistiche o dei piatti
per funzioni religiose, — dei medaglioncini elegantissimi,
con busti di evangelisti o di Padri della Chiesa,
o con oggetti simbolici o storici d’omaggio e d ’occasione.
Tanta è la predilezione per il motivo artistico della
moneta e della medaglia, che spesso si scelsero monete,
medaglioni, cammei, e con essi si incastonarono oggetti
sacri di oreficeria e di argenteria, palli d’altare, calici
da bere, — anche profani —, e cofanetti per signora.
Basti citare il bel calice rialzato del museo Bottacin
presso il Museo Civico di Verona tutto tempestato di
monete antiche.
La storia delle arti maggiori e minori — dai primi
albori della Rinascenza fino al bel mezzo del Seicento
— è una continua apoteosi del principio della medaglia,
del medaglione cerchiato o contorniate, della moneta
greca e romana. E una riprova che tale predilezione
derivava dall’ entusiasmo e dallo studio della monetazione
classica abbiamo nel fatto che si falsificavano le
monete e i medaglioni, si incastonavano direttamente
monete e medaglioncini, si formavano collezioni di
monete e di medaglioni antichi, non col fine scientifico
dello studio storico e numismatico, ma col solo fine
dell'appariscenza, della ricchezza, del fasto.
Una controprova poi è questa : che dalle riproduzioni
d’ogni genere per scopo decorativo è compieta-
mente esclusa la presenza della placchetta. Quindi, —
non dalla medaglia della Rinascenza e dalla sua derivazione
(la placchetta)— ma direttamente dalla moneta,
dal gran bronzo, dal medaglione imperiale, era tratta
l’ispirazione degli artisti a ripeterne fino alla stanchezza
il motivo. ★
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Concludendo, abbiamo argomento per credere che il
motivo della medaglia del Rinascimento e della plae-
ehetta sgorghi dal principio fondamentale del Rinascimento
stesso, di passare cioè all’ osservazione e alla
imitazione nel campo speciale della moneta e del medaglione
imperiale romano per puro amore di classicismo,
senza distinzione alcuna, nè preconcetto archeologico o
critico.
Meglio anzi potremo concludere che da quel campo
speciale di osservazione da me citato (é offerto loro da
rinvenimenti forLuiti o da collezioni incipienti e per
allora rarissime di monete e medaglioni imperiali romani
dal l a i III secolo) gli artisti allargavano il loro orizzonte
di osservazione e di imitazione classica al campo
più vasto degli elementi ornamentali e decorativi della
architettura, della scultura e della pittura. Tramutarono
quindi tanto in marmo, o in terracotta, o in affresco,
quanto in bronzo o in altro metallo, quel principio estetico,
che per mezzo degli studi classici e degli scavi archeologici
era stato già da un secolo compreso e fatto
nòto alla parte colta e geniale del publico. La medaglia
del Rinascimento italiano fu quindi una delle grandi
imitazioni classiche di quel felice periodo, una delle
manifestazioni, — direi quasi delle ostentazioni — di
sentimento classico.
Poiché avvenne allora il fatto curioso che la medaglia
nella sua arte, nella sua scienza, nella sua tecnica, si
accordò perfettamente col nucleo di idee nuove che
animarono il Rinascimento intero e ne segnarono il gradato
incessante sviluppo.
Il corso cronologico della medaglia e della placchetta