dissima varietà d’ aspetti e di forme che ci presentano le diverse razze di pecore delle
greggi accolte nelle varie parti del globo, e questo puô farci presumere immenso l’ef-
fetto d’una soggezione protratta per più e più secoli, talchè non sembri ripugnante l’am-
mettere che il ceppo della pecora addomesticata e dégénéré sia da rinvenire in una o
nell’altra delle specie selvagge or ora dette, oppure in più d’una delle medesime al tempo
stesso. Favorevole a questa conclusione potrebbe sembrare la fecondità dei figli che
nascono dall’ unione di siffatti animali selvaggi con la pecora, lo che è certo relativa-
mente alia specie d’Europa e a quella dell’Asia, e per analogia si presume delle al-
tre. Ma questo sperimento comunque verificato non basta, perché sappiamo pure che
sono fecondi i figli nati dal becco e dalla pecora, e per -quanto vogliamo tener come af-
fini questi due ultimi animali mai non saremo per concedere che sieno là cosa stessa.
Del resto gl* ibridi ora accennati dopo poche generazioni successive tornano a rivestire
le forme e l ’aspetto del padre o della madre.
Ora siccome non sarebbe possibile il dar prove dirette o concludenti della prove-
nienza della pecora da alcuna delle specie selvagge conosciute, nulla si potrebbe objet-
tare ragionevolmente a chi preferisse riguardare come estinto il ceppo primitivo del-
l ’animal domestiop ; e la nptoria sua incapacità di difendersi potrebbe contribute a dare
a questa opinione qualche grado di verosimiglianza. Ma il massimo numéro degli autori
che hanno scritto di questo argoinento incominciando dai più antichi non si soddisfa di
tale spiegazione, riconosce nel domestico un’ animale in tutto degenerato, e gli dà per
ceppo il Muffione ( Capra Musmon^ Fisch. ) che vive tutt’ ora libero nelle parti meridio-
nali dell’Europa, e il quale fra tutti i selvaggi è quello che dal domestico meno si scosta.
Se tanto vorremo concedere non avremo poi ragioni fondate da opporre a coloro che in
concorso col Muffione pretenderanno ammettere nella ricercata genealogia 1’Argali ( Capra
Ammon j Fisch.) il quale s’incontra nella Siberia e nella Tartaria, e che Linneo
confondeva col Muffione stesso sotto il nome d’ Ovis Ammon. Forse nei tempi più re-
moti e il Muffione e l’Argali occupavano una superficie assai maggiore di quella in cui
a giorni nostri son confinati ; sempre è vero pero che i paesi in cui oggi si trovano
stanno presso a poco ad ugual distanza da quelle regioni dell’Asia occidentale , che i
monumenti storici più venerandi additano come la culla della civiltà umana, e come
la prima sede della pastorizia, dell’agricoltura, delle arti industri. La Capra Tragela-
phus [Ovis TragélaphuSj Geoffr.), che vive sulle montagne dell’Affrica, sembra troppo
differente dalla pecora pei caratteri esterai perché si possa accogliere facilmente essa
pure fra gli ascendenti della medesima : altrettanto deve dirsi dell’ Ovis ornata3 Geoffr.
abitatrice parimente dell’Affrica, anzi secondo ogni apparenza questa non differisce di
specie dalla C. Tragelaphus. Quanto alia Capra montana, Fisch. che occupa i monti
dell’ America settentrionale, per questa sola circostanza è manifesto ch’ è fuori di
discussione.
II miglior parti to che possa prendere il Zoologo descrittore per non pregiudicare in-
discretamente una quistione insolubile, si è di separare affatto la storia della Pecora
domestica ( Capra Aries^ 111. ) da quella di ciascuna delle specie selvagge ad essa affini.
Una sola di queste spetta aile Isole Italiche, e percio le diam luogo nella presente col-
lezione. Prima pero d’accingerci a descriverla ci conviene tener discorso del genere in
cui è compresa, e del posto che compete a questo nel general Sistema dei Mammiferi.
