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 tono  interi  ina  tagliano  e  triturano  col  formidabile  lor  becco.  Appetiscono  il  granone  
 e  (secondo  Temminck)  anche  il  pesce.  Impugnano  l’erba  o  il  pane  con  una  delle  
 zampe  che  tengono  quasi  del  continuo  sollevate  di  terra  in  positura  simile  alle  Gru.  
 L’istinto  di  prender  fra  le  unghie  il  cibo  non  si  ammira  che  in  pochi  altri  uccelli,  
 come  a  dire  nelle Loxiae  o  Becchi  in  Croce,  ed  e  molto  singolare  in  una  Gralla.  Nei  
 Pappagalli  giunge  a  segno  che  alcuni  autori  contradistinsero  il  loro  ordine  chiaman-  
 dolo  dei Prehensores.  La  voce  dei Porfirioni  non  e  giä,  come  altri  vollero,  fioca  e  la-  
 mentevole,  ma  gagliarda  e  chioccia,  eguale  alcun  poco  a  quella  delle  Oche  e  delle  
 Cornacchie. 
 Non  e  difficile  il  domesticare  questi  uccelli  presi  piccioli,  ma  sempre  rimane  in  
 essi  gran  parte  della  timiditä  insita  nella  lor famiglia.  Si  sgomentano  al  piü  lieve  stre-  
 pito,  e  prendono  ciecamente  la  fuga  correndo  qua  e  lä  senza  saper  dove.  Amano  le  
 acque  meno  degli  altri  Rallidi.  Rilevasi  nei  maschi  un  particolar  costume  di stendere  
 e  inclinare  le  penne  bianche  della  coda,  nei  tempo  stesso  che  rinnalzano  le  timo-  
 niere.  Camminano  ambi  i  sessi  con  lentezza  e  ponderazione.  Bevono  a  ciascuna  ri-  
 presa  di  cibo  col  morso,  cioe  quasi  addentando  il  liquore  piuttosto  che  sorbirlo  col  
 becco  elevato.  Stretta  l’esca  nei  pugno  la  immergono  nell'acqua  prima  di  mangiarla.  
 Prendono  finalmente  piacere  di bagnare  superficialmente le  piume,  ma  non  di tuffarsi. 
 La  nostra  specie  e  fra  tutte  le  altre  bellissima,  e  insigne  particolarmente  per  la  
 soverchia  lunghezza  delle  dita,  per l’enorme  e  robustissiino  becco,  e non  meno  ancora  
 per  la  gran  dilatazione  della  sua  lamina  frontale.  Le  specie  rimanenti  che fino  ad  ora  
 si  conoscono  del  genere  Porphjrio  sono  compartite  nei  modo  che  segue: 
 i.  Porphjrio  madagascariensiSj  pl.  enl.  81 o.  {P:smaragnotus  del Temminck) proprio  
 dell’Affrica meridionale, specie  che per  essere la piü  comune  nei  Serragli e Musei,  aveva  
 usurpato  l’antico  onore  della  nostra.  Raffigurasi  al  raanto  verde,  e  segnatamente  alia  
 lamina  frontale  che  non  oltrepassa  gli  occhi,  e  non  forma uno stesso piano  con  lo spi-  
 golo  del becco,  il  quale  e  meno  elevato  del  cranio  e  s’inflette  ad  un  tratto, finalmente  
 al  dito  medio,  che  (misurato  senza  l’unghia)  e  subeguale  al  tarso,  all’opposto  della  
 nostra specie  che lo ha  di esso tarso piü lungo.  2. Porphjrio  melanotus^ Temm.  dell’ Australasia. 
  Ha  questo  il  manto  nero,  e  solamente il  collo il petto  e  i  fianchi  d’un bell’az-  
 zurro:  la  sua  lamina frontale  passa  molto  innanzi  agli  occhi,  e  (a somiglianza  del  nostro  
 )  stendesi  ad un  piano  stesso  con  lo spigolo  del becco: il  dito  medio  e  piü  corto  del  
 tarso.  3 . Porphjrio  indicus Horsf.  (smaragdinuSj Temm. pl.  col. 421)  delle  lsole  di Giava  
 e  Sumatra,  il  piü  picciolo  del  genere.  Ha  colori  presso  a poco  simili  a  quelli  di quat-  
 tro specie  sopra  le  sei: la  lamina  frontale  molto  estesa,  e  tagliata  quadrataraente  ad un  
 tratto  in  una  linea  orizzontale  verso  l’occipite.  4 -  Porphjrio pulverulenluSj  Temm.  pl.  
 col. 406.  dell’ Affrica  meridionale.  Esso  differisce  di  poco  nelle  tinte  dal P.  madagasca-  
 riensisj  ma  sembra,  come  il  nome  accenna,  alquanto  impolverato.  E  armato  di  becco  
 piü  robusto  ancora-  che  gli  altri  non  abbiano.  5 .  Porphjrio  albus,  Lath,  (figurato  alia  
 pag.273  del Viaggio  del  Philips  a Botany  Bay)  dell’Australasia  anch’esso.  E il  gigante  
 del  genere,  bianco  in tutto,  salvo il becco e  i piedi  che  sempre son rossi.  Il  colore perö  
 dei  giovani  e  di  un  cinereo-azzurro. 
 Checche  dica  in  contrario  il  Cuvier  Fulica  martinica  e ßavirostris  non  sono  Por-  
 phjriones  ma  puramente  Gallinulae. 
 PORPHYRIO  ANTIQUORUM. 
