la folta coda si cuopre la testa. Quando e prossimo il tempo di figliare, lo ehe awiene
in primavera, la femmina invade il nido di qualche Scojattolo o Ghiro, o di qual-
che uccello di rapina notturno, lo allarga e lo accomoda secondo il proprio bisogno,
e quindi vi depone due, tre o quattro piccini. Questi nascono con gli occhi chiusi,
ma gli aprono dopo breve tempo. Come suol accadere in tutte le Fiere, la madre scar-
seggia di latte, ma supplisce al difetto somministrando ai figli uova ed uccelletti vivi.
Tosto che possono camminar francamente li conduce pel bosco e di buon ora gli av-
vezza alia rapina. Se gli uccelli veggono errare la Martora durante il giomo la se-
guono svolazzando agitati d’albero in albero, quasi vogliano attestare l’avversiane ehe
hanno per essa, e cosi la dimostrano talvolta al cacciatore che ne va in cerca. Per
impadronirsene e necessario aver cani particolarmente addestrati: si lascia inseguire
per un tempo lunghissimo, e quando e spossata si rampica sull’ albero ehe le serve
di ricovero ordinario, o sopra qualunque altro piü prossimo, e piü non se ne disparte.
Presa viva, purche sia molto giovane, puo divenir mansueta, e sono molto piacevoli i
saltelli ehe va facendo, e pieni d’ eleganza tutt’i suoi movimenti. Se pero b adulta
non depone mai la sua naturale selvatichezza, anzi si mantiene sempre mordace.
Delle pelli di quest’animale si fa grande uso per cagione della bellezza del pelo.
Lasciando da parte le Martore Zibelline della Siberia, ehe sono affatto preziose, le
piü stimate in commercio sono quelle del Canada, di cui ogni anno giunge un nü-
mero grandissimo nei mercati d’Europa. Le nostrali non sono dispregevoli, quantun-
que inferiori, e i cacciatöri le vendorio da sei a dodici paoli l’una. Sopra tutte le al-
tre sono ricercate quelle di colore piu oscuro^ e si preferisce la striscia del dorso ehe
e coperta di pelo piu lungo, e piü molle: appresso a questa b stimata la coda, poi i
fianchi, e finalmente viene il ventre, che ha il pelo piü breve di tutte le altre parti.
Il genere Mustela e tipo d’una sottofamiglia dei Felidi ehe noi abbiamo detta Muste-
lina. Gli animali ehe la costituiscono s’allontanano da quelli compresi nelle altre per
la forma generale del corpo, ehe e sottile, lungo, sostenuto da arti assai brevi. Inoltre
hanno la lingua' liscia, mentre e ruvida nelle sottofamiglie Felina e Viverrina ^ sono
forniti di molari tubercolosi in ambedue le mascelle, dei quali ve n’ha un solo situato
dietro il ferino nella mascella di sopra; laddove nella sottofamiglia Felina la mascella
di sotto e priva di molari tubercolosi; nella sottofamiglia Canina sonovi due molari tubercolosi
dietro il ferino d’amhedue le mascelle, e finalmente nella sottofamiglia Vi-
verrina dietro il ferino superiore si veggono due molari tubercolosi, ed un solo dietro il
ferino inferiore. Tutte le Musteline sono veramente digitigrade: hanno i piedi con cinque
dita e le unghie non retrattili. Hanno due semplici glandule situate presso l’ano, le
quali separano un umore dotato di speciale odore, per lo piü ingrato; ma niun fol-
licolo anale. Il lor pelo e soffice, e mancano d intestino cieco. Quest’ ultimo caratte-
re, ed alcuni altri ehe sarebbe lungo l’enumerare fanno si ehe saccostano agli Ur-
sidij coi quali li connette il genere Mephitis.
Tre soli generi restano compresi nella sottofamiglia Mustelina± cioe Mustela> Mephitis
e Lutra.
I caratteri essenziali della Mustela sono. Quattro o cinque molari da ambedue i lati
nella mascella di sopra, cinque o sei in quella di sotto. Il ferino inferiore con un
sol tubercolo interno o senz’alcuno. Piedi fessi o leggermente palmati. Coda mediocre,
tondeggiaute.
