ANGÜIS FRAGILES]!
le nere linee che abbiam detto di sopra si frangono in punti neri, che in fine sva-
niscono affatto.
Vive neirestremità persino della Siberia: monti, valli, selve, luoghi una volta po-
polati che han macerie di fabbriche, abita indistintamente : abbonda pero ne* prati er-
bosi', e ne’terreni ingombri di sterpi quando yi corrano acque: ama in genere nè troppo
umida nè troppo asciutta dimora fuggendo il caldo non ineno che il freddo: percio
lo yedi ail’ombra, nè mai esposto a’ yiyi immediati raggi del sole. Nella Italia setten-
trionale è pin frequente che nelle altre parti, ove pero non è raro sulle colline. Man-
sneto ed innocuo è quasi fragile quanto la coda delle lucertole. Se il prendi in mano
si contrae, s’irrigidisce, e diyien fragilissimo più che mai: ma non possiamo dir che sia
yero cio che pretendono alcuni, spezzarsi da per se stesso per rabbia. Anzi sembra che
l’andarne in pezzi sia cosa in lui ordinaria, cui la natura stessa. proyyede, essendochè
la parte perduta riproducesi presto nel tronco; e le diyise membra soprayyiyono intanto
più ore. La somma flessibilità di tutto il corpo per la forma e commessura delle verte-
bre lo rende celerissimo a strisciare il suolo e capace di avvolgersi comunque, di bran-
deggiare in qualunque senso, di attortigliarsi in anguste spire, di yibrarsi corne le yere
più yiyaci serpi, e di retrogradare eziandio senza riyolgersi indietro. Nutresi di lom-
brici e d’insetti, de’ quali raramente ya in busca lungi dalla sua tana. Àmoreggia di
primayera: e la femmina un mese dopo la fecondazione partorisce da otto fino a sedici
figliuolini non più lunghi di un pollice e mezzo. Cangia di pelle al finir di Luglio; e
pria che spunti l’autunno s’imbuca nelle tane de’sorci, nelle fenditure delle roccie, sotto
i massi di pietra ove si assidera; e a primayera innoltrata si riaffaccia sulla campagna.
V’ ha chi disse aver l’Àngue due teste, Tuna vigilante in sua difesa, mentre l’al-
tra si dorme. V’ha chi crede schizzar possa il yeleno da lungi, e uccidere perfino col
guardo. Altri lo vuol cieco, onde il nome di Cecilia3 Cecelia, Cecigna,, Lu c ig n o la3 O r-
bettinOj Orbiga3 0 rbighina3 Bissa orbola3 Soborgola ; ai quai nomi yengon altrove sosti-
tuiti quelli di S e rp en te v enue3 S e rp en te d i vetrOj Ghiacciolo3 A g u g lio u n . Altri dalle sue
tronche membra payenta che risorgano tanti altri serpenti. Fa vole in yero, se dicansi
pure di qualunque serpe, ma più assai quando parlisi di questa ch’è la più innocente,
la più tranquilla di ogni altra, e non solo è priva di velenosi denti, ma di cosi piccôli è
armata, e di si scarsa bocca, che non puô afferrare nè pungere la pelle dell’uomo.
Continuando i naturalisti francesi malgrado il nostro avvertimento, a voler consider
rare come specie ÇPseudopus DurvilliiJ3 il gioyine P seudopus se rpentinasy abbiam cre-
duto benfatto il porlo effigiato accanto ail’ A n g u is fra g ilis j affinchè i Zoologi sempre più
si persuadano della verità, e l’apprendan c'oloro che per antica non lodeyole consue-
tudine si contentano di studiare la scienza sopra le figure : locchè non si puo fare in
tutti i libri, ed a più pochi lettori è fruttuosa.