della spedizion francese in Egitto, nè dal pratensis di Eversman, bensi dal comunissimo
Babusso (A. pratensis, Bechst.) ehe vola lentamente a piccole punte, spesso frammisto
alle Lodole e con esse scende aile reti, ma più conüden temen te : il Tordino {A. arbo-
reus, Bechst.), migliore di tutti, non finita ancora la calda stagione si coglie con fucile
all’alberetto. 1 Motacillini, oltre gli tre italiani Cutti (Budytes flava, Guv., änereocapilla,
Sav., e melanocephala, Licht.), figurati in questo Volume, accolgono accidentalmente la
inglese Budytes ra y i, cui forse andrà dato il nome di campestris, Pallas, probabilmente
presa in Liguria per la sua citreola. Delle vere Motacilloe notissima è l’acquaruola Cu-
trettola o Godinzinzola (M. boarula, Penn. ma non L.) quasi intermedia pel color giallo
fra i due generi; e la Codetta (M. alba, L.) fedel seguace degli armenti ; rarissima è
la M. yarrelli, Gould, e la M. lugubris, Pali, senz’altro scambiata con essa.
Dalle Motacille il distintivo battere della coda chiama alla labirinlica diramatissima fa-
raiglia dei Turdidi per mezzo del raro Merlo acquaruolo (Cinclus aquaticus, Bechst.), unico
rappresentante della propria Sottofamiglia j i’abitudine di tuffarsi nei ruscelli e camminarvi
nel fondo è dal suo nome significata. Assai naturalmente gli vengon appresso gli esotici
Myiotherini e Timalini, dopo i quali abbiamo il giallissimo Rigogolo distruggitore di frutta
( Oriolus galbula, L.), tipo della ben distinta Sottofamiglia degli Oriolini. Non ci fermando*
agi Ixodini, giacchè quello scoperto in Ispagna non visita giammai la nostra Penisola,
giungiamo ai Turdini. Comunissima Vedesi in tutte stagioni per campestri e per cittadine
boscaglie la Merla (Merula vulgaris, Ray), spregevole la stazionaria, ottima quella di passo,
quantunque non pareggi la squisitezza dei Merli di Corsica che ingrassati al corbezzolo
profumansi al mirto : visita i nostri monti e vi nidifica talvolta la Merla di petto bianco
(M. tor quata,Bt.), e v’ha qualche raro esempio dell’accidental Merla di gola nera (M. atro-
gularis, Bp.), non mai perô di quella a bianchi sopraccigli (M. sibirica, Bp.). Âbbondantissimo
è il Tordo ( Turdus musicus, L.) ehe si piglia con ragne, con lacciuoli, con fucile, con
visco massimamente al Boschetto nel suo passo di ottobre, e non pochi se ne colpiscono
neir inverno per gli ellerai e per gli uliveti ; cibo gratissimo al par di ogni altro uccello
per noi, non men che il fosse ai commensali di Lucuilo: non tanto copiosa ma più gene-
ralmente qui nidificante è la Tordiccia ( Turdus viscivorus, L.): il Rosciolo (Turdus iliacus, L.)
cede nel numero, nella grandezza, nel canto e nel sapore al T. musicus di cui annunzia
il termine del passo. Soltanto in alcuni più freddi verni mostrasi più o meno scarsamente
la lordiccia marina dei Romani, Cesena dei Toscani ( T. pilaris, L .) tanto comune nel
settentrione : degli altri Tordi più ran in Europa due solamente furon cölti in Italia, Turdus
naumanni, Temm. e T. pallidus, Pali. ( T. wemeri, Gêné). II Cannareccione ( Calamo-
herpe turdoides, Boie), Tordo per Linneo e Silvia per autori più recenti, ci presta agevolis-
simo passaggio alla Sottofamiglia dei Calamoherpini contenente parecchi generi, ehe alcuni
moderni riunitili si ostinano a chiamare Salicaria col Selby, in onta ehe fosse tal nome
impiegato in Botanica dal Moench pel Lythrum Salicaria di Linneo. Nè possiam tollerare
la fusione di queste Silvie di palude colle boscarecce, (Sylvinoe, Nob.), e molto meno coi
Malurini che si afîratellano ai Menurini come i Troglodytini: vengon poi il Beccafico di
palude (Cal. arundinacea, Boie) sol diverso dalla C. turdoides per la statura più piccola, e la
rara appena distintane C. palustris, Boie. Il rarissimo Agrobates galactodes, Sw., dal quale
non differisce la Sylvia familiaris, Ménétr., è stato preso a Malta e nel Genovesato ; e qui
lo chiamiamo Agrobates perché Erythropygia, Smith, è diverso genere, ed il vocabolo Ædon,
Boie, va evitato, avendogli prima dato il Vieillot altra destinazione. Il Beccamoschino (Cystir-
cola schoenicola, Bp.) spinge assiduo vibratissimo sibilo meraviglioso in si picciol corpo,
non meno ehe il nido le cui esterne pareti sono culmi di graminacee cucite dal suo
becco. Le quattro Forapaglie, Calamodyta melanopogon, C. cariceli, C. phragmytis
(M. schoenoboenus, L.), e C. aquatica, Bp. (S. schoenoboenüs, Scop., S. salicaria, Bechst.) stànno
per le paludi, non meno della affine e rara Locuslella rayi, Gould. Il Rôsignuolo di flume
( Cettia altisonans, Bp.) solitariô fra i cespugli delle rive, scuopresi per l’inamabil garrito.
