GALLINAGO BREHMI.
sua coda sotto la lettera a a confronta di quella della Gallinago Scolopacinus, Nob. (Sco-
lopax Gallinago, L.) sotto la lettera b j ma soltanto in metà. Chiamasi Gallinago Brehmi
perché il Signor Kaup dedicolla a quel celebre Ornitologo di Germania che dilettavasi
poi di annoverare ben ventidue specie del nostro genere nella sola Europa ; e per ciô
che riguarda il generico nome Gallinago, questo fu da noi prescelto a signifîcare le
Pizzardej dopo aver riconosciuto che quel di Scolopax, come ottimamente osserva il
Cuvier, appartiene di dritto alia Beccaccia.
La famiglia degli Scolopacidi viene ora suddivisa da noi in due sottofamiglie, 1'una
dei Tringini l’altra degli Scolopacini. Della prima sono caratteri essenziali il becco. or
lunghissimo, or breve, or dritto, or curvo, levigato e non incrassato all’apice: il dito
medio assai più corto del tarso; ii pollice, se non mancante affatto, brevissimo. Caratteri
della seconda sono : Becco sempre lunghissimo, sempre dritto, scabro nella mascella
ch’è più lunga della mandibola, ed alquanto incrassato sotto la punta: il dito medio
più lungo del tarso: il pollice sempre ben dichiarato. La scabrezza soprannotata del
becco proviene dal corrugamento dell’ aparecchio nervoso squisitamente sensitivo. Le
abitudini differenziali tra queste due sottofamiglie sono, che quella gode vagare in terra
all’ aprico in riva dei fiumi ed anco del mare, mentre la seconda va solitaria fra i bo-
schi, fra l’erbe folte ed umide, nè fa vedersi che in atto di fuga.
Cinque generi Scolopacini contiamo. i. Macroramphus, Leach, lo stesso cioè cui
dassi dal Principe di Neuwied il nome di Lymnodromus, che ha piedi lunghi e tibie in
gran parte denudate col dito medio riunito all’ esterno per mezzo di una membrana;
l’unghia del pollice eccedente, ed acuta : ali lunghe, acute, con la prima remigante la
più lunga : dodici timoniere. II qual genere, composto di una sola specie ( Scolopax
Grisea et NoveboracensisJ quasi cosmopolita, forma l’anello coi T r in g in icoi quali ha
comuni i costumi, i colori e le fasi loro.
2. Gallinago, Steph. ( Telmatias, Boie, Scolopaxj Vieill,) che ha piedi mediocri, e tibie
in picciola parte denudate con le dita tutte libere, l’unghia del pollice eccedente:
ali mediocri con la prima e seconda remigante uguali e più lunghe : timoniere da dodici
fino a ventiquattro. Non è soggetto a mutar di colori, nè i suoi giovani differiscono
dagli adulti vestiti di manto mischiato di nero, biancastro, rossastro e cenerognolo, che
appena differisce nelle varie specie. I cacciatori per la bontà di sua carne lo cercano
avidamente negli acquistrini aperti foltamente erbosi, in cui si piace nascondere. II ra-
pido, tortuoso ed elevato suo volo cimenta viemaggiormente le insidie.
3. Xylocota, Nob. che ha piedi cortini e robusti con le tibie in parte denudate,
con le dita tutte libere, ed eccedente l’unghia del pollice: ali corte, rotondate; le re-
miganti larghe ed omogenee, quai son le timoniere, a tutte le altre piume; e la terza di
esse più lunga delle altre. Gruppo Americano, che simile pei costumi e pei colori all’an-
tecedente ha per tipo la Scolopax paludosa di Gmelin, uccello intermedio allé Pizzarde
e allé Beccaccie.
4. Rusticola, Nob. (Microptera, Nuttal) che ha piedi brevi, non molto robusti, con
tibie interamente vestite, le dita tutte libere, l’unghia del pollice ottusa, appena eccedente:
ali brevi, rotondate, con le tre prime remiganti subeguali, strettissime, la quarta
e la quinta essendo le più lunghe; dodici timoniere. Capo rotondetto: occhi retroposti.
La femmina è molto maggiore del maschio: i giovani non differiscono punto dagli adulti:
non cangiano colla muta i colori, che sono un mischio di nero, rufo e. cenerizio. Suo
tipo è la Scolopax minorj Gm. degli Stati Uniti, vera Beccaccia.
GALLINAGO BREHMI.
