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 dei  Corticicoli.  II signor  Lesson ne  costituisce a  dirittura  coi  soli affinissimi la  sua  fami-  
 glia  dei  Sittacei. Noi ne  additammo  l’affinità  coi Parij co’ quali ha  simile perfin le uova,  
 affînità già notata dal Klein quando gl* impose il nome  di  Picus facie Pari. Ma siccome  
 nella famiglia  delle  Certhiadae b  di pochissima importanza la forma  e  la robustezza  del  
 becco,  come  il  proyano  le  rostriyarie  specie  di un  sol medesimo  suo  genere,  cioè  del  
 Dendrocolaptes ;  cosi  crediamo  ehe  debba  includersi  in  quella  famiglia,  e  debbasi  anzi  
 collocare  immediatamente  dopo  il  detto  genere  Dendrocolaptes  per  capo  fila di quelle  
 Certhiadaele  quali  per  ayer  floscé e rotondate  le  timoniere  abbiam  chiamate  da  esso  
 genere  Sittinde.  La  nuoya  scuola  Inglese,  tanto  benemerita  dell’ Ornitologia,  rayyicina  
 l’intiera famiglia  a’ Picchj,  ehe  per la  disposizione  delle dita  son Rampicanti yeri giustifi-  
 candosi  colie leggi  ehe vantasi  di ayer  discoperte  nella  natura :  alla  quai sentenza sotto-  
 scriyeremo noi quando  ad  esse leggi porrà la natura  stessa  quel suggello  ehe ancora non  
 yi  scorgiam bene impresso.  Ne  già  crediamo  che  qualsiyoglia  facolta  di  rampicare  sia  
 -carattere  da  costringere in  legittimo gruppo  gli Uccelli  che ne  godono;  perché  gruppi-  
 naturali differèntissimi  tra loro la posseggono  con raodificazioni  diverse.  Rampica  difatti  
 e perfettamente  rampica la Mniotilta fra le Sylvinae•; rampica la Nucifraga fra i Corvidi;  
 e  rampicano  questa  e  quella al pari  delle  nostre Certhiadae  fra gli Uccelli  ehe han piedi  
 cosi detti ambulatoriiA come soli rampicano  i Picchi  (e cio  è  da  notarsi)  fra  quegli  uccelli  
 ehe  han  piedi  cosi detti Scansori. 
 Son  caratteri  di tutte  le Sittae  il  becco  durissimo,  lungo  circa  quanto il  capo,  drit-  
 to,  conico-subtetragono,  un pocolin depresso  in  cima,  intiero  di margini,  tagliente nella  
 subulata  e  quasi  cunéiforme  sua  punta ;  colle  mandibole  quasi  eguali,  essendo  la  inferiore  
 appena più  breve,  ricurva.più  o mena  ail’insù  dal  mezzo  in  poi:  la  lingua -car»  
 tilaginea,  che  in  cima  è  cornea  e quadrifida,  larga  nella base,  breve in totalità:  le  na-  
 rici basilari, laterali, rotonde, nascoste  da pennuzze in modo di setole, protese in  avanti.  
 I piedi robusti,  con tarso pressochè  eguale  al  dito, medio, scudettati,  con quattro lünghi  
 diti,  cioè  tre anteriori,  l’esterno de’quali si  congiunge  col  medio  alla base,  ed  uno  posteriore  
 lungo  quanta il tarso,  valida assai  ed  arcuato,  di  unghia  più robusta,  curva  ed  
 acuta  corne le  altre.  Le  ali  mediacri,  le  cui  prime  remiganti  son  corte,  le  seconde  più  
 brevi  delle seste, le  terze,  quarte e  quinte  le più  lunghe.  La  coda, corta, attondata,  con  
 dodici  timoniere flosce, e  alquanto rotondate.  Nulla i sessi differiscono  pe’ colori ; poco  i  
 gioyani  dagli adulti.  Mutano le  piume una  sol  vol ta  all’anno. 
 Le  Sittae hanno  abitudini di Picchi> di Certhiae  di Pari. Abitana i boschi rampîcan-  
 do pei tronchi, ed anca pe’rami  degli  alberi  in  ogni lato,  col  solo  ajuto. delle potentissi-  
 me  loro  unghie,  poichè  non  hanno le timoniere  rigide  come  quelle  ehe servon  di pun-  
 tello  ai Picchj. e  aile Certhiaei e li  percorron  su  e giù  come queste, locchè  gli  stessi  Picchi  
 non fanna. Mangiana  gl’insetti e  le  larve  di  essi  beccandole  dalle  rime  de’tronchi,  
 e  dagli  altri  piccali nascandigli in  cui posano,  da’quali all’occorrenza  le fan  venir  fuori  
 bussando al  tronco  col becco;  e  quando  nell’inyerno  han  penuria  di tal  cibo  animale,  
 ricorrono a mandorle,  o semi ehe si  conseryina entra i nocciuoli,  cui  soglian  forare  col  
 becco  opportunissima  a  questa  bisogna,  cozzando  ed  arietanda  in  que’ duri  gusci  fin-  
 chè  li  forano  o. spaccano.  Nidificano entra buche  di alberi  deponendavi moite uava.. 
 In  qualunque  temperate o, fredda  dim a  del  globe  vivono.  specie  di questo.  naturalis-  
 simo genere Sittax  cosi  da  tutti chiamato.  L’Europa  ne yantava fin ora una sola,  non  es.-  
 sendosi  ayyerate  quelle differenze specifiche sognate  dal Brehm sopra parecchi  esemplari 
 di  essa  sola,  quantunque di statura  diversa,  a   accampagnati  da circostanze  individuali.  