 Venendo  ora  alia  descrizione  specifica  dell’uccello  delineato  nella  presente  Icono-  
 grafia,  l’intera  sua  lunghezza  b  di  s'edici  pollici:  fra  1’uno  e  l’altro  apice delle  ali  tese  
 vi  ha  la  distanza  di  due  piedi  e  quattro  pollici.  II  becco  dal  fondo  della  lamina che  
 cuopre  la  fronte  b  lungo  due  pollici  e  cinque  linee,  dull’ angolo  della  bocca  un  pollice  
 e  otto  linee:  la  sua  altezza  alia  base  e  di  un poll ice,  la  larghezza  di  sette linee:  
 il foro  delle  narici  tocca  precisamente la  distanza  media  fra  1’origihe  della  lamina  e  la  
 punta  del  becco:  il  colore  di  quest’ultimo  e  d’un  rosso  vermiglione:.ugualmente  di-  
 pinta  apparisce la lamina  che  si  stende  alia  fronte  e  alia  parte  anteriore  della  sommitk  
 fino  ad  una  linea  dietro  l’occhio,  ed  e  tagliata  posteriormente  in  forma  quadrata nel-  
 l ’animale  vivo,  e  nei  suo diseccamento rotonda.  L’ iride finge  un  rosso ranciato.  La tinta  
 poi  di  quasi  tutte  le  piume  e  d* un  bel  ceruleo,  chiaretta  alquanto  nelle  gote,  gola,  
 nei  gozzo  e  parte  media  del  petto,  molto  oscura  nei  capo,  nella  cervice,  nei  lati  del  
 petto,  nell’addome  e  nella  parte  pennuta  delle  tibie,  di  minore  intensita  e  lume,  nei  
 dorso,  nella  coda  e  nelle  ali,  alia  base  tiene  del  colore  di  pietra  di  lavagna:  le  re-  
 miganti,  azzurre  sul  pogonio  esterno,  sono  nerastre  sull’interno.  Le  sole  cuopritrici  
 inferior!  della  coda  sono  bianche.  I  piedi,  compresavi  la  parte  nuda  della  tibia,  ven-  
 gono  coloriti  d’un  rosso  di  cinabro : le   unghie  di  color  corneo.  La  lunghezza  delle  
 ali  e  di  dieci  pollici,  e  il  loro  apice,  quando  son  piegate,  raggiunge  quello  della  coda  
 che  ha  poco  piu  di  quattro  pollici:  la  parte  della  tibia  che  b  pennuta  conta  tre  pollici  
 e  dieci  linee  di  estensione,  quella  che  resta  nuda  eccede  di  poco  un  pollice:  la  
 misura  del  tarso  e  di  tre pollici  e  cinque linee:  il  dito medio,  senza  l’unghia,  e lungo  
 quattro pollici,  1’esterno  tre  pollici  e  due  linee,  l’interno  due pollici  ed  otto  linee,  il  
 posteriore  un  pollice  e  sei  linee:  le  unghie  di ciascun  d’essi  (conceduta una  possibile  
 eguaglianza)  giungono  a  nove  linee. 
 Ew i perfetta somiglianza di splendore fra il maschio  e  la femmina,  se  non  che que-  
 sta b  alquanto  piu  picciola  di  statura.  Si  ravvisano i giovani  al  color della pancia  ch’ e  
 d’un grigio sudicio. 
 Cosi  rara puo  dirsi la venuta  di questi uccelli  nella nostra  parte  d’ Italia  che riguar-  
 diamo  con  maraviglia  quei  pochi  i  quali  di  tempo  in  tempo  sono  stati  rinvenuti  in  
 tali  contrade.  Il  Professor Ranzani ci annunzia  che  rarissime volte  appariscono  nei  ter-  
 ritorio  Bolognese,  le  quali  parole  interpretate  in  senso  un  po’  stretto  ci tentano  a  credere  
 ch’egli  non  ne  abbia  veduto  alcuno.  Nell’inverno  del  1827  capito  alle mani del  
 Prof.  Savi  di Pisa  un  esemplare  preso  con  mirabile  facilita nelle vicine  paludi  del  Pisano  
 ;  e  gli  fu  data  insieme  notizia  che parecchi altri  n’ erano stati  uccisi nei  gerbai  del  
 Bientino.  Sia  cio  che si  vuole la vera lor patria  devesi  stabilire  nei  mezzogiorno  della  
 Sicilia.  Anche  il  Sud  della  Sardegna ha  i  suoi  Porfirioni.  Vorrebbero  altri ammetterlo  
 pure  nelle  Calabrie,  ma  noi  protestiamo  di non averne  giammai veduto  alcuno  prove-’  
 niente  di quelle terre.  Nell’ universale  non  sarebbe  temerario  il  credere  che  siffatti ani-  
 mali presi nei  continente  Italiano  sieno  fuggiti  dalla  schiavitu  di qualche  ricinto  dove  
 per delizia si  custodivano,  il  che  par dimostrato  dalla  domestichezza nei  lasciarsi  pren-  
 dere  quasi  con le mani  come  awenne  (e nota bene  d’inverno)  in  quello  del Professor  
 Savi, che  pub  dirsi quasi 1’ unico  esempio  contestato  con le debite pruove.  Se  crediamo  
 al Temminck  le  Isole  Jonie,  quelle  dell’Arcipelago,  'b  tutto il Levante  ne  abbondano:  
 la  Dalmazia e  le provincie meridionali  d’Ungheria  ne sono  piu scarse.  I  deputati  della  
 commissione  scientifica  della  spedizione  francese  in  Morea  ne  osseryarono  parecchi