
XLU
veggendo, che le conchiglie, ed i Pef
c i , di cui fi tratta, fono la maggior
parte abitatori di lontane regioni, nè
punto indigeni dei noftri climi, fi troveranno
in neceflìtà di riconofcere miileriofo
un tal fatto, ed inefplicabile nella lo.
ro fuppofizione,
§ XLIII.
Noi non polliamo certamente, fenza
abufare della buona logica, difpen,
farci dal ravvifare in fimili monumenti
gli effetti di un antica cataftrofe, che
perturbò f ordine, e la diftribuzione di
tutte le cofe, naufraghe trafportando da
un luogo all' altro, e tra loro confufe
le generazioni create. Dobbiamo, quindi
neceifariamente ammettere, che le Acque
tutte del Globo formaifero un folo mare
fconvolto dalla più fiera tempeftaj
che formontaiTero i loro argini in compagnia
delf Oceano i fiumi, i laghi,
ed ogni genere d' acque dolci. ; che 1
onde coprendo la faccia di tutta la terra
fi follevaffero impetuofe al di fopra
delle più alte Montagne ; e che in quefto
vortice univerfale di flutti fi trovaff;
ro accomunate, ed involte le fpecie
vegetabili, ed animali delle diverfe parti
del Mondo , le Europee colle Americane
, Afiatiche, ed Affricane ; e quefte
vicendevolmente colle Europee, e le
marine colle fluviatili , non meno che
colle terreftri. Che fe nelle alluvioni dei
fiumi, piccolo evento in confroiito. di
tanta procella, rimangono le pianure coperte
di Monti di terra, e fparfe anche
di vegetabili, di conchiglie, e di pefci
del fiume ftcffo, fe il mare attualmente
, benché riftretto ne' fuoi confini,
getta nondimeno nel furore delle tempe-.
fte in lontananza dal lido, e chiocciole,
e pefci, e moftri voluminofi nuotanti nel
proprio feno; quali non dovevano. elTere
le forze unite di tutte le Acque del
Globo , e quali gli effetti di un mar
fenza limiti, e di un allagamento univerfale
di tutta la terra ? Eccoli fenza
dubbio nella congerie, che noi vediamo
nei noftri Monti, di fpoglie vegetabili,
ed animali balzate dalle loro fedi nativ
e , tolte da differenti luoghi, e diftanze;
confufe tumultuariamente colle terreflri,
ed acquatiche di ogni genere , ed
§ XLIIL
cum ita ßnt, niß ralione abuti
volumus, nini cogmfcamus oportet ¡ hac
a veteri quadam univerfarum rerum fub-
•verßone fuijfe , in qua omnia corporum ge.
nera, fuis pene avulfa fedibus, ad extremos
t err arum, fines ßuQibus circumaâa, filmi
permixt a ferrentur : illud ergo concedamus
necefie efi, aquas omnes in unum quafi
mare, idemque maxima jaüatum procella
excrevijfe¡ cum oceano ©T fiumina, &
lacus, omncs denique aquas dulces pariter
exundajje : aquarum vim, tellure jam. ohnita,
altijßmos quosque montesßtperaffejgenera
plant arum, S" anim_antium omnia ex
diverfis regionibus eo in vortice ßmul com.
pulfa fuiße, euyopica cum affricanis, afiaticis,
am_exicanis\ htec rurßis ßiigula cum
europteis, maritima cumßaviatilibus, cum
tcrrefiribus, hisc utraque cum Ulis. Si quod
flumen exundat, continuo planitiem & montibus
terne cumulât, &' iis corporibus, qua
in ipfo vivmit, late ferit: hcec tarnen alluvia
nihil efl cum illa alluvione. Si mare
tempeßate cowmotum fuerit, jam chocheas
et pifies , et inpnania monßra natantiaprocul
etiam_ a lit or e ejicit, nunc tarnen fuis
ßnibus continetur. Ergo poflquam aquie omnimn
terrarmn conßuxerint, quanta earum
futura fuit violentia ? quid effeäurus
oceanus pene infinitus? quid alluvies ter-
X.-e tmiverfei' Earn omnino congeriem, quam
hifie in montibus admiramur: marítimas
nimirum exwoias plant arum, animantimfi
e fedibus fuis projeBas, a locis
natura, & intervallo diverfis congefias,
cum omnibus terrefirium rerum, gr"fluviatilium
generibus cafu per mixtas, marítimo
h erentes limo ex arena, terra, quas iterato
fapius appulsu aqu.n jam fere quiefcentes
depofuerunt. Infpiciamus qu efo ,
quas fubfidentias ficus ripajn, non dicam
majorum fluminum, fedrivulorum subflruit,
ß qua vis aquarum ab alveo exmtdat, atque
in eundem poflea colligitur : parvam
quamdam imaginem horum montium, qui
XLIII
avviluppate in una belletta marina di
arena, e di terra deporta in varie riprefe
dal fluido, in cui nuotava, allora
quando ceffato il movimenta inteftino
dell' onde , f acque fi ricompofero gradatamente
alla calma. Paragoniamo una
catena di monti itratificati con qu?' de-.
