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 (Mot.  erythacus,  L.  Sylv. tithys  dei  modérai).  Troviam  subito  poi  i  Saltimpali  (Saxicola,  
 Bechst.)  vedendo continuamente ,  l’emigratore  Saxicola  rubeeula, Bechst.  e  il  permanente  
 Sax.  rubicola,  del  medesimo.  Nell’ aprile  valicano  a  migliaia  dall’Affrica  sulle nostre  coste  
 le  Vitifloroe,  foriere delle Quaglie insieme alla  Rutidlla phoenicura,  alla  Saxicola rubeeula,  
 a  moite Sylvinoe e ad altri Uccelli, che salgono poi  a  nidificare  sui  nostri monti o spingonsi  
 a  più  boreali  regioni.  La  saporita  Codetta  d’estate  o  Culbianco  ( Vitiflora  oenanthe,  Bp.)  
 di  cni  si  fa  copiosa  caccia  con  archetti  a  riva  del  ma re,  va  dibattendo  la  coda  di  zolla  
 in  zolla  per  apriche  pianure  e  traesi  viaggiando  fino  alla  Groenlandia :  chiusa  si  rimane  
 Per6  aile  tiepide  regioni  d’ltalia  la  Candida  Monachella  (Vitiflora  slapazina,  Bp.)  délia  
 quale  sembra  ornai  fermo  la  pretesa  Saxicola  aurita,  Temm.,  sia  diverso  state  di  
 muda :  quasi  comune  quanto  nella  stessa  Spagna  vaga  sulle  spiagge  ligustiche  e  sici-  
 liane  la  tordiforme  solinga  Vitiflora  leucura,  Bp.  rara  perù  lungo  le  altre  d’ ltalia.  
 Le  forme,  le  abitudini,  il  colore ci  persuadono a qui registrare altri uccelli  posti anch’essi  
 per  la  grandezza  fra  i  Tordi  dai  Sistematici,  ma  che  le  stesse  appellazioni  volgari,  in  
 cio  conformi  a  natura,  ripongono  fra  i  Saxicolini.  Tali  sono  il  Codirosso  maggiore  
 ( Petrocincla  saxatilis,  Vig. )  che  vien  d’ABrica  alla  frescura  dei  nostri  monti ;  e  lo  sta-  
 zionario  Passera  solitario  dei  tetti  (Petrocossyphus  cyanus,  Boie)  cui  fan  pregevole  il  
 mattutino  modulato  canto  e  le  cilestri  piume.  Nei  Musdcapidi  mirabilmente  raccostati  
 ai  Turdidi  dagli  americani  Sylvicolini,  abbiam  solamente  nelT estate  la  Butalis  grisola,  
 Boie;  la  Musdcapa  alricapilla, L.  ( il.  lucluosa  dei  modérai),  con la M.albicollis,  Temm.  
 bene  a  torto  da  alcuni  oltramontani  credute  i  Beceafichi  degT Italiani ;  e  meramente  
 accidental  la  oriental e Erythrostema  jiarva.  Bp.  Ad  essa  Famiglia  meglio  che  ad  altre  
 succédé  quella  degli Ampelididi  si  strettamente  intermedia  ai  Turdidi,  ai Musdcapidi,  ai  
 Lanidi,  ai  Conndi :  vantiamo  perù  una  sola  delle  numerose  sue  Sottofamiglie  rappre-  
 sentata  dall  unico  sericeo  Galletto  di  bosco,  che  ci arriva  a irregoïari remotissimi  periodi  
 in si copiose  torme menzionate dalla storia:  uccello cui va restituito il nome di Ampelis parlas, 
   L.  perocchè  han  ragione  colora  vogliono  conservare  tal  nome  generico  al  Bomby-  
 cilla,  Vieill.  assegnando quel di Cotinga all’Ampelis di quell’autore ;  cambiamento  che pure  
 affetta  le rispettive Sottofamiglie.  Ancbe  la ricca famiglia  dei  Lanidi  non  ha  appo  noi  che  
 le cinque specie delle  crudeli Castriche: la palombina ( Lanius  excubitor, L. )  poco  comune,  
 laCastrica  di  Spagna  ( L. meridimalis,  Temm.)  veramente  rarissima;  la  Castrica  d’ltalia  
 (L. minor,  Gm.)  frequente  non  men  della  piccola (L. collurio,  L.)  e di quella col  capo  rosso  
 (L.rufus,  Br.non L.);  tutte  compagne  di  viaggio  delle  Sassicole  e  delle  Quaglie. 
