rabile nell’ evitare i pericoli sono qualité comuni al genere intiero dei Cervi. La caccia
che si fa di questi animali con cani da giugnere esige tanto sforzo di gagliardia e di
destrezza, tanta sontuosità d’apparecchi, è accompagnata da tanta ansietà, da cosi varj
accidenti, che presso coloro che si dilettano di tal genere d’esercizj tiene il grado più
elevato e più nobile per universale consentimento. Se fra i Cervi che possono cacciarsi
in Europa e nella stessa nostra penisola il Cervo comune, Cervus Elaphus^ L. è in più
alto pregio perché più animoso e dotato di maggior lena, il Daino se lo lascia indietro
di lungo tratto per la bontà della carne, che alcuni giungono ad anteporre a quella
d’ogni altro quadrupède conosciuto. Non è adunque strano, che fin da più secoli indietro
con enormi dispendii sieno stati popolati di Daini i parchi de’ricchi per tutta l’Europa.
Ma quai* è poi la vera patria di questo quadrupède? Se consultiamo gli autori di
Storia naturale, troviamo che i più Than descritto sopra esemplari veduti nello stato
quasi domestico, aggiungendo ch’è nativo delTEuropa, senza affidarsi a dir d’alcuna
regîone in particolare. Da qualcheduno vien citata la Germania, la Lituania, la Scandinavia,
P Inghilterra, la Francia, P Italia settentrionale; ma questi sono in errore, perché
oggi almeno i Daini non si trovano spontanei in questi luoghi, e solo ha potuto in-
contrarsi ail’ aperto qualche individuo sfùggito dalle angustie del chiuso, non mai un
numéro tale da far credere che ce ne sieno torme, come si dovrebbero vedere se codesti
animali fossero indigeni. Forse in altri tempi le condizioni erano diverse delle attuali,
del che non abbiamo certezza alcuna. Il Cuvier si contenta di stabilire corne sede origi-
naria della specie i monti delPAfrica settentrionale, ed è certo che ivi essa vive in istato
di liberté; né in quelle terre son parchi signorili da cui abbia potuto sottrarsi. Senza
uscirpero dall’Europa,e senza andare a rintracciare il Daino nell’Abissinia, nella Persia,
nella Cina, come pure ban fatto taluni, abbiamo un isola italiana del mediterraneo in cui
vive selvaggio, ed è sparso in copia taie che se ne uccidono da tre inila all’ anno. Questa
è la Sardegna: e fa meraviglia che tal notizia data dal Cetti a chiare parole sia stata tra-
scurata universalmente dai Zoologi, e che il recaria in mezzo di bel nuovo oggi vaglia
poco meno che divulgare cosa non mai saputa. Dalle informazioni che abbiamo rac-
colte sembra che la vicina Corsica non accolga lo stesso animale. Y’è chi ha parlato
d’un Daino nativo dei monti della Spagna, terra che offre tante produzioni naturali comuni
alla Barberia e aile Isole del mediterraneo: ma vengono assegnati a quel Daino
di Spagna alcuni caratteri, che non si confanno per intero con quelli del nostro Daino,
e finchè non sarà studiata meglio la Storia degli animali della penisola Iberica, restera
dubbioso se il Daino sardo e lo spagnuolo debbano tenersi come appartenenti a specie
distinte, oppure corne varietà d’ una specie sola.
Per arriechire questa Iconografia della figura di cosi elegante e curioso quadrupède
abbiamo avuto cura di far ritrarre si il maschio come la femmina sopra due esemplari
provenienti direttamente dalla Sardegna, e che oggi si conservano vivi negli orti pontifie
j del Yaticano.
