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 regione  abbonda siffattamente  che il viaggiatore  Ali  Bey el Abassi  riferisce  esservi  luo-  
 ghi ove puo uccidersi a  colpi di bastone. Questa  e  la Pernice  cui  fa allusione la Bibbia,  
 e  della  quale  parlano  Aristotele  e  gli  altri  scrittori  della  Grecia. 
 Le  tre  specie finora mentovate a  differenza  della  Starna  (Perdix cinerecij Briss.)  uc-  
 cello  nostrale spettante  del pari  al  sottogenere Perdix,  il  quale non  isdegna  di soggior-  
 nare  nei  colli  poco  elevati  ed  in prossimita dei  colti, vivono in localita  elevatissime,  in  
 campi  scarsamente vestiti d’erba,  aspri, pietrosi,  vicini ai  dirupi,  affatto  remoti dall’abi-  
 tato.  La Perdix  Graeca piu  ancora  delle  altre  si  diletta  delle eminenze alpestri contigue 
 0  superiori  al  limite  della  vegetazione  degli  alberi.  Solo  la  penuria  del  cibo  puo  in-  
 durre  questi  uccelli a  cambiare  di  stazione,  ma  cio  non  sogliono  fare  periodicamente,  
 preferendo  rimanersi  di  continuo  nel  territorio  che  gli  ba  veduti  nascere.  Si  posano  
 sul  terreno  e  sui sassi,  corrono  con  celerita  grandissima,  hanno  un  volo  greve  e  stre-  
 pitosissimo.  Sono  selvatici  e  diffidenti  in  sommo  grado.  Si  cibano  di  semi  di  cereali,  
 di  bacclie,  di  larve  d’insetti,  di  chiocciole,  e  sono  ghiotti  sopratutto  delle  uoya  delle  
 formiche.  In  inverno  mangiano  altresi  l’erba  fresca,  i  germogli  e  le  gemme  di  varie  
 piante  legnose. 
 Vivono a coppie,  anzi il maschio  suol  rimanere  unito  alia  sua  compagna  per  tutta  
 la  v ita :  quindi  quest’ uccello  assai  piu  della Tortora voluttuosa  meriterebbe  essere  as-  
 sunto come  simbolo  della  fedelta  conjugale,  e  con ragione i  Sacerdoti Egiziani rappre-  
 sentavano  la  concordia  domestica  sotto  la  figura  d’una  coppia  di  Pernici  intente  a  
 covare. Vanno  in  amore  di Maggio,  Giugno,  o Luglio  secondo la  temperatura  della sta-  
 gioue,  e  fanno  una sola  covata  per  anno.  Fra  le  radici  degli  alberi,  sopra  gli  ammassi  
 isolati  di pietre,  nel  musco  cbe  ricuopre  le  roccie,  depongono le loro uova,  il  cui nu-  
 mero  ascende a  dodici o vend.  Queste  sono  d u n   bianco  giallognolo  con maccbie  poco  
 distinte  giallo-baje.  Cova  la  sola  femmina,  ma  il  maschio  si  slontana  di  poco,  e  invi-  
 gila  sulle  uova  quando  la  compagna  e  costretta  ad  andare  in  cerca  di  cibo.  L’uno-e  
 la ltra  ricovrano  i  figliuolini  sotto  le  loro  ali,  e  forse  il  maschio  piu  premurosamente  
 ancora  della femmina.  I  figli corrooo rapidamente  appena  usciti dall’uovo.  Quando  la  
 famigliuola  e gia  impennata,  il maschio l’awerte  del  pericolo  co’ gridi e prende  il  volo  
 innanzi  agli  altri  per  condurre  tutti  in  sicuro.  Cosi  le  [Pernici  si  veggono  volare  a  
 tonne  poco  numerose,  le  quali  posandosi  in  terra  sogliono  restringersi  in  uno  spazio  
 assai  angusto.  Ordinariamente  la  covata  rimane  unita per tutto il  corso  dell’ anno, e  si  
 scioglie  soltanto  in  Primavera,  tempo  nel  quale  nuovamente  le  Pernici  s’  uniscono  a  
 coppie per attendere ai loro amori. Questa  e un’ epoca  d’acerrimi  combattimenti  dati dai  
 maschi  scapoli,  vogliosi di conquistare  con  atti  di  coraggio  la  compagna  della  loro  vita. 