Gli animali che compongono 1’ Ordine Pecoraj ch’ è quanto dire i Mammiferi ungulati
ruminanti, sono collegàti fra loro da relazioni cosi strette, che qualunque sia stata
la stranezza dei sistemi inventati dai Zoologi, da ognuno sono stati riguardati concorde-
mente come costituenti un tutto compatto : e quasi potrebbe dirsi che formano un solo
gran genere. Oltre le unghie zoccoliformi che ricuoprono le ultime falangi delle dila, la
mancanza delle clavicole, e 1’ antibraccio sempre prono ( caratteri comuni anche all’Ordine
Belluoe), le condizioni aile quali si riconosce l’Ordine Pecora sono: Quattro sto-
machi : rare volte tre sorte di denti: piedi didattili con due zoccoli: ossa del mela-
carpo e del metatarso riunite.
Meno l’epoca della lattazione nutronsi d’erbe soltanto gli animali compresi in quest’ordine,
e sono i soli che godano della singolar facoltà di ruminare, cioè di far ri-
salire nella bocca il cibo solido già ingojato e che ha fatto soggiorno per qualche tempo
nel primo dei lor quattro stomachi, fargli subire una seconda masticazione, e quindi
inghiottirlo di nuovo spingendolo nel jsecondo stomaco, e successivamente nel terzo e
nel quarto per compirvi l’opéra della digestione. Nel massimo numéro manca di denti
incisivi la mascella di sopra; quella di sotto ne ha sei, oppure otto, larghi e taglienti.
I canini mancano quasi sempre e fëopra e sotto. I molari, al solito in numéro di sei per
parte e per mascella, hanno sulla caréna una mezza luna doppia in rilievo, la cui con-
vessità guarda verso l’interno nei superiori, verso l’esterno negl’ inferiori. Le mam-
melle sono sempre inguinali, in numéro di due o di quattro. In alcuni generi i piedi di
dietro sono forniti posteriormente di due picciole unghie sollevate dai piano del suolo,
che chiamansi unghie succenturiate. Poco atti ad offendere con le unghie, e meno coi
denti, i Mammiferi dei quali parliamo hanno avuto dalla natura armi ad essi esclusiva-
mente proprie, quali sono le corna, consistenti in prolungamenti dell’osso frontale. Tali
armi poi mancano nei generi meglio forniti di denti, ed anche in molti di quelli che le
hanno ne sono prive e debolmente provviste le femmine. Tutti sono poligami, assai limi-
tati Dell’intelligenza, ed hanno l ’istinto di riunirsi a torme. La lor carne serve di cibo
ail’ uomo, che avendone assoggettati parecchi al suo dominio ne trae immensi vantaggi.
Quattro famiglie restano comprese in quest’Ordine, e sono Bovidae_, Camelopardali-
daej Cervidaej e Camelidae. I Bovidi sono caratterizzati dalla mancanza dei denti canini
e degl’incisivi superiori, e dalle corna permanenti, per lo più comuni ad ambedue i
sessi, composte internamente d’un nucleo osseo, ed esternamente d ’un astuccio di so-
stanza elastica. La famiglia Camelopardalidae si discosta dalla precedente perché in essa
le corna permanenti comuni ad ambedue i sessi, brevi e semplici, sono solide e coperte
da una pelle vellutata. I Cervidi non hanno canini nella mascella di sotto, ma talvolta
ne han due in quella di sopra ; mancano degl’ incisivi superiori, e ne hanno otto inferiori;
sono forniti (i maschi per lo più, di rado le femmine) di corna solide, ramose,
caduche, pedunculate, coperte almeno temporaneamente da una pelle vellutata. I Came-
lidi finalmente hanno denti canini di sopra e di sotto, due incisivi superiori e sei inferiori,
e mancano affatto di corna. Questa famiglia per un’afïïnità non equivoca che ha con
gli Equidi stabilisée il nesso con l’Ordine Belluae in cui questi ultimi restano compresi.
Se sono stretti i legami che connettono gli estremi dell’ Ordine intiero, non deve recar
meraviglia che ancora più intimi sieno quelli che connettono le sue parti minori.
La famiglia Bov idaecui spetta la Capra MusmoUj e alla quale dohbiamo percié rivol-
gere l’attenzione, si fa suddividere a stento in generi, ed è anche più difficile il distri-
buir questi in sottofamiglie ben definite. Alcuni hanno creduto che l’esser il nucleo
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