Nella famiglia Cervidaej ch’ è per noi la terza dell’Ordine Pecoraj comprendiamo
ad esempio dell’ llliger i due generi Cervus e Moschus. Ad altri piace riunire il
Moschus ai Camelli; a noi sembra che Moschus e Cervus presentino tanti punti di so-
miglianza che non possan venire disgiunti senza che si spezzino le affinità naturali. Le
differenze che passano fra i due generi si riducono a questo, che nel Cervus i maschi
sono- armait <$I corna solide, quasi sempre ramose, coperte da una pelFe- vellutata, stipi-
tate, soggette a cadere d’anno in anno, delle quali (salvo un’eccezion sola) sono prive
le feminine ; mancano i denti canini nell’ una e nell’ altra mascella, pure in alcune specie
quella di sopra ne ha due picciolissimi ; inanca la fibula, come su ole net ruminanti;
esistono per lo più i seni lagrimali ; le mammelle sono inguinali in numero di quattro :
nel Moschus invece mancano costantemente le corna si nell’ uno come nell’altro sesso;
la mascella di sopra porta due canini lunghi e sporgenti fuori della bocca ; esiste la fibula
sebbenc sottilissiirea ; mancano i sent lagrimali ; v ’ banno due sole mammelle inguinali.
Del resto identité perfetta di struttura,. analogia di caratteri morali, e tanta
somiglianza d’aspetto che a prima giunta si prenderebbe un Moschus per la femmina
d’un Cervo. Volentieri ammettéremmo- ehe in vista delle diversité qui sopra enumerate
e soprattutto perché il Moschus è il solo esempio di ruminante fornito di fibula, la famiglia
Cervidae venisse suddivisa in due sotto-famiglie da dirsi Cervina e Moschina ; ma
tale sminuzzamento potré sembrare superduo-, quando si consider! che si 1’uno come
1’altro gruppo verrebbe a eontare un genere solo.
II capo dei ruminanti compresi nel genere Cervus è bislungo, mediocremente grande,
per lo più terminato da u n muso rigpnfio : gli ocehi sono grandetti, allungati tra-
sversalmente, e spesso hauno i seni lagrimali: le orecchiette sono grandi, semplici,
erette, acute: la lingua molle: niun dente ineisivo ha la mascella superior©; otto ne
ha 1’ inferiore : niun canino in questa, niuno o di rado- due picciolissimi sono piantati
in quella,. compressi ed arcuati : dodiei molari di sopra, altrettanti di sotto : collo mediocre:
tronco snello: arti lunghetti, sottili, ma nerboruti: unghioni, quando vi sieno,
brevi :. niuna vescica del fiele r pelame arido, breve, rigido, quasi fragile. Ma i caratteri
più notabili, anzi proprj esclusivamente del genere fra tutti gli esseri animati, sono
quelli che presentano le corna- Alle particularité ehe: gié abbiamo- avuto occasiOne di
mentovare aggiungeremo che lo stipite persistente su cui respettivamente son pian-
tate ha 1’orlo rilevato bernoccoluto, che la lor sostanza è ossea, durissima, priva di pori
©. seni nella maturité, tuttochè sia molle e ricca di vasi sanguigni nelle corna recente-
mente formate, talché offèse che sieno ne sgorga il sangue. Le ricuopre da prima una
pelle vellutata analoga a quella che veste il capo: questa poi, awanzandosi la stagiooe, si
distende, s’inaridisce-, mentre si vanno obliterando i vasi che la percorrono, si fende e
cade. Le corna stesse cadono dopo qualche altro tempo staccandosi dai loro gainbi o
stipiti, dai quali al sopraggiungere d’una nuova stagione spuntano le corna n-uove; quest
© ultime con lo svolgersi acquistano al solito una figura più ranvosa, più complicata di
quella dell’ anno precedente, e dimensioni maggiori, alineno fino ad u n certo tempo
della vita-
Erbivori, come gli altri ruminanti, i Cervi secondo le slagioni preferiscono- aile al tre
pasture i germogli degli arbuscelli, l’erbe dei prati, le piante de’luoghi colti. E proverbiale
la rapidité del lor corso: la lor® natural diffidenza li fa sembrar timidi, quan-
tunque sieno ben lungi dall’ esser privi di coraggio: quando- poi vanno in- amore ven-
gono presi da furore cosi violento che combattono fra loro a cozzi,. a colpi di coma e
d’unghie, e assalgono arditamente i ragazzi, le donne, gli uomini men vigorosi. Ridotti
alle strette dai cani, dai cavalli, dai caeciatori in ogni stagione si difendono animosa-
mente, e quando percuotono di salto con le unghie taglienti delle- zampe anteriori in-
fliggono ferite profonde e talvolta letali. Tutti sono dotati di qualche grado d’ intelli-
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