due altre specie, l’una delle quali è il Merops superciliosus di Linneo, l ’altra è quell a
cui proponiamo che pongasi il nome di Merops Vaillanti. Coloro clie non saran per credere
essere l ’uccello da noi rappresentato il Merops Aegyptius di Forskhal si torranno
la cura di applicargli altro nome; ma noi che non veggiam cosa in contrario, go-
diamo di poterglielo attribuire più che quello di Merops Savignyi che dallo Swain-
son nella recente sua operetta degli uccelli affricani, in cui ne dà la figura, gli si
vuole imporre, dopo averne un’altra specie donato: yogliamo dire il Merops albicollis
di Vieillot (ora Merops Cuvieri dello stesso Swainson); la quale specie non men che
la nostra si trovano confuse in quell’ acervo indigesto di Meropi che sotto il titolo
di Merops superciliosus di Linneo si registrarono da’ di lui successori.
A lato della sua figura abbiam fatto effigiare il capo della specie commune, af-
finchè subito si ravvisino le differenze assai grandi che passano tra l’una e l’altra.
Più difficile sarebbe il distinguer la nostra dal M. superciliosus suddetto e da quella cui
proponemmo il nome di M. P'aillanti. Siano pero segnali sufïïcienti il verde del capo,
concolore a quello del dorso, il torchino delle guance, il niun bianco sotto la gola.
E già senz’altri paragoni passiamo a descriverla.
La total sua lunghezza è dieci pollicsi, escluse le due più protese penne della coda’
la stesa delle ali è tredici pollici. 11 becco, quasi in nulla dissimile a quello della specie
commune, ha quasi due pollici dall’apertura della bocca, ed è tutto nero. La intera
superior parte del corpo, compreso il capo, le ali e lutta la coda, mostra un bel color
verde mare, e ciascuna piuma è foschiccia alla base, cerulea in punta principalmente
sulla groppa. Guardate contro il lume strisciando l’occhio sul dorso, e vedrete un’appa-
renza di dorato che richiama il colore della specie commune. La fronte è bianca e
le sovrasta un bel torchino celeste che colorando di se una striscia sopra gli oechi,
si fonde poi sulla cima del capo in quel verde che abbiamo detto del resto. Traversa
l’occhio la ordinaria nera benda de’Meropi, che parte da ciascun angolo della bocca
e dilatandosi procédé fino al collo: sotto la quale da un bianco transitorio se ne forma
un’altra di torchin chiard che si estende al pari sotto le orecchie, e cangiasi in bel
verde lungo i lati della gola, che sotto il becco è gialla d’oro dégradante in castagnino
carico. 11 resto della inferior superficie è dello stesso verde superiore: le piume dei
hanchi, le lunghe penne ascellari, e le cuopritrici inferiori delle ali son cannelline.
Le ali misurano cinque pollici e mezzo, l’estremità loro dista un pollice dall’apice
della coda. Questa è lunga tre pollici e mezzo, e le due penne intermedie eccedono
quasi due pollici; aile quali se non si riguardi, la coda è leggermente rotondata. Le
penne maestre delle ali e della coda veggonsi profondaraente intaccate all’apice, e tin-
gonsi al disotto di un grigio metallico uniforme: le remiganti primarie son marginate
di nerastro lungo l’apice interno. Le zampe hanno colore foschiccio corneo: il tarso
rnisura mezzo pollice appena; il dito medio tre quarti di pollici.
Poca differenza secondo il solito si scorge tra femmina e maschio adulti. I giovani
si diversificano moltissimo da’vecchi, e sono di un verde lurido senza veruna appa-
renza di torchino: hanno la fronte cenerina, la gola bianco-cannellina fino alla benda
oculare nera: prolungano assai meno, corne all’ordinario, le due penne intermedie della
coda che mâncano della parte assottigliata. Infiniti, ben si puô credere, sono i passaggi
fra’ due stati suddetti. Ne abbiam visti alcuni bene innoltrati in età, ne* quali il verde
ingialliva piuttosto che trapassare in torchino: in altri all’incontro, di specie forse diversa,
la coda e la groppa erano quasi tutte torchino, mentre il castagno della gola si
profondava assai maggiormente sul petto.
La nostra specie sembra riccamente sparsa per tutto il Settentrione dell Affrica,
trovandosi dall’eslremità del Senegal fino aile coste orientali di Egitto, d onde è probable
che si allarghi verso il mar Caspio e la Persia.
Tutt’ i Meropi hanno il becco piuttosto allungato, tetragono, compresso, assottigliato
ed acuto all’apice, leggermente arcuato, quasi tagliente sul coJmo, taglientissimo nei
margini intieri, squarciato fino agli occhi: le narici alla base del becco, piccole, roton-
dette, nascoste in parte da piccole piume distese in avanti: la lingua metà più breve
del becco, depressa, lanceolata, intaccata sull’orlo. I Piedi brevi, sottili; denuclata corne
negli Uccelli aquatici la inferior porzione della tibia: tarso sçudettato più breve del
dito medio, il quale è saldato col dito esterno fino. alla seconda articolazione, coll’ interno
fino alla prima: pollice corto, dilatato alla base: unghie piccole, curve ed aguz-
ze; maggiore la media e col margine interno slargato. Le ali son lunghe, acuminate,
han la prima remigante brevissima, la seconda più lunga di ogni altra, La coda tron-
cata componesi di dodici debili timoniere comprese le due medie a freccia piu lunghe.
Le piume soffici, setose, con barbe disciolte, brillano alFocchio, prevalendovi tinte
turchine e verdi che cangiano secondo la diversa inflessione della luce.. Quei Meropi,
quantunque affinissimi aile più normali specie, aventi la coda forcuta e le' ali brevi
e rotondate meritano a parer nostro di andar collocati in un gruppo a parte.
Numerosi, varii, e non ben distinti desiderano una parziale ed attenta Monografia.
Tutti abitano le calde regioni dell’antico continente: volano in branchi a grande al-
tezza, e sempre gridano quando emigrano. Nelle ordinarie loro. stazioni conservano
un volo lento, unito e sostenuto, e si abbassano dalle alte regioni descrivendo larghe
spire verso, terra. Partoriscono lungo i fiumi e vicino, al mare cavandosi per covili
profonde bûche nella rena in guisa di mine quasi orizzontali.. A volo. corne le Ron-
dini ma pur anco a terra industriosamente cibansi volontieri di vespe, di ogni altro
imenottero e maggiormente di api, onde le appellazioni di A p ia s te rMangia Tapi e simili
che si danno al Merope comune. Se rintracciamo gli altri suoi nomi volgari tro-
viamo il Toscano di Gruccionej forse dal camminar suo sgangherato, di Grottajone
dalla forma delle sue tane. 11 romanesco Gravolo* il Pisano Gorgolione sembrano ve-
nirgli dalla sua voce rauca e gutturale. Dicesi pur GolOj Goro, Serena,, Tordo marino
e Barbiglione presso: varie genti.
Il Linneano genere Merops nello stato .attuale della scienza deve essere onnina-
mente innalzato al grado di assoluta famiglia costituita da varii generi che- facean
parte di lu i; della quai famiglia non è luogo questo a trattare le analogie ed il col-
locamento nella gerarchia sistematica. Bastici il rammemorar per ora la più stretta sua
affinité con la famiglia degli AlcedinidiJ e l’osservare che non aborre üiolto da quella
de’ Callicromi ottiinamente stabilita dal Savi pel genere Coracias di Linneo.