 Cantano  le  Pernici  con  voce  poco  sonora  alio  spuntare e al tramontare  del giorno,  
 «  cosi  somministrano  un  segnale  utilissimo  al  cacciatore  che  avidamente  le  cerca.  Es-  
 sendo sorprese  all’aperto hanno  l ’istinto di dirigere  tosto  il volo  alle  parti piu  dirupate  
 del  monte,  e  quindi  slanciarsi  con  impeto  verso  il  profondo  dei precipizj  per  percor-  
 rere  d’ un  tratto solo tanta via che  basti  a  soltrarle  ai pericolo  d’esser raggiunte. Quando  
 sono  colte  ne’luoghi vestiti  d’alberi  cercano  sicurezza  verso la macchia piu forte.  Difficile  
 pertanto e  faticosa  e  la  caccia  di  questi  uccelli  col  fucile,  e  di  poca  utility  riesce 
 1  ajuto  dei  cani.  Sui monti  dell’Abruzzo,  delle Marche  ed altrove  e  in uso un modo  di  
 caccia se non altrettanto  nobile,  di gran lunga piu  coinodo  e piu  sicuro.  Fra  le  schegge 
 di  pietra  calcare  disseminate  per  quegli  alpestri  campi si  scelgono  le  piu larghe  e piu  
 piatte.  Sollevata  ognuna  di  queste  da un’ estremita  si  puntella  con  un  pezzo  di  le°no  
 con un sasso  bislungo  collocato  in guisa  che  sfugga  al piu picciol’urto,  e  lasci  ricadere  
 la  pietra  al  suo  pOsto in  forza  del  proprio  peso.  Si  sparge  poi  un pugno  di frumento  
 nello  spazio  insidiato.  Accorre  la Pernice  allettata  dall’esca,  s’insinua  in  quella  stretta  
 apertura,  e men tre  fa  forza per  beccare  i granellini piu  riposti,  le  cade  addosso  l’enor-  
 me  peso  e  la  schiaccia.  Se  pero  il  tratto  sottoposto  alia  pietra  e  stato  opportunamente  
 scavato  nel mezzo,  come  suol farsi,  e se il  cacciatore  e pronto  ad accorrere,  l ’animale si  
 prende  vivo.  Presso  1’ orlo  estremo  dei  boschi  di  faggi  se  ne fa  pure la caccia  con  reti  
 basse tese verticalmente,  giovandosi della  lunga  corsa  a  fior  di terra,  che  sono  soliti  di  
 far  questi  uccelli  allorche  spaventati prendono il  volo.  Conviene che le reti sieno dop-  
 pie  e  disposte  con  l ’arte  solita  usarsi  in  casi  consimili:  al  di  fuori  deve  stare  quella  a  
 maglie  larghe in  guisa  da poter ricevere  la  porzione  di  rete  a maglie  fitte  in  cui  s’im-  
 batte  la  Pernice,  accio  formandosi  della  seconda  una  specie  di  borsa  nell’alto  che ri-  
 ceve l’urto,  resti impedito lo  scampo alia preda. 
 La  Perdix Graeca b lunga  quattordici pollici e mezzo,  ed ha ventitre pollici di stesa  
 d’ali. Il suo becco  e lungo  dieci  linee, alto  alia base cinque linee,  tutto  color di  corallo,  
 com’ e pure  il  contorno nudo  degli occhi II  di sopra  del  capo,  il  dorso,  il petto,  il  grop-  
 pone,  le  cuopritrici  superiori  delle  ali  e  della  coda  hanno  una  tinta  cenerino-celeste-  
 gnola  con  qualche  sfumatura  di  palombino  sul  lembo  delle  penne,  massimamente  di  
 quelle  del  dorso.  Capestro  nero:  guance,  gola  e parte  superiore  del  gozzo  bianche  cir-  
 coscritte  da  una fascia  nera larga piu  di tre  linee,  che partendo dai lati  del  becco passa  
 al  di la  degli occhi,  prende la  direzione  della nuca,  quindi  si  torce  all’ingiu  ed investe  
 la  parte inferiore  del  gozzo.  I  due lati  del  pileo  lungo  la  fascia  nera  hanno  un  lembo  
 biancastro.  Il ventre, il sottocoda  e  le gambe sono  d’un  color cannellino  dilavato,  con la  
 base di tutte le piume piombina. Le penne  dei fianchi sono  cenerino-celestognole, con tre  
 fasce trasverse,  la prima  nera strettissima,  la  seconda  assai larga  bianca,  e  d’un  bianco  
 piu  o meno  tendente  al cannellino  nelle  parti  posteriori;  la  terza  mediocremente  larga  
 nera,  sfumata piu  o meno  sensibilmente  di color  di  castagno  chiaro  verso l ’apice  della  
 penna. Le  ali sono  lunghe  sei  pollici  e  mezzo:  le  cuopritrici  inferiori hanno  una tinta  
 cinerea  chiaxa.  Le  remiganti  primarie  sono  nerastre  con  lo  stelo  biancastro  e  il  mar-  
 gine  esterno  verso  1’ apice  bianco-cannellino:  le  remiganti  secondarie  sono  cinereo-  
 fosche  col margine esteriore  piu largo e piu languido  che nelle primarie:  le  terziarie  del  
 color  del  dorso.  La  coda e lunga  poco piu  di tre pollici:  le  direttrici  hanno il  color del  
 dorso  e,  coll’ eccezione  delle  quattro  di mezzo  che  sono  piu  brevi  delle  contigue,  sono  
 tinte  di color  castagno-rugginoso  dalla  meta all’apice.  I  piedi  sono  rossi:  le  unghie  nerastre  
 :  il tarso ha  quasi  due pollici  di lunghezza. 
 La  femmina  e  poco  piu  picciola  del  maschio,  ha  i  colori  alquanto piu  languidi  e  
 sordidi,  e  manca,  come  gia  s’fc  avvertito,  del  tubercolo  che  nei maschi  tien  luogo  di  
 sprone alle  zampe. 
 La  carne  di  questa specie  di Pernice  non  abbisogna  d’elogi ed b riputata  superiore  
 anche  a  quella  della  P. rubra.  Non mancano pero intendenti di queste materie  i  quali  
 opinano  che  la  sola  rarita  renda  queste  due  piu  stimate  della  Starna. 
 Carior  est  Perdis,  sic  sapit  ilia  magis.