ne’suoi congeneri, simile a quelle) délia polvere da schioppo, puo segnalarlo; e da si
brutto yizio ebbe altro nome, cioè di Rana mephitica. 11 gracidar del maschio accostasi
a quello délia Raganella.
A tre pollici al più arriva la lunghezza di questo Rospo, tolte le gambe; le ante-
riori delle quali misurano un pollice e tre linee, le posterieri tre pollici e sei linee. ty
capo è triangolare e grossolano, il muso alquanto rotondato, la bocca obliquamente fessa
molto al di là degli occhi; i quali sono protuberantissimi, squarciati orizzontalmente, ed
hanno l’iride di un bel yerdino orlata di nerastro, la pupilla dilatata per lungo, e colora-
ta di nero assai lucente. Il corpo è rotondato, regolarmente curyo, dalla cervice all’ano,
e lëggermente incavato sul fil délia schiena. I diti di tutte le estremità non differi-
scono per le proporzioni da quelle del Bufo viridis ; quei delle palme son liberissimi,
quei delle piante scarsamente palmati; tra i priini il cortissimo pollice del masebio
rigonfiasi corne negli al tri Rospi ail’ affacciarsi di primayera, onde abbracci più stretta-
mente la sua compagna, irrigidisce di pelle, e del callo suddigitale si munisce. La cute
spargesi tutta di tubercoli rotondati di forma e grandezza lenticulare , minori sulle co-
sce e sul ventre, più piccoli ancora sul capo, che puo dirsene libero affatto. Le parotidi
son reniformi: una fila di yerruche percorre un fianco e Pallro: il ventre è granelloso.
Verde olivo al disopra è l’animale; ed una polita striscia gialla che parle dall’apice
del muso lo segna lungo la parte incavata del dorso fino all'ano; un largo merletto dello
stesso colore gli fregia i fianchi dal timpano fino all’altaccatura délia coscia ; tralle quai
strisce spiccano yieppiù maggiormente sul manto le yerruche di scarlatto, biancheggianti
nel mezzo, le quali ben disposte in sérié lo adornano ad eguali intervalli. La mascella è
dai lati macchiata di bianco carneo; e dello stesso colore è un altra macchia che tutto a
un tralto discende dall’angolo posteriore dell’occhio sopra un cumulo di più piccole yerruche
: le facce superiori delle quattro gambe e i lati del ventre son bianco latte, che in
qualche parte passa in verdognolo ; e sui medesimi membri si veggion macchie di yerde
d iv a : alcuni diti han l’apice bruno fosco, altri nero, altri rossastro. Tutte le parti infe-
riori sono di bianco pur latte, che più o meno verge in cinereo o in verdognolo con
macchiuzze nerastre.
Eran già usciti dai torchj gli artîcoli risguardanli i Raninij e trovavasi già sotto gli
stessi ordigni il présente che chiude definitivâmente la schiera dei Ranidi, quando ci so-
praggiunse notizia che quel ragionevol nemico delle speçie novelle, il dottissimo ana-
tomico Rusconi, ammetta nondimeno un altra Ranocchia diversa daW Esculenta di Lin-
neo, e segnatamentë da quella figurataci dal Roeselio. Ne ragiona egli nel suo prezioso'
opuscolo sopra lo sviluppo delle Ranocchie che finora non ci fu dato di possedere, e per-
ciô non siam certi che un nome specifico le abbia dato, quantunque per comunicazioni
epîstolari veniamo a sapere in maniera da non dubitarne, ch’egli famigliarmente la chia-
mi Ranocchia di ftume, perché trovasi numerosa ne’fiumi Lombardi, ed è quella che si
mangia in Pavia. Diyersifica, secondo ch’egli dice, per aver le garnbe assai corte, pei
colori assai luridi, e per la total privazione delle tre belle sirisce dorate, che contradistin-
guono la maggior parte degli esemplari délia specie comune da lui denotata per Ranocchia
a tre righe g ia l le la quale asserisce non trovarsi colà che nella collina, e ( non di-
casi senza meraviglia, ) nei campi non adacquati. Ecco dunque riprodotta con maggiore
autorita la Rana marilima del Risso che la contrapone alla sua alpina; ecco forse con-
fermata la Rana hispanica del Fitzinger, che noi figurammo per soyerchio délia misura.