
I ' M
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C X L I I
defcrifTe il celebre Pallas (i) e un'altra
H o u t t y n del Giappone ( i ) . Qucft'ultima
più di tutte fi accorta ai caratteri
della noftra; ma non conviene poi in
alcune parti, e principalmente nel nwmero
dei raggi delle pinne dorfali, dell'
a n a l e , e della caudale.
L a fpecie nuova, che da noi fi propone
col nome del luogo dove ellfle
lapidefatta, ha per difìintivo fuo proprio
cinque brevi aculei dorfali oltre
ai 1 0 raggi della pinna feconda, da cui
fono feguiti, e la coda bifida. La teñ
a di queflo pefce è bislunga come
quella della Lira, e del Dragoncello,
ma più acuminata, e longitudinalmente
n i g o f a . Nella fua pinna anale apparifcono.
1 4 raggi bifidi, e i o all'inciica
nella caudale. Le giugulari e le pettorali
traslocate dal proprio fito conferv
a n o bensì qualche traccia dell'ampiezz
a nativa, ma non fono abbaftanza
chiare onde potervi computare il prec
i fo numero de'loro ofncelli; accidente
che fi trova comune a tutti gli altri
individui follili della ftclTa fpecie.
M e n o rara degli altri Ittioliti è la
f p o g l i a del Dragoncello di Veilena,
quantunque fpettante ad un pefce finora
ignoto. Ouafi tutti i Mufei Veronell
ne pofl'edono qualche efemplar
e , ma per lo più mal impreiTo, ed
inferiore in bellezza a quello da noi
p r o d o t t o . Pare verifimile che l'originale
di quello pefce debba avere la fua
abitazione ne'mari dell'Indie, poiché
r o n è molto diverfo nella faccia efteriore
dai pefci del genere de' Dragoncelli
che vivono fotto lo fteiTo clima.
noßrx ßrnilior ; at nonnullis in partibus
ne prasertim in pinnarum dorß, podiac
caudiS radiar um numero differì.
Nova, quam nomine loci, ex quo la.
pide a effoditur, adpeJlamus, species infigne
habet prtecipuum quinqué breves acúleos
in dorso praeter XX radios in fecunda
pinna, qui fubfequuntur > ac bifida
cimda. Caput ut Lyre ac Dracuncuii
oblongum; at mucronatum magis,
ac longis rugis aratum. In pinna ani
XIF rada bipartiti, ac XX circiter in
pinna caud.e adfurgunt. Gutturis aiitem,
nec non peiloris pinna fuo e loco detvif^
priorem latitudinem quoquomodo
retinent; at fatis non funt perfpicu£, tú
ojficulorum numerus appareat; quod et cieteris
ejufdem fpeciei fojßlibus commune
eß.
Crebrior ceteris fojjìlibus ejì Draciinculi
Vefienn^ exuvia, etjì ad pifcem
adbuc ignotum pertineat. Ferme omnes
Veronenjìum Litbotheae aliquod affervant
exemplar, at non reBe effìgi at um, no.
flroque pulchritudine inferius. Non ad.
modum a vero aberrare vide tur, vivum
pifcem Indica frcta incolere ^ nam quoad
extrinfecum corporis habitum non admo.
dum a Dracunculis differì, qui eadem
fub zona gignuntnr.
CXLIIl
N. LV.
I L M O L L I D E N T E ANGELO
CHAETODON TRIOSTEGÜS
TAV. XXXIII.
I l i ( 0 V. Itin. j. pag. 707. N.» 45., c Spici!. Zoo- (i ) Callionymus japonicus . Act. Haarlem T. XX.
log. Fafcic. Vili. pag. 1), 23. pag. JIÍ. N.' 1.
Ch. cauda fubifida, fpinls dorralibu! 9, branchioftega
triradiata. Um. S. N. X l l l . pag. 46J. N." i j .
Ch. albefcens lincis f transverfis nigricantibus, et aculeo
laterali utrinque. Seba MuC j . pag. 6y. tab.
a f . N.» 4.
