neo ne aggiunse una favoreyole circostanza. Ad oggetto poi di far rawisare la per-
fetta similitudine delle forme in questa specie e nella comune, che nelle femmine ap-
punto mostrano più diverse le piume, non meno che per far conoscere una singolar
varietà di questa seconda specie, abbiam fatto dipingerla accanto all’ unicolor col nota-
bile scherzo accidentale di colore.
Che il Nero Storno del quale favelliamo sia una specie distinta, malgrado gli odierni
unionisti teutonici, fù ben ragionato dal signor Della Marmora negli atti dell’Acca-
demia di Torino; alla quale dotta opinione soscrisse il Temminck suddetto nel suo
Manuale di Ornitologia. Dai luoghi che abita non suole emigrare, nè le sue torme si
uniscono a quelle della specie comune, benchè pascano nel suolo stesso; nè sono mai
simili le sue divise a quelle dell’ altra nè per variare di età nè di stagione, quantun-
que si cibi dello stesso vitto ed abbia gli stessissimi costumi. Questi generali caratte-
ri nondimeno ehe son pure costanti, soffrono talvolta individuale eccezione; imperoc-
chè se noi associato con gli Storni comuni prendemmo il nero, pur v’ha talun ma-
schio di quelli ehe moltissimo invecchiando perde o tutte o quasi le macchiuzze chiare
ed awicinasi al color del nostro. Il desiderio di posséder cose rare lo faria facilmente
credere un individuo di questa specie, se non lo smentissero il colore di quello sempre
più cangiante specialmente in verde, la forma delle piume più ampie e la mag-
gior larghezza del becco.
Indigeno è della Sardegna, dove il sempre lodevole signor Cetti fu il primo a ri-
putarlo degno di osservazione, non piegando pero a crederlo specie distinta dalla mac-
chiettata ehe ivi pure abbonda: indigena è parimente della Corsica, della Sicilia, del-
1’ Egitto, delle coste di Barberia, e~di parecchie provincie meridionali di Spagna. Di
Siviglia specialmente ben si puo dir cittadino suolendo porre i nidi tra que’ merli sa-
racineschi, volare di tetto in tetto, e lisciarsi le penne al sole sulle torri e sui campa-
nili. Tende generalmente ad incavernarsi nelle rime degli antichi monumenti e nelle
fenditure degli scogli. Quando batte la campagna usa di buon mattino salire nei rami
del Cactus Opuntia e quivi aspettar ehe la nebbia si dissipi prima di spiegare le ali
per l’aria. La voce ha men aspra dello Storno comune: vola e si ferma in branchi
non cosi numerosi come quello; e con quello non si addimestica, il che vedemmo
di sopra.
Pria di passare alia descrizione della specie esponiam brevemente i tratti princi-
pali del genere Slurnus in quei limiti nei quai giova di confinarlo. Tipo esso della
famiglia Sturnidae e della sottofamiglia Sturninae, come non ha guari vedemmo all’ ar-
ticolo dell’ Acridotheres roseus, ci offre i seguenti caratteri.
Becco subeguale al capo, largo alia base almeno quanto è alto, conico, subtetrago-
no, depresso, massime verso la cima, ottusetto; le cui mascelle son diritte, intiere nei
margmi, ehe in prossimità della base piegansi all’ingiù tutti ad un tratto; la superiore
rotondata sul colmo, la inferiore un poco più corta, stretta e compressa. Narici poste
alla base del becco, laterali, ellittiche, chiuse in parte da una piccola membrana nu-
da, e non mgombre dalle piccole pennuzze della cavezza ehe si estendono fino ad esse
lasciando scoperto l’angolo segnato dal becco nella fronte. Lingna cartilaginea, depres-
sa, angusta, lacerata ed intaccata nell’apice. Piedi robusti: tarso scudettato, lungo presso
a poco quanto il dito medio, il quale è più lungo di tutti, e saldato alla base con l’es-
terno; l’interno libero, appena più corto di esso; il pollice non più lungo di alcun
dito, ma più grosso di tutti: unghie forti,. mediocremente compresse, curve e poco
aguzze; maggiore delle altre quella del pollice. A,li lunghette, delle cui reiniganti la
prima è assai. piccola,. la. seconda- e la. terza. pin lunghe- di tutte.. Coda quasi troncata,
composta di dodici larghe timoniere rotondate all' apace:
Poco nelle piume differisce la.femmina. dal, maschio; i glosant,moltissimo. dai vec-
chi. Il manto risplende maggiormente in primavera,. e-i piedi ed.il becco- si cangiano
di colore in quella stagione,. quantunque la, muta delle penne avvenga. nell’ autunno
soltanto.
