delle corna cavernoso, oppur solido bastasse a costituire la distinzione fra due sottofa-
miglie, e noi medesimi essendo in qu esta persuasion e abbiamo dato a tali suddivisiom
i nomi di Bovina ed Jntelopina. il Signor Hamilton Smith del gruppo inhero ha costi-
tuito invece le due famiglie Capridae e Bovidae fondandosi principalmente sull essor le
coma lisce nella prima, rugose nell’altra: ma oltre ehe siffatti caratten sono desunti da
condizioni di poco momento, non son nemmeno costanti, e si modificano in guisa ehe
ciascuno di essi passa insensibilmente nel suo contrario. Meglio sarà pertanto rinunzia-
re ad introdurre nella famiglia divisioni superiori-ai generi. Quelli da noi nconosciuti
sono Bos, Capra, Antilope, Catoblepas. Nel primo le corna sono tondeggianti, curve a
modo di mezza luna, quasi lisce, col nucleo celluloso: l'estremità del muso è ngonha:
al di sotto del collo pende gran tratto di cute in forma di giogaja: il tronco è tozzo,
gli arti brevi, grossi: mancano le unghie succenturiate, i seui lacnmali e 1 pon mgui-
nali: la coda è lunghetta: le mammelle son quattro. Nella Capra, 111. le corna sono
currate ad arco o a spirale, angolose, striate trasyersalmente o nodose, col nucleo celiu-
loso: il muso non è rigonlio ail’estremità: il tronco è mediocremente grosso: gli arti
sottili, i posteriori forniti delle unghie succenturiate: la coda è breve: le mammelle
in numéro di due. L Antilope, Linn. ha le corna di varia figura, non angolose, spesso
lisce, col nucleo per lo più privo di pori e di seni: il muso spesso rigonfio ail estremità:
ha il corpo svelto, gli arti sottili, due o quattro mammelle, le unghie succenturiate:
moite specie hanno i pori inguinali e i seni lacrimali distinti. Il Catoblepas,
Temm. s'allontana dall'Antilope, con oui era stato confuso, per le narici formte mter-
namente d’una valvula mobile, ed ha la giubba e la coda ornate di crini corne, quelle
del cavallo. —-. . _ - .
Scendendo ora a dire più particolarmente del genere Capra ineominceremo dal ri-
cordare, ehe questo accoglie i due generi di Linneo Ovis e Capra. A noi non sembra
ben fatto ehe vengano separati di genere animali dal cui accoppiamento nascon figli fe-
condi, quindi ci contentiamo di riguardare Ovis e Capra come costituenli due gruppi di
second’ordine al più. Affine di stabilire la distinzione si fondano molti autori sull’ esame
della fronte e del mento ; e chiamano Ovis le specie col vertice delli fronte convesso,
e il mento imberbe, e Capra quelle col vertice della fronte concavo e il mento barbato :
ma tali caratteri sono fallaci, e si potrebbero allegare alcune varietà della stèssa Capra
domestica, in cui non solo il mento è privo di barba, ma la fronte ë convessa. Nè sono
costanti h forma e la direzione delle corna, aile quali attendeva principalmente Linneo;
nè è vero ehe la coda sia sempre inflessa ail’ ingiù nelle Pecore, eretta nelle Câpre.
Converrebbe adunque rinunziare affatto a separare questi gruppi se non fosse stato tro-
vato di fresco un’ottimo carattere di distinzione, ehe magistralmente ha illustrato il Signor
Professore Genè di Torino, cioè l ’esistenza del foro interdigitale neli’ Ovis, organo
del quale non solo è sprovista la Capra, ma ehe non si osserva in alcun’altro ruminante.
S’âpre questo foro nella parte anteriore di ciascun piede al punto in cui comin-
cia la divisione delle dita, e comunica con un sacchetto vestito internaïnente di peli,
sparso di follicoli sebacei, e spalmato d’una sostanza untuosa.
