
XXVIII
pafsò fuccciTivamenteaindurarfi. In mezzo
ad eflb fi trovano frequenti efemplari
di parecchie grandezze del Murex aluco,
e del Turbo urifcalpium, fpettanti al mediterraneo
, entrambi cambiati in foftanza
di marmo, e più duri del tufo, che li
contiene. Quelle due conchiglie fono talmente
intatte in qualunque loro parte, che,
confrontandole cogli originali viventi, vi
corrifpondono efattamente in tutti i loro
caratteri, così che non rimane alcun luogo
all'equivoco nel determinarle. Oltre
ai teftacei predetti entrano nell' impatto
della medefima pietra tre altri turbini dei
noftri mari , cioè Xungulinus, il variegatus,
e Wterebra del Linneo,- e dove il macigno
declinando dalla natura del tufo prende
la confiftenza della volgare pietra da calce,
vi 11 ritrovano ammaffi copiofi di numularie,
o coperchi di chiocciole proprj
Angolarmente delle fpecie accennate,
<5?
§ XXI.
partibus notìs omnibus, ut, ß cum viventibus
conferatur, nullus ßt locus ambì,
gelidi, eadem nefint, an alia. Prater htec
ungulinus, variegatus, ê f terebra, turbines
/iuguli marium noflratum, maJPam ejus lapdis
componunt. At qua parte rupes a tophi
natura difcedit, & durior fit, veluti
lapis quo ad calcem vulgo utimur , nummularis
, & opercula cochlearum plurima
congeßa funt, qua ad /pedes easdem pertinent
.
L'efteriore del monte Pojlale non ha
quafi traccia, che di foli effetti apparentemente
vulcanici, eiTendo tutto fparfo di
rottami di una pietra in forma di lava, la
fatifcenza de quali lo ha coperto col tratt
o di tempo di una terra fomigliante al rapillo,
e ad altre fiffatte ceneri de'vulcan
i . Conviene adunque penetrare nelle interne
fue vifcere per non lafciarfi imporre
dall'apparenza, e venir in chiaro della
vera di lui natura, e coilituzione.
§ XXII.
Profeguono i medelìmi impietrimenti
anche nel mont e A , che colmeggia alNordeft
il poc' anzi accennato, e che appartiene
air Altiffimo del Vicentino. Sennonché
le conchiglie rifiedono in una pietra calcarla
affai più compatta, e gli flrati di
quello monte marcano una groffezza, e
confillenza maggiore, effendo folcati perpendicolarmente
alla fuperficie da altre oppolle
fezioni. In elfo oltre alle chiocciole
aggiungonfi i Pefci foilìli, che il trovan
o nelle minori flratificazioni K I H , e che
febbene ordinariamente di piccole forme,
corrifpondono non di meno a una gran
parte di quelli dell'oppofta montagna C,
paragonati in tutta f efteniìone dei carat»
teriftici loro fegni.
§ X X I .
Hicc omnia ex vi/ceribus montis eruta
Fhyßcum admonent, ne exteriori montis
/peciei nimium credat. Hac/cilicet videtur
-Dulcanica, propterea quod fragmine peine
multoßsrniturßmilis Uli, quem^ lavam
noßri dicunt: deinde rapillo, aliis vulcanorum
einer ibus ßmilem habet t err am, qua
tegitur, ex iisdem fragminibus longa die
/ati/centibus. Sed nolito fronti
intus qufere..
§ XX II.
Eadem quoque lapide/aSa continentur
^ in monte A, qui ab ea parte, qu^ iiu
ter meridiem orientemque re/picit, pofla.-
lem ambiti hie pars efl montis AltifTimi agri
Vicentini i/ed lapis calcareus conchyliorum
denßor eß: /ane ß-ata montis & er affiora
/unt, & denßora; eademque, quaß /ulcis
ad/uperficiem perpendicularibus, fecata .
Quo in monte & Pi/ces fißles continent
tur in tenuioribusßratis K IH', parvi Uli
quidem fire omnes : /ed tarnen majores oppoßti
montis C notis omnibus re/erunt.
