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 questa le altre  contrade  d’Europa  hanno  la  Fringilla domestica  del Linneo,  ehe verso  il  
 mezzogiorno si  stende  oltre i Pirenei, ed occupa  tutta la Penisola Iberica;  al  di qua  delle  
 Alpi  giunge  fino  a  Torino,  doye  l’abbiamo  yeduta  quasi  altrettanto  comune  quanto  la  
 cisalpina; ma non inyeste la porzione  centrale  e  inferiore  dell’ Italia.  La  terza  specie  è  
 frequente  nelle Isole  del Mediterraneo;  è stata yeduta  in Egitto,  nell’Affrica  Settentrio-  
 nale,  e per quanto  asseriscono  anche nella  Calabria.  Questa  dal  Temminck fu  chiamata  
 Fringilla  hispaniolensisj  nome  ehe  non  mérita  d’esser  conservato.  Infatti  non  solo  
 quest’ ùccelio non  àbita  nell’isola  di  San Domingo,  ma è  cosa  sommamente  dubbia  ehe  
 yiya  sopra  alcun punto  della stessa  Spagna.  Ci parrebbe adunque miglior consiglio  l ’ab-  
 bandonare  tal  nome,  e  adottare  invece  quello  assai più proprio  di Fringilla Sardoa,  di  
 cui  già trovasi un  cenno nell Ornitologia Toscana  del  Sayi. 
 La Fringilla cisalpina  differisce  dalla Fr. domestica perché il pileo  del maschio  è  d’un  
 color  castagno  intenso nella prima, laddove  è  cinereo nella  seconda:  ambedue  si distin-  
 guono  dalla  hispaniolensis  (o sardoa  che  dir si voglia)  perche  non  hanno  macchie  nere  
 sui fianchi,  nè hanno tutto  il petto nero,  ma la metà superiore  soltanto.  Tutte  tre  s’al-  
 lontanano poi dalla Fr. montana pei costumi,  e  perché  hanno la regione  delle  orecchie  
 bianca senza la macchia nera.  Il Vieillot chiama Fringilla Italiae  la Fringilla  cisalpina,  
 e fra  i segni per cui essa pué  distinguersi dalla domestica  nota il becco  più  grosso e più  
 rigonfio,  le  penne  della  çayezza nere,  le  cuopritrici  maggiori  tinte  all’apice  di colore  
 ferrigno.  Osseryando un buon numéro  d’esemplari  dell’una  e  dell’altra  specie  è  facile  
 accorgersi  ehe queste pretese diyersità non hanno alcun fondamento. 
 Fra le suddivisioni del genere Fringilla  ve n’è una che  dal  Cuvier fu detta Pyrgita,  
 e questa  purchè  sia  mantenuta  dentro i proprj  limiti costituisce  un  gruppo  assai  naturale. 
   Il  Savi l’ha  difinita a  dovere assegnandole il becco  conico,  debolmente rigonfio  alla  
 base, col margine delle mascelle più o meno  arcuato, le penne  della  cavezza ehe ricuo-  
 prono  appena le narici, le basette solide e setolose. Si potrebbe aggiungere l’osservazione  
 ehe le ali piegate  cuoprono soltanto la terza parte  della  coda, e ehe le direttrici medie si  
 testringono notabilmente verso l’apice.  Anche i colori  si  ripetono  con leggiere modifica-  
 zioni  nelle diverse  specie  di questo  gruppo,  e  tendono  sempre  al  bruno  e  al  castagno.  
 Questi Uccelli hanno  il  gozzo  piccolo,  nè  v’introducono il cibo  col  quale  debbono  nu-  
 trire i figli,  e  ehe  consiste  quasi  esciusivamente in Insetti.  Non  conviene comprendere  
 fra le Pyrgitae le specie  dell’America  che  aleuni  hanno  inteso  associarvi,  e  nemmeno  
 la  Fringilla  petronia  come  sogliono  fare  gli  autori Tedeschi,  segnatamente  il  Boie,  il  
 quale  eleyo  il  gruppo Pyrgita  alla  dignité  generica.  Le  quattro  specie  di  Fringillae  
 Europee  qui  sopra  menzionate  spettano  appunto  al  gruppo Pyrgita,  e  fuori  di  queste  
 noi  non  conosciamo  altre  vere  Pyrgitae  oltre  la  Fringilla  arcuata,  Gm.  ossia  Passera  
 del Capo di Buona  Speranza. 
 La  lunghezza totale  della Fringilla cisalpina è  di sei pollici.  La  stesa  d’ali giunge ad  
 otto pollici e noyé linee.  Il  becco  lungo  sei linee  e largo  quattro  alla  base  è d’un nero  
 quasi morato. Pileo e  cervice  d’un bajo-castagno intenso. Una sottile striscia sopracigliare  
 bianca.  Cavezza,  gola,  gozzo  e  parte  media  del  petto  di  color  nero  con  qualche  mi-  
 stura  di  castagno,  e  con  le  penne  del  contomo  di  tutta  la  gran  macchia  nera  orlate  
 di bianco all’apice.  Lati del  collo  candidi senza macchia.  Penne  della  schiena col pogo-  
 nio  estemo  di  color  castagno,  l’interno  nero:  quindi il  dorso  comparisce  bruno-rossastro, 
  segnato  da  macchie  nere  longitudinali.  Tergo,  e  groppone  cinereo-scuri  ombreg-  
 giati  di  fosco.  Parte  inferiore  del  petto  e  del  ventre  d’un  bianco-sudicio.  Fianchi  ce-  
 nerino-grigiastri.  Base  di  tutte  le  descritte  piume  sopra  e  sotto  di  color  piombino.  