Al primo dei due gruppi ora detti appartiene la Capra Musmon. Il suo capo è
bislungo col muso compresso, ristretto. Il naso è alquanto rilevato con le narici bis-
lunghe, oblique. V’ ha una traccia di seni lacrimali. La fronte è tumida : le orec-
chiette sono niediocri, erette, acute, mobili in parte. Le corna dei maschi sono
CAPRA MUSMON.
grandi, lunghe, conico-trigone, arcuate con l’ arco ehe costituisce quai ehe cosa più
ehe la metà d’un circolo: nel primo tratto dirette all’insù ed obliquamente tendent!
ail’ indietro e all’infuori, poi inflesse ail’ingiù, e nel tratto terminale volte all’ in-
dentro e non più tendenti ail’ indietro. Le loro basi sono tanto estese ehe occupano
quasi lutta la fronte, e restano disgiunte da un’intervallo picciolissimo. L’angolo ehe
formano nel primo divergere fra loro è approssimativamente retto. S’attenuano quasi
uniformemente dalla base alla punta che perö è ottusa, e per tutta la lunghezza sono
segnate da rughe trasversali e da anelli in rilievo assai fitti. Delle loro tre facce la posteriore
è la più larga, ed è convessa nella prima porzione, poi piana, finalmente concava
verso la punta. L’ inferiore delle due che guardano anteriormente è quasi in tutto piana
e solo un poco concava verso la punta. Lo spigolo posto fra questa e la faccia posteriore
è molto acuto. Finalmente là. faccia superiore ed anteriore è molto convessa al-
l’origine, poi si ristringe, e al di là della metà della lunghezza del corno se ne perde la
traccia, perché lo spigolo ehe, la sépara dall’ inferiore, e ch’è ottuso fin dall’ origine, di
mano in mano s’ abbassa e finalmente s’oblitéra : cosi. verso la punta le corna hanno
propriamente due soli spigoli. Il mento è privo di barba. Il collo mediocre con un cen-
no di giogaja di sotto. Il tronco grande, muscoloso. La coda brevissima, composta di
sole dodici vertebre (laddove nella Pecora domestica ve n’ha diecinove o venti), inflessa,
nuda sulla faccia inferiore. Non mancano i pori inguinali. Gli arti sono lun-
ghetti, le unghie brevi; le unghie succenturiate picciole, spesso disuguali fra loro.
La tinta generale del corpo è un fulvo tendente al castagno oal cinereo-cupo, più in-
tenso sul collo, assai chiaro di qùa e di là dalla schiena sulla regione delle ultime costo-
le. Il capo è cinereo-bigio. D’un bianco più o men puro sono il muso, la regione sopra-
cigliare, l’interno delle orecchiette, il ventre, la faccia interna delle cosce, la parte
posteriore delle natiche, il lembo della coda, le estremità degli arti compresi i lati
e la parte posteriore dei carpi e dei tarsi. Una striscia mal definila, fosca, suol es-
sere segnata lungo il dorso dalla nuca fino a tutta la parte superiore della coda, ed
ai solito ve n’ ha due altre nerastre più o men intense fra gli angoli della bocca e gli
occhi, e due fra il fulvo dei fianehi e il bianco delle parti inferiori del tronco. L’interno
della bocca, la lingua e le narici sono di color nero. Le corna cinereo-fosche tendenti
all’ocraceo : gli zoccoli e le unghie succenturiate nerastre.
Tutto il pelame deve le sue iinte a quelle dei peli distesi, i soli che appariscano
esternamente avendo la lunghezza d’un pollice per lo meno; questi sono mediocremente
rigidi, e qualche poco flessuosi: nelle parti colorate più intensamente alcuni di
essi sono fulvi, altri neri, altri in parte fui ri in parte neri, e tutti si frammischiano
in proporzioni diverse secondo le diverse regioni che vestono. I peli crespi, ehe co-
stituiscono la lana propriamente detta sono di color cenerino o bîanco-rugginoso, avvi-
luppati, molli, forse dieci volte più sottili dei peli distesi, dai quali restano coperti
cojne già s’è accennato.
D’ inverno tutto il pelame è più denso e più volgente al castagno e allô scuro nelle
parti colorate. La linea segnata lungo la schiena è nerastra specialmente sopra le spalle.
Del resto vi sono esemplari in cui indipendentemente dalle stagioni dominano in modo
straordinario le tinte scure, ed altri quasi tutti dilavati e biancastri.
La femmina ha il pelame men denso. Lssa si distingue quasi costantemente dal
maschio pel difetto delle corna : abbîamo veduto perö indivîdui femminei ehe ne erano