5. Scolopaxy L. Antiquor. et Boie (Rusticola, Vieill.) che ha piedi brevi, robusti, con
tibie intieramente vestite, le dita tutte libere, l’unghia del pollice troncata non eccedente
: ali lunghette piuttosto acute, con la prima remigante larga al par delle altre, e più
lunga: dodici o quattordici timoniere al più. Capo quasi quadrato con occhi assai retroposti,
affinche nel cacciare il becco nel fondo non ne restino danneggiati. La nostra
volgar Beccaccia, Scolopax Rusticola, L., che batte il volo sopra si largo tratto dell’ an-
tico continente; la poco diversa Scolopax Platyuros, Brehm, dell’Arabia e deU’Egilto,
che ha quattordici timoniere; e la Scolopax Saturata, Horsfield, dell’isola di Giava, ove
chiamasi Tekkerij e che pria di vederla nel Museo della compagnia delle Indie Orientali
a Londra io credetti una Pizzarda ; sono le sole specie che costituiscono questo genere.
6. Rhinchaea_, Cuv. (Rostratula, Vieill.) che ha piedi lunghi con le tibie in gran
parte denudate, le dita tutte libere, ed eccedente l’unghia del pollice, il dito medio
appena più lungo del tarso: becco men lungo coi solchi nasali protratti fino all’ apice,
che, a differenza di quel che vedesi nei cinque altri generi, è duro, incurvo ed acuto.
Vanta colori più vivaci, essendo sparse di ocelli le ali e la coda. Le sue specie non
escon dall’Affrica e dalle Indie orientali. La Scolopax capensis di Linneo n’è il tipo, e
gode di due altre specie che non lice confondere con le varietà di quella.
11 nostro genere Gallinago è composto di uccelli tanto affini che non possiam conce-
pire come se ne possano tentare suddivisioni, le quali sariano sempre ideali. 11 Brehm,
per esempio, lo vorria scindere nel genere Telmatias, e nel Philolimnos instituito per la
Scolopax Gallinulaj L. ossia Mezzo-Beccacino, e men fondato sopra caratteri zoologici
che sopra alcune leggere differenze anatomic he e di costumi. Ne’parecchi nostri viaggi
avendo procurato di studiare particolarmente le Pizzarde, e di osservare in tutti i Mu-
sel le cosi dette varie specie delle medesime; e cosi pure essendo stati noi vaghi di
radunarne nel nostro gabinetto quante mai più potemmo dalle più lontane regioni del
globe, ci siam viemmeglio confermati che quanto dicemmo intorno allé medesime sta-
va nei suoi giusti confini, e che con poca ragione altri le moltiplicavano, ed altri non
facean conto delle differenze le più lampanti. Perciô mi lusingo che il Gould, e i dotti
custodi del Museo Britannico vorranno usare di quelle fuggitive note da me raccolte
qua e là, quando ci descriveranno le specie della Nuova Olanda e delle Indie Orientali,
ch’io seco loro esaminai. Aggiungero soltanto, per non ripetere quel che altrove
ho scritto sopra questo mio genere prediletto, che non istimo diversa la Gallinago del
Giappone dalla commune d’Europa, benchè tenda alquanto verso quella dell’America
settentrionale, e ne’miei esemplari venuti da quelle Isole orientali veggasi il becco assai
più breve che in qualunque europeo: come altresi che da tutta l’America méridionale ri-
cevei sempre quella specie affiuissima alla Wilsonii, e da me chiamata Gallinago Cay en-
nensis, çioè la Fraenata dell’ Illiger ; alia quale specie ho riconosciuto appartenere gli
esemplari collocati dal Signor d’Orbigny e dal Bonpland nel Museo di Parigi, donde non
disparvero ancora del tutto i pregiudizj del sommo Buffon. Oltre le nominate specie
non so dispensarmi dall’annoverarne due nuove: l’una del capo di Buona Speranza, la
quale non dubito provenisse dalla vendita Verreaux : l’altra dell’Isola di Madagascar,
recata di cola in Europa dal viaggiatore Bernier. Segnalatissime sonç ambedue. La seconda,
cui volontieri appello Gallinago Macrodactyla, è notabile fra tutte le sue con-
generi, e principalmente sopra le americane, perché le sue dita sono oltremodo allungate:
e ne propongo quindi la frase, specifica in questa guisa : Gallinago cauda rotun-
dataj rectricibus quatuordecim rotundatisj exiimis utrinque tribus dimidio angustioribus :