Introilucendoci ora nel sottogenere Fespertiüo, il cui tipo inevitabüe è il V . muri-
nuSj L. lo vediam corrispondere a quella sezione de’Vespertilioni detta de’ Murinoidi
da Federico Cuyier, e tanto distinto dai nostri I H H I che se non si frapponesse il
nuovo sottogenere Miniopterus lo riguarderemmo come genere confacendoci agli episto-
lari desiderii del dottissimo prof. Sayi. La sua dentatura ben lo dimostra esclusivamente
camiyoro; a differenza infatti di quel che fanno i Pipistrelli, le sue specie non mis-
chiano cibo di vegetabili, e mangiano insetti soltanto: son fiere e mordaci, nè dei Pipistrelli
sopportano la yicinanza: viyono solitarie nelle fessure de’yecchi monumenti,
e ne’cayi degli alberi: escono di letargo piü o men tardi, e yolano rapidamente, alcune
di buon ora, altre dopo. ü n a di tai specie è il presente Kemarginatus, Geofifroy, confuso
aa taluno col V. marinas, L per la simiglianza de’ colori, ma ben diyerso da esso per
1'intaccatura de’margini anricolari ond’ebbe 1’opportunissimo nome, e pel trago perfetta-
mente lesiniforme. Quantunque poi questo e quello abbian simüi i due colori del dorso
e del yentre, non di meno la tinta esterna dei peli ne tinge solo la estremita nel muri-
nuSj mentre nel nostro si estende fino alia meta. Lo abbiamo in Roma ma raro, ed è
probabile che yiya nascosto in ogni parte della penisola, benchè sfnggito alle diligents
ricerche del Sayi in Toscana, essendochè altroye suol yiyere celatamente nelle cayerne.
II suo muso si estende oltre le orecchie un poco pin di quanta è la distanza tra
Puna e 1’allra di esse; il naso rotondato all'apice è leggermente intaccato fra le narici:
gli occhi son piü yicini il doppio alle orecchie che alia punta del muso, e distanti al-
trettanto fra loro: la bocca è fessa fin oltre 1’occhio: i denti son piccoli e sottili: le
orecchiette impiantate in alto del capo piü sü della linea degli occhi son lunghe il doppio
di lor lar»hezza e quanto il capo, di forma oblunga, ottusette all’apice, e profon-
damente smarginate piü oltre la meta dell’orlo esterno: il trago subuliforme giunge a
due terzi circa dell’orecchia: tutta la faccia è yestita di lunghi e fitti peh che cuoprono
-anco le labbra. Le bucce alte meno della meta di lor lunghezza, quando son ripie-
gate accanto al corpo giungono al paro del muso. La membrana interfemorale quasi
perfettamente quadrata, e sottile quanto quella delle bucce, lascia esposto nn breyissuno
tratto di coda, ed è ben ciliata radamente di breyi peluzzi biancastri. La coda, uguale
in lunghezza all’antibraccio, è un quarto piü breye del corpo. II pelame è molle e folto,
cinereo-rossigno al di sopra, cinereo-biancastro al di sotto: dal mezzo perö fino alia base
ogni pelo indistintamente è di color fosco.11 cranio poco men di due yolte lungo quanto
è largo ha la teca cerebrale grandissima, 1’encefalo molto rilevato, senza yestigio di cresta.
poll. lin.
_ Lunghezza totale da„ll a punta d, e.l muso ailtl.’ api• ce d1 e1l1la. coda................ . * 33 5c
» del capo. . ............................................................. ,x ^
» delle orecchie. ....................................................... » 8
» della coda........................ ................................. * • * .................................. 1 ®
Estensione delle b u c c e ................................................. ........................................ 10 n
Altezza delle medesime, cioe lunghezza del quinto d i to ........................ ... 2 »
Lunghezza del b racc io.............................................. .. .................. .................. * ® 9
» dell’antibraccio .................................................................................... * • 1 ®
» del p o llic e ........................................................... ..................* * * * ® 2
i> della coscia...................................... » 4
» della gamba..................................... • . . . ...................... » 6
u del piede ............................ “ ^
VESPERTILIONE DEL CAPACCINI
vesperTiLio auriculis lateralibuSj, capite tertio breviaribuSj ovato-lanceolaliSj margine in*
tegrisj trago brevix gracillimo: pedibus robustis a patagio anali angusto villosissimo
valde excedentibus : vellere griseorrufescentix subtus cinereo-fiavido.
S i astennero dalle orgie di Bacco le tre Miniadi sorelle, e sdegnarono perfino di
credere che concepito da Semele compiesse quel favoloso Nume i suoi noye mesi dentro
un femore del padre Giove. Nemiche di tai crapule e di tai ciance, quel tempo che le
altre femmine spendeyano in feste ed in si poco ragioneyoJi riti, consumayano esse
nelle faccende dimestiche e nelle arti di Minerva;
Solae Minaeides intus
Intempestiya turbantes festa Minerva,
Aut ducunt lanas, aut stamina pollice versant,
Aut haerent telae, famulasque laboribus urgent.
Ma siccome tutto in que’giorni era Bacco, e della sua onnipotenza non si dovea du-
bitare, dicesi che ammonite inyano da’prodigi raccontatici da Eliano nella sua storia
varia, fossero finalmente colpite dalla sdegno divino, e in brutti Vespertilioni tramu-
tate, traendo con una morale soverchiamente naturale, ehe le odiatrici di tanta luce
giustamente si condannavano ad assumere le mostruose forme descritteci dal Sulmonese:
Lucemque perosae
Nocte volant, seroque trahunt a yespere nomen.
I diyersi tempi perö, i diversi costumi, le utilità conosciute delle arti, che ancor
diciam di Minerva, massime a rimpetto della dannosa licenza de’Baccanali, assai diversa
ci additano l’applicazion della favola ; ed invece di scorgere in questo animale gli effetti
della miscredenza e della empietà, siamo piuttosto condotti da miglior senno a deplo-
rare la poetica finzione che a tai volatili apparentemente brutti, messaggieri e compa-
gni della tristezza notturna,. assegnasse una origine da evitarsi, ch’ è quanto dire si
spendessero ad accreditare il pazzo culto di Bacco. Ad oggetto pertanto di rivendicar
la memoria delle buone e studiose Miniadi, piu che all’uomo di stato yogliam raccom-
mandarla al filosofo che in mezzo a gravissimi affari coltiva le già familiari scienze
naturali, cui tutto modestamente amerebbe in pace di dedicarsi. Ond’ è ehe intitoliamo
a Monsignor Francesco Gapaccini, il quale degna del suo favore la nostra Iconografia,
questa nuova specie di Vespertilione a’suoi meriti non del tutto disacconcia, si per lo
amore sviscerato ehe alberga nel cuore per le arti di Minerva già da lui grandemente
protetle, si per la ritiratezza, assiduité, vigilanza, cui fin da giovinetto consecratosi ad
onore del sacerdozio, sempre vieppiù si dedica coll’adempiere scrupolosamente gli officii
dell’ altissima ministero senza curarne lo abhagliante splendore.