Odesi è vero rispondere a tali difficoltà , esserci ignoti an-
cora i confini della creazione ; die sovente sembra misterioso e
strano quello ch’ è pur naturale, e dal fatto con testa to ogni di ;
die noi non sappiamo assegnar le cagioni a tutto cio ch’ è sen-
fiibile ; ehe . . . .
Scimus, et liane çeniam petimusque damusque vicissim ;
Sed non, ut placidis coeant immitia, non ut
Serpentes avïbus geminentur, tigribus agni.
Sarebbe veramente strano il supporre un essere composto di
parti similari, attaccate intorno ad un centro comune di strut-
tura anche di versa, ed inserviente a ciascuna delle parti, nelle
quali risolvendosi , goder possa ciascuna vita spéciale. Se la legge
costante ehe regola la creazione ne mostra, nascer, mai sempre da
uno, un solo, o più altri viventi simili tra loro ( tranne i cangia-
menti o metamorfosi cui vanno soggette talune classi d’ insetti
solamente ) , si oppone a questa 1’ ipotesi della quale è parola.
Gresce altronde e si rafforza l1 opinione contraria 5 conside-
rando 1’ ultimo , o primo che dir si voglia , degl’ ippodî ; quello
cioè ehe sta nel vertice della spiga. Distaccando tutti i riiiia-
nenti si trova ch’ esso non solo è dissimile dagli altri , ma ehe
abbraccia, e strettamente ritiene entro la sua cavità quel nocciuolo
o vescichetta , che io ho considéra ta corne cuore, o principio mo-
tore , dal qûale dipendono tanto il complesso de’ succiatori , quanto
quello de1 tentacoli proliferi, e cosi ogni altra parte. Se vi è
dunque un punto centrale dal quale ogni altro dipende, pare indispensable
ch1 esso sia coevo aile altre parti , le quali essendo
diverse da questo esser non possono identiche.
Si dira, e lo ammettero pure per ipotesi, ehe ciascuno ip-
popodio syiluppandosi cambia di forma siccome di grandezza. Ma
lo stesso progressivo sviluppo niegar non si puö ail ippopodio
centrale, e quindi a tutte le rimanenti parti. Gon cio non cambia
la sua natura organica. Sarà sempre esso indispensable al regimen
to di quei visceri ed organi, ehe compiono funzioni diverse
da quelle ehe veggiamo eseguire d*gli altri. Di fa tti, in ciascuno
degli ippopodî laterali trovasi soltanto un sistema vasco-
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lare inerente alla vita delle parti, e 1’ uffizio de’ polmoni , siccome
fu detto ; ma non organi di assorbimento , non di digestro-
ne , non di riproduzione, non di tatto. Le quali cose tutte ve-
diamo risedere ne’ sifoni , nel pacchetto de’ visceri, ne’ tentacoli
, nelle appendici proliféré ec. ec. Troviarno nell’ ippopodio
centrale un centro di vita. Dunque 1’ animale vien costituito dal
complesso, e ciascuno ippopodio è una parte integrante , non
essenziale , stando al tutto corne la fronda ad una gemma , o corne
le bratte d’ un carcioffo al suo girello. L’ armonico rapporto
tra il tutto e le sue parti vien dunque stabilito in guisa, ehe
mentre dull’ unité loro risulta la vita della specie , da ciascuna
parte ne dipende quella dell’ individuo. Negli visceri centrali tro-
viamo adempirsi le funzioni dello assorbimento , della digestione,
e della riproduzione ; e ne’ pezzi cartilaginei circostanti si esercita
a quella della respirazione, e quindi della circolazione dell’ in-
sieme e delle parti ; non che all’ altra probabile della locomozione.
Rimarrebbe ora a sapersi-, in quai modo si stabilisée il rapporto
reciproco tra i vari pezzi che costituiscono 1’ Ippopodio ,
e gli organi centrali. Tali quistioni sono riserbate allo scalpello
anatomico ; siccome lasciar si deve allo stesso la investigazione
del sistema nervoso e muscolare, che certamente aver deggiono
tutti quegli animali che sentono e si muovono , malgrado che
all’ öcchio non si manifestano. Non saranno è vero muscoli e nerv
i come quelli dell’ asino, ma certo filamenti organic! che ne
adempiono le funzioni.
Giova finalmente avvertire, che usando la voce Ippopodio,
ed in latino Ippopodius, ho avuto presente, non solo la nécessité
di esprimere T insieme de’ pezzi cartilaginei in forma di un-
gliia di cavallo ( ricavandolo dal singolare mas cavallo , e dal plurale
-mthvs piedi ; ma quella ancora dettata dalle buone regole della
scienza m ed e s im ad i non adoperare lo stesso nome per con-
trassegnare due generi diversi, a fine di schivare la confusione.
Per locchè , esistendo gié il genere Ippopus ne’ molluschi testa-
c e i, mal si conviene ripeterlo in questo altr’ ordine di abitanti
del mare. E le stesse cose ebbero a tener presenti i signori Quoy