La silenziosa Salciaiuola ( Lusciniopsis savii, Bp.) figurata nella grande Opera di Egitto
non fu nominata che dal Savi. Chiude lo stuolo delle Silvie palustri il Beccafico canapino
(Hippolais salicaria, Bp.) per alcuni racchiudente due specie, che nulla hanno a fare con
Yhippolais degl’ Inglesi: dal nostro genere non pué esser môlto discosta là pôca osservata
Sylvia icterina di quest’Opera, che ci conduce anche più insensibilmente aile boscarecce
Sylvinoe. Entrando in queste troviamo nella prima giunta i Lui (Phyllopneusle, Mey.) e
appunto la scambiata S. hippolais degl’Inglesi, Lui comune o piccolo ( Pli. rufa, Bp. ) ;
le altre specie sono, il Lui verde (Ph. sibilatrix, Bp.), il Lui giallo (Ph. trochilus, Bp.),
il Lui bianco ( Ph. bonellii, Bp. ),; malmenate tutte di sinonimi anche recentissimi, e
spezzate in altre specie di che meglio è tacere. Malgrado la sua affinità coi Paridi, qui
convien porre il distintissimo genere Regulus, meritevol forse d’ intitolare una Sottofamiglia,
della quale abbiamo i due Fiorranci (Regulus cris talus, Ray., e R. ignicapillus,
Cuv.) comune il primo con gialla cresta, raro il secondo che la porta di fiamma : l’oriental
Regolo, chiamato modestus dal Gould ignorando fosse il proregulus di ■ Pallas, quantunque
volato perfin nell’Inghilterra non fu mai côlto in Italia. Lentamente si lega ai
Reguli, ma strettamente ai discorsi Calamoherpini la Magnanina ( Melizophilus provincialis,
Leach) sola ad informarne di un genere esotico, che anche meglio . si congiunge a quello
cui serbiamo il nome di Sylvia perché racchiude la Motacilla sylvia di Linneo. Questo
congiungimento si fa dal piccol genere Pyrophthalma, che ora stabiliamo, includente i
due Occhiocotti (Sylvia melanocephala, Lath., e S. sarda, Marmora). La Sterpazzola di
Sardegna (S. conspicillata, Marm.), la Sterpazzolina (S. subalpina, Bonelli, S. passerina
Temminck, ma non Latham) tanto varia di nomi e di manto; la Bigiarella (S. curruca,
Lath.), la Sterpazzola (S. cinerea, Lath.) quasi la sola non propria del mezzogiorno,
resteranno a formare il genere Sylvia, una ulterior divisione del quale potrà chiamarsi
Sterparola. Seguita il genere cui restringiamo il significàto Curruca, Br. comprendendo la
Capinera gentile (Curruca atricapilla, Br.) quasi émula del Rosignuolo nel canto, più lieta
e meno romita ; la C. orphea, Br., più grossa, più rara e non manco canora ; la C. hor-
tensis, Penn., Beccafico vero, poichè tal nome suol darsi a tutti i congeneri che vengono
ingrassati a nobilitare le mense : la squisitezza di taie uccello fa si apposti studiosamente
col fucile o gli si tendano ragne per entro a delle ficaie particolarmente ne’ suburbani
castelli. Con gradazione non disagevole veniamo alla Nisoria undata, Bp. quasi accidentale
al sud della Lombardia. E passando ad altro genere più distinto da cui traggono alcuni
la Famiglia degli Accentorini abbiamo il Sordone (Accentor alpinus, Bechst.) che uccidesi
d’ inverno per alti monti : il Cuvier benissimo riconobbe essergli congenere la Passera
frattaiuola (Accentor modularis, Cuv.) tanto comune nella fredda stagione per le siepi dei
piani ove suol prendersi colle ragne assai facilmente: sogno del Temminck sarà poi il suo
Accentor montanellus come italiano. Ultimo della Sottofamiglia è il poetato melodico
Rosignuolo (Philomela luscinia, Selb.) cui va restituito col Selby l’ antico favoleggiato
nome de’Greci, dando quello di Philomela major, Sw., alla Sylvia philomela, Bechst.,
che soltanto accidentalmente trovasi in Italia. Cominciamo la Sottofamiglia dei Saxicolini
dal curioso Pettirosso (Dandalus rubecula, Boie) fanciullesco diporto nell’ottobre, copiosâ-
mehte preso con Civetta e Gabbiuolo. Gli viene appresso il Pettazzurro (Cyanecula suecica,
Boie) cosl specificato non perché proprio della Svezia, ma per trasmigrare fino cola,
raro tra noi, non perô quanto credesi, trovandosi spezialmente il giovane pe’giuncheti in
aprile. Anche il carattere del rosseggiar della coda richiama ai Codirossi dei quali è comune la