Volano in branchi compatti* a forma, ordinariamente- di palla,. ristringendone talvolta
ed allargandone la figura,, ma sempre fitti. tra, loro, maggiormente se il nemico gl’ in-
calzi; e si fermano spesso, a torme in- compagnia di varie specie- di Corvi. Cihano
semi, bacche,. ma principalmente insetti che cercano. tra gli. esGrementi: degli animali
campestri cui seguono, e cui salgono perfin-, sulla. schiena. Covano, nei nidi abbando-
nati di altri uccelli, entro. gli. alberi vuoti. e le bûche- dei, vecchi edifizi..
Il nome SiurnuSj. come ognun vede,. è quello. stesso. che- da, tutta la latinità- fu attri-
buito alla specie la più commune del nostro, genere troppo- allargato da. Linneo, che ri-
stretto pero. ne’suoi confiai contiene pochissime specie tutte proprie-dell’antico continente.
Tra queste mérita special ricordo. lo Siurnus■ cinevaceus. figurato. dal Temmmck
nelle sue tavole- colorite, che rimpiazza pel. Giappone il commun, nostro. Storno repe-
ribile ancora nelPestrema Siberia e nella. Cina.. Dobbiamo. la scoperta, di quella norma-
lissima specie all’illustre signor Siebold, tanto benemerito. per le notizie e per le cose
portateci da si loniane regtonîr al quai' sapiente uomo- trapassando noi p e r la Olànda
nel Settembre del 1837 dedicammo.un gigantesco Salamandmde da lui ritrovato, rivale
del famoso antidiluviano (Homo diluvii testis, dello. Scheuchzer), chiaroandbl» Sieboldia
maxima, nome che- altri pretenderebbe togliergli invano,
Lo Sturnus unicolor-ha otto. pollici di lunghezza,. ed oltre un, piede- di stesa d’ah.
Il suo becco lungo quattordici linee dalT apertura, della boccaed u n d id dalla fronte,
è nerastro, nè cangia mai di colore alla base, tingendbsi nell’ estate di giallo. Scura è
l’iride dell’ occhio. Tutto il corpe non. sole, ma le ali ance e la coda sono di un nero
lustre , la di cui uniformité viene interrotta appena. dà qualche riflesso. metallico poco
splendente, men cangiante in verde e più, in pavonazzo, che nella specie commune,
opaea quasi totalmente- nella, parte di sotto.. Lunghe,. appuntate,. anguste il doppio di
quelle della detta specie, quasi- cioè subulate,, sono le penne- tu tte del cape e del tron-
co, ma specialmente della parte inferiore del collo, Le ali misurano, cinque pollici, e
ripiegate gjungono oltre i tre quarti della coda, la quale arriva a, d u e pollici e mezzo.
I robusti piedi, ne’quali il tarso è lunge un pollice, son. giallastri d i estate, castagni-
ni d’inveme: le unghie bruno.-cornee in, tutte le- stagioni.
La femmina somiglia totalmente al maschio, che abhiamo. descritto, ed ha solo men
yivaci i riflesst.
I giovani innanzi che mutina la prima vol ta le piume sona di un. cinereo fosco,
più scuro di quella dei giavani Stornatti ordinarj, Dopo quella muta, e solo durante
l ’inverno, quasi in segnale proprio di Storni tingono lestremo apice delle piume in
biancastro, che a primavera sparisce, o per lo stropicciare che fanno, o per effetto della
luce e dell’aria.