' /
§ XXIIL
Trafcorfi i luoghi predetti, eccoci finalmente
al punto delle noftre principali
ricerche, cioè al monte C detto Laftrara,
dove fi fcavano gì' Ittioliti che portan
o il nome di Pe/ci di Bolea. Uno flrato
di terra vegetabile , ed animale mifta
allo sfiorimento di rotolati bafalti, copre
tutta la fuperficie di queflo monte ,
a riferva di un piccolo fianco verfo il
Nord-eft, che nudo prefentafi, ed allo fcoperto
deir interiore di lui organizzazione,
e telluto. L'offaturadi tale montagna,
volendo giudicare da quanto è fvelato ,
viene coftituita da parecchie flratificazioni
orizzontali di marna fciffile, collocate
le une fopra dell'altre, e parallele fra
loro al pendio della rupe. Sebbene nulla
di ciò apparifca nel lato orientale, e nella
vetta di queflo iiMnte, i ftrati nondi.
meno, che fono all'aperto, fomminiflra-,
n o dei dati ficuri per congetturare dall'
andamento, e pofizione che hanno, il
loro profeguimentiCi nelle parti interne co.^
perte dall'indicata corteccia.
§ X X I I L
Pervenimus tandem ad locum , quem
h^c noßra inquißtia maxime /peBat : Scilicet
mons C, Laftrara cß, unde Ichthyolithi
effodiuntur, qui diiii/uere bolcani Pifces .
Hie omnis terra inßernitur vegetabili, &
animali, permixta ei materi^e, quie ex volutatis
ba/altis deßoruit: omnis inquam , ß
parvum latus ejus inter orientem, & boream
excipias, cujus interior textura, &
/abricatio tota patet. Ex hac, qu¡e deteSa
e ß , f i volumus judicare, dicemus , montis
vi/cera eonßruBa effe ßratis plurimis ex
marnafißili, aliis aliis/uperpoßtis jacentibus
ad horisiontem, niß quodßngula rupi parumper
declivi parallela/unt i nam quamvis
ñeque ex latere montis ver/us orientem,
neque ex ejus cacumine quidquam extet eju/-
modi; tamen ex iis ßratis , qua; aperta
/unt, non incerta & de opertis capitar coiu
jeCíura^
§ XXIV.
Due propriamente fono le qualità degli
ftrati , che compongono la teffitura
interna della montagna in queftione. Gli
abitanti del luogo li contraddiftinguono
coi nomi vernacoli di Zengio, e di Lajlra.
Il Zengio è una marna duriiFima fpelfo
intrecciata di vene di fpato calcarlo, la
quale forma gli ftrati più grolll, non divifibili
in ftrati minori, e privi ordinariamente
di corpi petrificati. La fua analifi
chimica dà a divedere effer egli piuttofto
una pietra ordinaria da calce, di quello
che una fpecie di marna,, quale efternaniente
apparifce. La Laflra è una marna
fiffile a foggia di ardefia , che battuta fi
sfende in lamine fottiliillme, e nella quale
fi contengono molti curiofi accidenti,
oltre alle fpoglie dei Pefci. Un caratte.
r e , che la manifefta fubito ai noftri fenfi
ben diverfa dalla poc' anzi accennata , è
il fetido odore, che manda collo ftropicciamento,
non effendo così dell'altra. Differenti
fono pure in entrambi le propor-
5 XXW.
Duo tamen flratorum genera/unt, alterum
ab altero vernacula loci appellatione
difiinSum. Alterum Zengio dicitur: molem
latine diceres: alterum Laftra, laminam nos
appellamus: Moles durißma eß, non raris/
pathi calcarei venulis intertexta,ßrato
craffiore, neque in tenuiora dividuo,
nullis /ere corporibus, qus in lapidem ver-
/a/uerint, d^inño. Exterius marna videtur,/
edex chemica difolutione eogno/citur
eam potius lapidem e fe, quo calx vulgo
fit. Lamina vero marna fijfilis efl inflar
arde/i.-e, quam fi. quis esdat, continuo in
brachtea dijfinditur, & multa /peßanda
aperit, praeter exuvias pi/cium. HM vel
digito confricata, continuo & infigniter
/e ip/a indicat fatido odore. Neque eorum,
qucc tum molem, tum laminam conflituunt,
eadem in utraque ratio, aut men-
/ura efl. In mole terree calcarea multum
e f l , minus alumine, ßlicis, & /erri. In
lamina omne ficus. Ex hac exflillat in vas
aqua ammoniaca /cetens, & aliquid bitu