 Entrando  nella famiglia dei Corvidi  incontriam  primi  i  Garrulini  che  ci  dan solo due  
 specie,  la  Ghiandaia  o  Pica  ( Garrulus glandarius, Briss. )  e la Gazza (Pica  caudala, Ray),  
 ltalia  degli  altri  tre  europei  non  potendo  avéré  T artico  Perisoreus  infaustus,  Bp.,  nè  
 mai  vedendo  il  quasi  esclusivamente  asiatico  Garrulus  alrwapillus,  Geoffr.  ( melanoce-  
 phalus,  Gêné),  nè  ia  elegante  Pica  cyanea,  Wagler,  di  Spagna,  quantunque  ritrovisi,  
 seppur  la  stessa,  in  regioni  orientali.  E  dei  Corvini,  stanzia  sui  monti  il  coraggioso  
 Corvo  impériale  ( Corvus  corax,  L. ) :  la  Cornacchia  o  Cornacchia  bigia,  Corvo  palom-  
 bino  o  Mulacchia  ( Corvus  cornix,  L. )  abbonda  nei  nostri  piani  in  tutte  le  stagioni  spol-  
 pando  carogne  ad  altri  animali  contese :  e  solo  in  numéro  le  cede  la occidental  Cornac-  
 chia  nera  ( Corvus  corom,  La th,  ma  non  L.  ch’ è  invece  il  seguente ) :  T accortissimo  
 Corvo  (  Corvus  frugilegus,  L. )  nell’ inverno  scende  ad  annerare  larghe  campdgne  
 per  ove,  schifando  cadaveri,  diserta  la  gittata  sementa  ficcando  il  becco  sotterra  ,  
 onde  T abrasione  delle  caratteristiche  setole.  La  Monacchia  ( Corvus  monedula,  L. )  fa  
 nereggianti,  soprattutto  in  Borna  le  cime  delle  torri  e  dei  più  alti  alberi  delle  ville. 
 Dei  due  montanari  Gracchi,  consanguinei  del  Merlo,  il  Fregilus  graculus,  Cuv.,  è  con-  
 finato sulle più erte vette alpine,  e  T educabilissimo  Pyrrhocorax  alpinus, Vieill.  non disde-  
 gna  le  meno  ardue  appennine.  Soltanto  accidentale  al  di  qua  delle  AIpi  è  la  rampicante  
 Nocciuolaia  ( Nudfraga  caryocatactes,  Briss. )  la  cui  forte  analogia  con  le  Sittoe  è  per  
 taluni  decisa  affinité.  Gli  Sturnini  che  non  possono  staccarsi  dai  Corvidi  corne  Famiglia  
 non  più  che  i  Sylvini  dai  Turdidi,  ei  danno  lo  splendido  Storno-marino  ( Acridotheres  
 roseus,  Ranz. )  ehe  da’ suoi  orientali  abituri  stende  avventizio  a  rernoti  periodi  in  ltalia  
 i  suoi  più  o  men  numerosi  branchi :  lo  Storno  (Sturms  vulgaris,  L.)  passando in ottobre  
 a  schiera  larga  e  piena,  si  prende  copiosamente  con  reti  nelle  pianure  a  richiamo  di  
 azzichi  vivi  e  posticci,  di  Corvi,  di  Palombelle,  e  soprattutto  di  armenti ;  col  fucile  ap-  
 postasi  pei  cannicci  e  pei  vetriciai  quando  si appollaiano  a  sera :  lo Storno nero (Slurnus  
 umcolor,  Marm.)  sta  permanente  nelle  tre  maggiori  isole  italiane. 
