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 parti,  e  l ’animale  assume  un’ aspetto  poco  dissimile  da  quello  dell’ adulto  in  abito  au-  
 tunnale.  Questo  è lo  stato  nel quale l’abbiamo fatto  ritrarre  sotto  il  N.° 3  dell’annessa  
 tavola. 
 Soggiorna  costantemente  in luoghi palustri, trattenendosi a beccare il cibo sul fondo  
 pantanoso  che  cinge  gli  stagni,  e  raccogliendo  il  volo  sulle  cannucce  e  altre  piante  
 acquaticbe.  Non  si  mostra  mai  nei  macchioni,  o  sul  terreno  asciutto  dei  prati  come  
 fa  YE.  schoeniclusj  nè  i  suoi  branchi  s’accomunano  con  quelli  della  medesima.  Le  sue  
 migrazioni  sono  assai  limitate,  e  popola  le  nostre  paludi  anche  alla  fin  dell’ inverno,  
 epoca  in  cui  YE.  schceniclus non  vi  si  trova  affatto.  Ha  una  voce  simile  a  quell a  dei  
 ranocchi,  ma  meno  stridula  e più  sonora.  La  sua carne  è  assai men buona  a mangiare  
 di quella  dello  schoeniclus  ed ha un   odor di formiche.  Pone il nido  d’estate  sui  grandi  
 ammassi  di  canne  sparsi per le paludi,  e lo  costruisce  assai  voluminoso  e  capace  ado-  
 perando  foglie  di carici  e  di quadrelli mezzo marcite, e  quindi flessibili e molli. Le uova  
 che vi  depone  sono  d’ordinario  in  numéro  di cinque  d’un bianco sudicio  spruzzato  di  
 fosco. 
 All’ epoca  in  cui  divulgo la sua  Ornitologia il  Professor  Savi non  era stato  osservato  
 ancora  il  nido  or  descritto.  Avendolo  trovato  egli  stesso  posteriormente,  s’ è  compiac-  
 ciuto permettere  che  la  nostra  tavola  fosse  ornata  d’un  suo  disegno.  Esso  è  tratto  da  
 un ’ esemplare  di  cui  il  benemerito  Professore  ha  arricchito  il  bel  Museo  di Pisa,  che  
 ai dotti studj  e  allé  indefesse  cure  di  lui  deve  tanta  parte di  lustro. 
 A sinistra presso la  figura  dell’uccello  adulto abbiamo fatto rappresentare il  contorno  
 del  becco  delY Emberiza schamichcsj acciô  si  vegga  più  chiaramente  quanto  se ne  allon-  
 tani  quello  della paluslris. 
 II  Savi  si mostra inclinato  a  costituire  u n   genere  a  parte  per  la  sua  specie  fondan-  
 dosi principalmente sulla  diversité  della  figura  del  becco.  In  questo  particolare  dissen-  
 tiamo  da  lui ;  anzi ci sembra  che  quand’ anche  nel  nostro  genere Emberiza  si  volessero  
 introduire ulteriori  suddivisioni, le due specie  di cui  si  tratta,  per  l’intima  affinité  che  
 le  collega doyrebbero tuttavia restar  congiunte  in  un gruppo medesimo.