 Tre  ne sono  in  America,,  figurate.  ottimamente  dal Wilson,  conosciute  prima da altri,  e  
 registrale  da no,i  nello. specchio. Ornitolagico. di  quelle regiani.  Ghe  se l’isola di Giava  ne  
 somministra la  specie  dalle più vaghe piume,  Sitta velatax Temm,;  parecehie  specie nuo-  
 ve per la scienza se ne trovano.  vaganti  sul  gran  tavoliero.  dell’ Asia  centrale,  ove  ordi-  
 nariamente  si ripetono, o. d’onde partano, le razz.e  europee. Delle  quai  nueye specie, materia  
 di  begli studii  degli  indefèssi ornitolagi  Inglesi,  conosciamo.  le  figure  per  opera  del  
 signor Gould,  e  de’signori  Swainson, Vigors,  Selby  e  Jardine,  che  le.  accompagnarono  
 d’illustrazionh 
 Vive sedentaxia questa uceelletto in tutti i climi  di Europa,  e nell’ Asia settentriona-  
 le ;  e mentre  è  comunissimo. in  tutta Italia come  in ogn.i parte  dell’Europa centrale,  cir-  
 cascrivesi  in Inghilterra  dentro  alcuni  distretti.  Dalle  nostre  selve, tra  le  quali presCe-  
 glie  quelle  di  alti  fusti,  trapassa  yolontieri  in  tempo  d’invemo.  anco.  a’più  domestici  
 giardini  entro, le popolose  città.  Quando  esce  dal nido. va in brigate, poi  vola  solitario,  
 owero in  coppie.  Eischia. in  diverse guise  con voce tonda e  sonora::  ed è  notabile il suo  
 modo  di nidifiçare  nelle  huche  naturali  degli  alberi,  o  nei  nidi  forati  dai più potenti  
 becchi  dei  Picchi  e  posçia  abbandonatî ;  ne’quai  fori  ripone  ancoxa  le vettovaglie,  suo-  
 lendo  con  bell’ artifizio  ristringer quanto basti l’entrata  con malta,, o  eon fimo di  caval-  
 lo, onde il volgo, osservatore  disselo Muratore..  Quivi la femmina  sopra uno. strata di fo-  
 glie secche  si alleggerisce  di sei o, sette uo.va, bianche, macchiate  di rossa cupo; e postasi  
 quindi a nutrire  la  proie la difende  coxaggiosamente  con le  ali  e  col  becco.. Ne’ luoghi  
 ove  n ’ha  in  copia, veggiam  facilmente  neirautunno.  muechi  di  gusci di nocciuoli,  pi-  
 nocchi,  e  dure  semenze,  spezzati a colpo-  di  becco,;  né  raro.  è  il  vedere  lo. stesso  animale  
 col capo,  all’ingiù  dar di eozzo.  replicatamente  ne’tronchi,  nelle  cui fessure  avea  
 posta il ghiatto. bersaglio, n é  mai stancarsi  prima  di frangerle.. 
 U suo. becco. è lungo, circa  otto,  linee,  di  color cenerino; nerastro..  al di supra, torchi-  
 netto.  al  di  sotto,  bianchiccîo alla  base..  L’iride  dell’ occhia è  castagnina.  Il  capo,  ed  il  
 tronco  superiormente  son grigi di piombo, bianche le  gpte  ed il mentor:  dalla, base  della  
 mascella  superioxe  traversando, gli occhi e  le tempie corre una striscia  nera, che divari-  
 candosi un poco, di qua. e  di là su’lati del collo.  divide  il color  lionata di  cui  si tingono  
 il resta de! collo, il gozza, il petto  e  l’addome:  fulvo-castagnini sono, i fianchi e le  cosce,  
 corne le penne  del  sottocoda alla base,  le  quali sono,  bianche  ail’ estremità..  Le  ali sono  
 lunghe  tre pollici  le  cuopritrici e  le remiganti han color grigio, piombo. più cupo.;-  mentre  
 di quel  del  dorsa  son le  due timoniere medîe  della  coda  lunga  un pollice  e  due  li-  
 nee, e  le  altre nere  con punta cenerognola, nel  cui pogonio. interna scorgesi  verso la cima  
 una macchia bianca, che nella prima  timoniera risale  sul margine esterno. invadendo  
 b.uon tratto, de! pogonio. intiero..  Son giallastro-çen.erini i. piedi;  nexastre- le- unghie.. 
 L! esemplare effigiato, corne  ordinariamente i  piu, è lungo, cinque pollici- e- otto, linee,,  
 e n e  ha otto, appena  distesa  d’ali;  le  quali  quando si piegano.  addosso,  il tronco giun-  
 gono, ai due  terzi della, coda..  Il tarso non  supera le  otto, linee:.  il  dito, medio, ne ha sette  
 e- mezzo.;  il p.osteriore- n’ è  appena più breve ;  l’ungbia del quale misura tre linee-.. 
 In  Roma lo. dicono. PiccHo formcajo  nel  Perugino, e.ome in Toscana con bellissima  
 propriété Picchio, muratorex cui in  Firenze aggïungono. più comunemente Picchiottox in  
 Siena  ed in Volterra Murajolox Murajola;; mentre  in Pisa,. cagion forse  la  sua misurata  
 loquac.ità, lo  nobilitano. col nome  di Dotlore.  I Veneti lo chiamano, Rampegarolo biancox  
 owero. Censrin.:.  i  Genovesi  Pittonzo. de montagna:.. 
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