Da questo genere differisce la Lutra perché ha cinque molari per parte sopra e sotto,
tre dei quali spurj, la lingua un poco ruvidetta, il capo assai depresso; ed è d’altron-
de eminentemente distinta fra tutte le Fiere pei piedi palmati e per la coda schiac-
ciata. La Mephitisj che ha quattro denti molari nella mascella di sopra, cinque in
quella di sotto e le unghie fossorie, se ne allontana perché il ferino inferiore porta
due tubercoli intern am en te, e perché la coda villosissiina è piuttosto lunga.
Il capo delle Mustele suol essere picciolo, ovale, un poco schiacciato siiperior-
mente. Muso. piü breve del resto del capo. Naso prominente, ottuso. Mascelle corte.
11. secondo dente incisivo inferiore contando dai lati è piü stretto, e situato piü indie-
tro degli altri. Canini assai piü lunghi degl’incisivi, validi, conici, acuti. Molari ta-
glienti: i due o tre primi di sopra, i tre o quattro primi di sotto spurj e conico-com-
pressi, il penultimo, ch’è il ferino, col taglio quasi trilobo, l ’ultimo tubercoloso. Occhi
mediocri: pupilla dilatata nel senso trasversale. Baffi lunghi. Orecchiette picciole, rotonde.
Collo lungo. Corpo ristretto, lungo, gracile, vermiforme, piegato ad arco finché
l’animale stà in positura di riposo, coperto da peli di due sorte, altri piü lunghi e
lustri, altri piü brevi, tutti finissimi e sofïici. Quattro o otto mammelle ventrali. Osso
del pene svduppato. Coda mediocremente lunga. Piedi affatto ambulatorj : piante quasi
sempre pelose, con un tubercolo nudo verso il centro, che ha tre prolungamenti estesi
nella direzione delle dita, ed altri tubercoli parimente nudi allungati alia base delle
dita stesse. Unghie falculate.
Portamento analogo a quello dei Gatti, e degli altri animali rapaci notturni. Piuttosto
die assalire con audacia e scopertamente, le Mustele si vagliono dell’astuzia per
sorprendere la preda, camminano senza far rumore a piccioli e frequenti saltelli, stri-
sciano a terra cautamente, assottigliano il corpo e lo insinuano nelle aperture piü auguste.
Quando s’imbattono in una moltitudine d’animali piü deboli gli addentano tutti
e succhiano il lor sangue prima d’incominciare a cibarsene. Sono voracissimi, ma pos-
sono sopportare, lungamente la fame. Le femmine producono quattro o cinque figli per
portata. Le varie specie del genere sono sparse per le regioni fredde e temperate del
vecchio e del nuovo continente. La pelle d’un buon numéro d’esse è oggetto d’un
commercio lucroso.
Due divisioni principali si debbono stabilîre nel genere M u s te la e sono la Mustela
propriamente detta e il Putorius." Gli animali del primo sottogenere hanno tre denti
molari spurii nella mascella di sopra, quattro in quella di sotto, un picciolo tubercolo
al dente ferino inferiore ; il muso piuttosto aguzzo. Quelli della seconda hanno il muso
ottuso, due soli denti molari spurii nella mascella di sopra, tre in quella di sotto, il
dente ferino inferiore privo di tubercolo interno. A queste divisioni se ne puo aggiun-
gere una terza, cioè Zorilla^ per isolare una specie di Mustela nativa dell’Affrica, analo-
ga perfettamente al Putorius per la forma del muso e pei denti, ma ehe si discosta e da
questo e dalla Mustela genuina per le unghie dei piedi anteriori, che in luogo d’essere
sottili ed acute sono grosse, ottuse e fossorie; lo ehe accenna un tenor di vita eminentemente
sotterraneo. Inoltre la Zorilla ha un diverso sistema di colorazione, e in questo
rispetto (corne ancora p erle unghie) par ehe s’accosti al genere Mephitis. Sono indigene
dell’Italia due sole specie del sottogenere Putorius, cioè la Donnola (Mustela vulgaris
h.J e la Puzzola (Mustéla Putorius. L.Jj e due Mustele propriamente dette, cioè la
Faina ( Mustela Foina) e la Martora (Mustela Martes J.