pofiti, che fi formano lungo le rive ,
non dirò di fiumi reali, ma di piccoli
rufcelletti, quando le loro Acque efcono
per alluvione, e di nuovo ritornano
nel proprio letto ; e vi rifcontreremo in
miniatura, f immagine dei precedenti ,
k fteiTa forma, i medefimi cumuli, 1'
eguale impronto dei flutti, e forfè anche
gli avanzi de' corpi organizzati efpulfi
dal loro nativo foggiorno, ed involti
dalla corrente in fiffatte depofizi.Q.i
ex firatis lapidibus confiant, cognof cere fas
erit,eandem formam, eofdem cumulos ,fimilia
fluñuum vefiigia, fimiles etiam corporum
viventium fortaffe xeliquias, aquarum
Ímpetu fuo correptas domicilio, ipfisque
cum fubfidentiis obvolutas,
11
§ XLIV..
Un altra riflelBone ci refta da farefull'
interrimento dei Pefci accaduto nei
noftri Monti. È cofa ornai nota, che
nel medefimo fedimento di terra fi trovano
confufamente fepolti notx folo i
Pefci adulti di qualmique paefe, ma i
piccoli fteill generati da loro j e ciò tan.
to riguardo alle fpecie, che fono proprie
dei noftri mari, come rifpetto a
quelle , che fi propagano in lontaniiUmi
climi efclufivamente dai noflri. Per tacere
di molti, i Mollidenti deU' Indie ,
c gli Spari d' Europa, frequentilllmi tra.
gì' Ittioliti del Veronefe, citar fi polFono
in prova di quefto fatto. Ora fe la
cagione di fimili interrimenti folfe ftata
tutt' altra, che 1' opera di un generale
sconvolgimento del noftro globo, qual titolo
vi farebbe di Apporre fotto diverfq
Cielo le marche delle accennate propaga-,
zioni ftraniere mifte agli avanzi di quelle ,
che fuccedono unicamente nei noftri Climi?
L' efame inoltrq dello ftato di quefti
Pefci dimoftra, che la loro morte fu
rapida, ed inftantanea, eiTendo alcuni
rimafti feppelliti nel fango all' atto, d'ingojare
la preda, altri appena pafciuti di
piccoli Pefci, e tutti generalmente colle
pinne diftefe, come fe nuotando flati
foifero in un momento privati di vita
. L' attribuire quefti fenomeni all' efplofione
improvvifa di qualche vulcano,
ovvero al fubito fcoppio di un terre-
§ XLIV.
Aliud qupque de his pifiibus confide-
Xandum remanet, quodpifies cujusque fpeciei,
five noßrorum mariumfint, five alienorum,
hoc calcareo fipulcxo conditi, non
modo adulta atate funt, fed etiam tenextima
i cujus eventus ut aeteros pnetermittamus,
Chietodontes Indiarum, Sparique
Europa quaß teßes proferri poßunt. Hanc
vero aliena fobolis propagationem, quo cafu
cum reliquiis propagationum nofirorum
gcnerum fub noftro coelo permixtam effe dicemus,
nifi univerfa terrarmn perturbatione.^
FX'^texea moxtem hoxumpifiium xepentinam
fuiße illud declaxat, quod vel voxantes
pxtedam, vel eadem vixpaftos lutmn obruit,
omnes autem pinnis expanfis, pexinde
ac natantes vita deferuexit. Hujus autem
moxtis caufii aut vitlcanus ex impxovifo
exumpens, aut fubitus texxa motus
fub maxi cxedi poffet, nifi & ftxata pifiium
(X oxdine difpofita, & pif ^es indigeme cum
íidvenis nullo oxdine pexmixti pxohibexent.
At ß duo hcec ponamus , qu¡e vix fieri potefi,
ut univerfam alluvionem non confiquerentux,
citißimampifcis adven¡e ab athmosphiexa
fila depulßonem, ejus autem atmosphítXíe,
in quam ipfe defexxetux, vitium ab
alienis acßis, coxpoxibusque allatum, continuo
intelligimus, eux utrumque pifiium
genus, advenas, indigenasque, anima re.
pente d^fecerit. Inibii enim pifiibus, commutata
athmosphäira, corruptoque fpiritu,
potuit certi US obtigere, quam ut fuffocaren-
' i