 Per  mezzo  degl’ Iclerini  che  son  tuttavia  Corvidi,  e  dei  Ploceini,  che  già'son  Frin-  
 gillidi,  si  ravvicinano  benissimo  queste  due  apparentemente  disgiunte  famiglie.  Negli  
 Emberizini  abbiamo  i  due  Plectrophanes  ehe  per  l’unghia  dritta  e  prolungata  si  strin-  
 gerebbero  agli Alaudidi,  il  PI. nivalis  raro  sugli  alti monti  nei  verno,  e  il  PI.  lapponkus  
 meramente accidentale. La Emberiza schoeniclus,  L.,  e  la  Emb. pyrrhuloides, Pu\\.  trovansi  
 per le  paludi ;  la  Emb. cæsia viene accidentalmente  dall’ oriente,  e si è cùlta  frammista  agli  
 Ortolani  (Emb. hortulanus, L. ),  i  quali  impinguansi  nelle  ucceiliere  a  bella  posta  giorno  
 e  notte  illuminate:  comune  è  la  vernal  Zivola  matta  (Emb.  cia,  L.);  abbiamo  altresi  la  
 Emb.  durazzi,  Bp.  e  secondo  questo  sottile  investigatore  varie  specie confusevi,  la  Emb.  
 ruslica,  Pali, vien  soltanto  fortuita;  la  comunissima Pagliereccia  o Zivolo (Emb. cirlus,  L.)  
 è  permanente  e  sparsa;  e  la Sermolla (Emb. dtrinella, L.)  rara,  e nell’ ltalia  méridionale  
 confinata  sulle  alture.  Lo  Strillozzo  ( Cymhramus  miliarius,  Bp. )  tornato  dalTAffrica  nidifies  
 nei  nostri  piani  ove  d’agosto  già  si pigliano  in  copia  i  figliuolini,  tanto  piu  graditi  
 quanto  rara  è  la  caceiagione  in  quel  tempo.  Se  oltre  questi  nominati,  altri  Emberizini  
 s’ incontrino  possono  veramente  dirsi  più  ehe  molto  accidental!'. 
 Prendiamo  ad enumerare i Fringillini  dalla  orientale Euspiza melanocephala, Bp.,  che  
 s’ affaccia  sui  confine  del  Quarnaro,  spargesi per llliria,  e  sviatamente  attraversa  talvolta  
 lino  a  Liguria ;  uccello  tolto  aile  Emberizoe  e  forse  da  collocare  fra  i  Ploceini,  se troppo  
 bene  non  si  legasse  ad  alcuni  gruppetti  americani.  Via  tacendo  di  questi,  nominiamo  il  
 Fringuello  alpino  (Montifringilla  nivalis, Brehm )  che indura  si  tenacemente  a  quei  rigidi  
 geli.  Nè  si  confonds  con  esso  il  Fringuello  montanaro  (Fringilla  montifringilla,  L.)-  che  
 tanto  meno  résisté  al  freddo,  lasciando  perù  tardi  i  monti  ove  ha  nidificato;  ond’è  raro  
 nelle  cacce  romane,  abbondantissimo  in  quelle  di  Lombardia,  ove  chiamasi  Peppola.  
 Chi  non  conosce  il  comune  Fringuello  (Fringilla  coelebs,  L.  )?  Non  gli  è'  risparmiata  
 maniera  di  tender  pania  o  rete :  alberetti,  roccolo,  paretaio,  fraschetta,  sono  le  cacce  
 dell’ ottobre :  nelT inverno  se  ne  fanno prese non meno rieche all’ aretaio allettati  dall’ esca,  
 e  lungo  i  fossi  e  i  ruscelli  impaniandone  le  rive  quando  spira  tramontana :  sulle  fredde  
 sere  invernali  al  rientro  pataloccândo  per  boschi  colla  Civetta  assai  più  dilettevolmente,  
 poichè  richiamati  dal  loro  strepitoso  squinquillo danno pure nei  visco Piche, Tordi,  Merle  
 e  ogni piccolo uccello:  nella  notte se ne prendono pure col  Diavolacdo o Diluvio, comecchè  
 la  maggior  somma  di  questa  caccia  compongasi  delle  Passere.  Il  sericeo Frosone  ( Cocco-  
 thraustes  vulgaris,  Br.)  dai  temuto  becco, ma cosl dimestichevole che rendutagli la liberté  
 torna  alla  gabbia  prigioniero  spontaneo.  Della  Passera  (Pyrgita,  Cuv.,  Passer,  Briss.)  
 abbiamo  in  ltalia  le  quattro  specie  europee;  la  comune  salacissima  Pyrgita  italien,  Cuv.,  
 o dsalpina, Temm., si largamente sparsa per ogni nostra campagna e citté, sempre d’intorno  
 ai  fissati  alberghi  dell’ uorao  modificando  costumi  secondo luoghi ; la fortuita oltramontana