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PREFAZIONE P R yE F J T I O
L a Storia dei Pefci folTili, che forma
il principale foggetto dell' Ittiolitologia
Veronefe, non ebbe finora che pochi
coltivatori, i quali ne parlarono per incidenza
nei loro fcritti diretti alla illuftrazione
delle petriflcazioni, e delle montagne.
Abbiamo irrefragabili monumenti nei
libri degli antichi Naturalifti, onde poter
francamente aiTerire, che effi non conobbero
punto r efiftenza nei Monti di fimili
impietrimenti, o almeno li tennero lungo
tempo, non come fpoglie reali dielTeri
organizzati, ma per femplici fcherzi della
Natura. Ariftotile, e Plinio fi limita-
.rono a dire, che fra le pietre vi erano delle
forme fomiglianti allo Scaro , e alia
Triglia, alle quali diedero il nome di
Scariti, e Trigliti, ponendole per la loro
preziofità nel numero delle gemme (Plin.
Hift. Nat. 1. 37. cap. II. ).
Giorgio Agricola, che fiori nel decimofefto
fecolo, poco diverfo nell' opinare
dai precedenti, riguardò quefte Pietre come
giuochi di linee cafualmente difpofte,
che rapprefentavano la figura di qualche
Pefce. Egli chiamò gl'Ittioliti àliEislebea
col nome di Pietre Islebianc , e i Pefci
foflìli di Hildefheim con quello di pietre
Ildefemie: nomi, che furono poi adottati
collo fteiTo fignificato da varj rinomati
Naturalifti del fecolo decimo fettimo, come
fi può vedere in più luoghi delle opere
di UiiiTe Aldrovandi, e degli Scrittori
Fifici ad elfo contemporanei.
Quantiinque i detti impronti foiTero
flati per molto tempo fott' occhio degli
ofTervatori Litologi, i Veronefi nondimeno
furono i primi fui finir dello fcorfo
fecolo a riconofcerli per vere fpoglie di
Pefci, atteftandolo le efpreffwni contenute
nei due rinomati Mufei Calceolaria e
Alo/cardo, che ufcirono in luce prima ancora
che foflero pubblicate le opere del
citato Aldrovandi.
Venendo agli OfTervatori moderni,
dal principio del prefente fecolo fino ài
noftri tempi ritrovafi, che non folamente
alTegnarono tutti alle Pietre Islebiane il carattere
di veri Pefci impietriti j ma che di
alcuni di quefti ne determinarono ancora
la fpecie, ed i luoghi, dove tuttora vivo-
Par. /.
Hifioriam Pifcìum foffiliiim, ai quam totum
opus hoc maxime fpeBat, pauci adirne
coluerunt, qui de montium , & lapidiim
natura atque origine différentes, ut
res incidebat, & de illis nonnulla attigerunt.
Principio fiquidem de l'ifcibus in lapident
verjìs Phjfici veteres ne fufpicati
quidem fanti & f t quid ejufmodi cognoverunt,
id non Deram corporis articulati reliquiam,
fedpotius natura lufum effe arbitrati
funt^ qua; illorum fententia ex eorumdem
libris, monumentifque piane confiât .
Sane Arifoteles, Pliniufque id unum affsruerunt,
lapides nonnullos figura fcari y aut
trighe inveniri, quos adeo triglites, fcaritefque
nominarunt, quod iidem pretiof
haberentur, inter gemmas collocarwit.
Ab hac opinione minimum abfuit f¡eculo
XVI Georgius Agricola; cenfuit enim
fortuita line arum difiributione , & infexione
fieri ut pifcis in lapidem defcribatur.
Itaque Ichthyolitbos tum Heislebenii, tum
Hildeshemii, lapides appellavit illos Heislebenios,
hos Uildefhemios, qu<e nomina
eadem omnino fignificatione f eculo XVII
Ulyffes Aldrovandus, plurefque alii Phyfici
retinuerunt.
At eodem f¡eculo exeunte illa Pifciur/c
vefiigia tamdiu Lithologorum oculis frufira
obverfata, Veronenfes omnium primi deprebenderunt;
immo, antequam ipfa Aldrovandi
opera vulgarentur , palam indicaverunt
in Mufeis praclariffmis Calceolariano,
Mofcardiano.
Ab initio -Bevo hujus faculi, ufque ad
h^c pofirema tempora Contemplatores rerum
ejufmodi, quotquot fuerunt, lapidibus
heislebianis non modo naturam Pifcium attribuerunt,
fed & dijjimiles quorumdam
fpecies defniverunt, atque adeo qu:S lifdem
nunc fit "patria . Sei tamen pars hac nab