I Naturalifti hanno fovente confufa
q u e l l a fpecie di Mollidente col Fabb
r o marino defcritto da Bloch ( i ) per
eiTervi fra l'uno e l'altro dei caratteri
di analogia nella forma de' natatoj , e
nel numero delle ipine dorfali. Dobbiamo
al Sig. Broufibnet i limiti efattamente
filikti tra le due fpecie, rifultando
dalje oflTervazioni di fifFatto Itt
i o l o g o , che il Fabbro marino ( Chce.
todon faber ) non ha di comune col
trioflrego, che l'ordine delle fafcie, e
il numero delle fpine dorfali, efl'endo
q u e l l o nel rimanente di figura quadrat
a colla coda indivifa, le fpine più corte
e ineguali, le remigi feconda dorfale ed
anale inarcate, e la teda più ottufa c
meno declive di quella del Mollident
e Angelo.
L ' I t t i o l i t o che qui prefentiamo appartiene
indubitatamente al Trioflego
di BrouiTonet, con minore accuratezza
defcritto dalfillurtre Linneo, e dall'jVrtedio
nel Gabinetto di Seba. Manifei
l a n o i caratteri di quello pefce la forma
elittica, ed angolofa del di lui corp
o , la curvatura del capo coli' occhio
diftante dall'angolo della bocca, le 9
fpine dorfali di eguale altezza coli'anteriore
più corta, l'aculeo diftinto avanti
la pinna dell'ano, le pinne dorfale feconda
ed anale arcuate, e la coda preff
o c h è bifida, o leggiermente lunata.
Cancellate fono bensì nella fpoglia da
noi prodotta e la membrana branchiol
l e g a a tre raggi, e le fafcie nere fov
r a p p o f t e alle fquame, e la forma nat
i v a delle due pinne che fanno cerchio
agli angoli della coda. Contuttociò non
fembra doverli dubitare della qualità
(1) Ichth. VI. pag. so. PI. CCXl l . lig. 2.
Ch. aculeo caudali, deiitibus apice ferratis, pinn^ dorfalis
aculeis 9 , corpore cingulato. ßrotijjbi:. Ichth.
Dee. I. fìg.
Dreyllrahl. Müller Natur. Syftera. tom. IV. pag. 170.
N.= . j ,
Phyßologi fape liane Chatodontis fpeciem
cum Fabro Blochii, eo quod remigiorum
forma, nec non radiorum numero
affinitas aliqua inter ipfos intercedat,
permifcuerunt. Difcrimina duas hafce
fpecies certis limìtibus dirimentia Brous.
faneto debemus. Hic Chxtodontem Fabrum
cum Trioflego nonniß fafciarum
ordine, ac fpinarum dorß numero congruere
; at quadra ßgura, cauda minime
feda, fpinis in.equalibus, brevioribufque,
pinna ani, dorßque fecunda in
arcum flexis, ac capite ßmo magis ac declivi
plurìmum diflare indigitavit.
Certe, quem exhibemus. Ich thy oli thus
ad Broujfoneti Trioflegum fpectat, quem
minus accurate Artedius, Linnaufque in
Sebee Mufíco defcripfere. Patent hujufce
pifcis attributa in orbiculari ac angulari
corporis conformatione j capitis flexu,
oculo ab ángulo oris remoto^ jx in dorfo
fpinis aquali altitudine > prima autem
breviari i eminenti aculeo ante ani
pinnam; pinna anali, et fecunda dorfali
in arcum detortis¡ cauda autem bifida
ac in luna morem levi ter curvefcenti,
Deleta funt, ut verum fateamur, noflra
in exuvia membrana branchioftega triradiata,
atra fafcice fquamis fuperimpofits,
ac originalis duarum pinnarum
forma, quie cauda angulis circulum opponunt.
Attamen de fpecie minime dubitandum
videtur, cum extima fpolii facies,
atque e arum, qua adhuc fuperfunt,
not arum cumalum confideramns. Adferi
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