 Ali  lunghe  tre  pollici,  che  inentre  sono  piegate  cuoprono  la  terza  parte  della  lunghezza  
 della  coda:  cuopritrici  piccole  di  color  bajo;  cuopritriei medie  nere  alia base,  
 bianche  dal  mezzo in  su,  lo  che  da  luogo alia prima  fascia  alare:  cuopritrici maggiori  
 e  remiganti secondarie nere nel mezzo,  con  un’orlo  largo  color di nocciola,  molto piu  
 chiaro  all’apice  delle  cuopritrici  maggiori,  locche  costituisce  la  seconda  fascia  alare:  
 cuopritrici  inferiori  biancastre.  Bemiganti primarie  fosche  con  un’ orlo sottilissimo  ten-  
 dente al  cannellino  dal lato  esterno,  che non si estende  pero fino all’apice.  Prima  remi-  
 gante  quasi  eguale  alia  quarta,  appena  piu  corta  della  seconda  e  terza,  che  sono  le  
 piu lunghe.  Coda  lunga  due  pollici  e  due  linee,  quasi troncata:  direttrici firuno-fosche  
 orlate  sottilissimamente  di  cinereo-cannellino,  le  intermedie  alquanto  piu  corte  delle  
 altre.  Tarso  lungo  dieci  linee.  Piedi  camicino-foschi:  unghie  cenerognole. 
 Tali  sono  i  colori  del  maschio  in  tempo  di  nozze.  Dopo  la  muta  pero  le  penne  
 baje  castagne  del pileo  e  della  cervice hanno  un’orlo fulvo-cenericcio che  si oblitera poi  
 a  poco  a  poco.  D’invemo  il  becco  b  corneo-scuro  con la base  della  mandibola  gialla-  
 stra.  Le  penne  del  dorso  e  le  scapolari  sono  orlate  di  color  di  nocciola;  e  tutte  le  
 penne  nere  delle  parti anteriori hanno un’ orlo bianco. 
 La femmina,  ch’e  rappresentata  nella  tavola  annessa  al  N.  2,  e  che  non  era  stata  
 effigiata mai fino  ad ora,  somiglia  assaissimo  alia femmina  della Fringilla domestica,  ma  
 ha le tinte universalmente piu  chiare, e la fascia sopracigliare bianca tendente al cannellino. 
   Differisce  dal  proprio maschio pei caratteri seguenti.  Becco  cinereo-comeo  con la  
 mandibola  pallida,  gialla  alia  base.  Pileo  e  cervice  d’un  color  cinereo-terreo  tendente  
 all’olivastro:  guancie e  groppone  di  tinta  cenericcia.  Linea  sopracigliare  e prima  fascia  
 delle  ali  d’un  bianco  ferrigno.  Penne  del  dorso  e scapolari nere  dal  lato  interim,  dal-  
 1’esterno  cinereo-terree  tendenti  al  cannellino.  Tutte  le  parti  inferiori d’un  bianco  ce-  
 nericcio sudicio, piu  dilavato  sull’addome.  Tutte  le  cuopritrici  delle  ali  nerastre  nel  
 mezzo  e bianco ferrigne  nel margine. 
 II giovane nella  sua prima  eta  quasi non si distingue dalla femmina.  Tosto incomin-  
 cia a mostrarsi il nero  della  gola,  che  di mano in mano  s’estende  sul petto. Lindiyiduo  
 effigiato  al numero  3  della tavola qui unita  era fra il primo  e  il secondo  anno  d eta. 
 La  nostra  Passera  b  soggetta  a  varieta  di  tinte,  che  talvolta  si  conservano  per  piu  
 generazioni.  Se ne veggono alcune screziate di colori pallidi,  ed altre bianche  del tutto.  
 Un  nido  che  fu  preso  sulla  Cupola  della  Chiesa  di Canino  conteneva  due  piccini  di  
 piume  cannelline,  con  occhi  cerulei,  uno  dei quali  visse  nella  gabbia  per  cinque  anni  
 senza  cangiar  colore.  Il padre  e  la madre somigliavano  ai figli* Un altra Passera  che uc-  
 cidemmo  col  fucile  era  d’un  bianco  tendente  al  giallastro,  col  dorso le remiganti e  la  
 coda  d’una  tinta  cannellina sordida, il tergo  e  il  groppone  d’un  giallo verdastro. E vero-  
 simile  che  fosse  un’ibrido  della  Passera  Cisalpina  e  di  qualche  Canarino  fuggito  di  
 gabbia. 
 Fra  noi questa  specie si  chiama Passero,  Passero comune,  o  Passera. I  figli ancor te-  
 neri  sono  detti Passerotti.  Le Passere  vivono  costantemente  presso i luoghi  abitati  dal-  
 l’uomo,  e  sembra  che  sieno'sue  compagne inseparabili.  Si  cibano  di semi,  specialmente  
 di  cruelli  dei  cereali,  ed  anche  d’insetti  nel  tempo in cui educano  i figli*  Fra  noi sono 
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