tuito da una sérié d’ossicini suturati. Le lamine ôssee del guscio di solto disposte come
ne’ Trionicidi. Arniatura rivestita di pelle, o di piastre comee ; quelle dello stemo ordinate
in quattro file. Guaina delle mascelle cornea. ’
Consideriamo la famiglia Testudinidae come divisa in due sottofamiglie, Testudinina
e Chelina. Alla prima riportiamo le Tartarughe il cui capo è erto, gli occhi sono late-
rali, il collo ritirandosi s’inflette in forma d’una S, corne negli Uccelli, le ossa della
pelvi s’articolano con le vertebre soltanto: alla seconda quelle in cui il capo è depresso,
gli occhi sono superi, il collo si rimpiatta solto l’armatura piegandosi da lato, le ossa
della pelvi si connettono saldamente e con la colonna vertebrale e con lo sterne.
Nella sotto famiglia Testudinina ammettiamo sei generi cioè Testudo, Emys, Terrapene,
Platystemon, Kinosternum, Chelydra, sotto i quali restano compresi come sottogeneri
più gruppi riguardati corne generici da varj autori. La Testudo, Brongn. (Chersine, Merr.)
ha le zampe corte, clavate ; le dita jbrevi, rette, lutte inceppate e rawolte sotto il te-
gumento comune: i gusci connessi fra loro per sinfisi; due coppie di piastre comee
dello sterno e due scudetti sopranumerarj per parte contigui al margine del guscio di
sopra. Nell’ Emys nostra e di Wagler le dita sono distinte, mobili, collegate da membrane
rilassate ; le ungbie adunche ; i gusci si connettono fra loro per mezzo di liga-
menti elastici; una o due coppie di piastre cornee dello sterno sono contiguë al margine
del guscio di sopra senza intervento di scudetti sopranumerarj. La Terrapene nostra,
identica con la Clemmys di Wagler, ha i piedi palmati come Y Emys; i gusci connessi
per sinfisi; due piastre cornee dello sterno e due scudetti sopranumerarj per parte contigui
al margine del guscio di sopra ; la coda mediocre. Il Platysternon del Gray ha i
piedi palmati; i gusci connessi fra loro e ai due scudetti sopranumerarj per sinfisi, come
nella Terrapene ; ma la commessura occupa un tratto lunghissimo, e la coda è grande
oltremodo. Il Kinosternum nostro, (che comprende e Kinosternum è Sternotherus del Bell,
e di cui possono considerarsi corne sottogeneri il Cinostérnum, il Pelusios e lo Staurotypus
di Wagler), ha i piedi palmati; il mento ornato di due appendici vermiform!; i gusci
connessi per sinfisi da ambedue i lati a due scudetti sopranumerarj, i quali riuniti oo-
cupano tutta la commessura, e toccano una sola delle piastre cornee dello sterno: in al-
cune specie è mobile la porzione del guscio inferiore collocata innanzi aile piastre ehe
stanno a contatto con gli scudetti sopranumerarj, ugualmente ehe la posteriore; in altri
è mobile o questa o quella soltanto. Nella Chelydra dello Schweigger finalmente i piedi
sono palmati; i gusci si connettono da ambedue i lati per sincondrosi a tre scudetti sopranumerarj
ad essi totalmente frapposti, uno contiguo allô sterno, due al margine
del guscio di sopra ; il capo è incapace di ritrarsi sotto l’armatura ; la coda è grandissi-
ma, crestuta. I gruppi Hydraspis, Bell, Chelodina, Fitzing., Pelomedusa, Phrynops, Pla-
temys, Podocnemis, Hydromedusa, Rhinemys di Wagler formano parte della sottofamiglia
Chelina, e poichè sono composti intieramente di Tartarughe esotiche non è questo il
luogo di discutere se debbano considerarsi corne subordinati ad uno o a pochi generi
soli, piuttosto ehe come altrettanti generi separati. Compie la sottofamiglia Chelina il
genere Chelys del Dumeril, segnalato fra tutti quelli del suo ordine per le narici tubu-
lose, pel becco rivestito d’una buccia semplicemente coriacéa è per la mandibola egual-
mente ampia ehe la mascella.
Nel genere Testudo, del quale ora dobbiamo trattare più specialmente, il guscio superiore
è molto convesso, coi lati incurvati all’ indentro e con trentotto scompartimenti
esteriori cornei, cioè cinque dorsali, quattro costali per parte, e venticinque nel con-
torno, comprendendovi l’impari ehe è più picciolo degli altri e sovrasta al collo : nelle
specie americane perö i due posteriori sono congiunti in uno. Lo sterno ha dodici di
questi scompartimenti, due collari, due brachiali, due pettorali, due addominali, due
femorali e due caudali. I pettorali e gli addominali sono i più estesi in larghezza, e
coll orlo esteriore vanno ad incontrare il margine inferiore ed interno di quattro o cinque
segmenti laterali del contorno del guscio superiore. Hawi inoltre un’ ossicino o scu-
detto sopranumerario conficcato a modo di cuneo fra guscio e guscio all’ una e all’ altra
estremita delle due commessure, ehe ne segnano il confine. Brevi ed angusti sono i due
squarci che ha la corazza nel tralto anteriore e nel posteriore, talchè resta poco campo
al libero moto degli arti. Il capo è erto: il muso compresso, troncato dall-alto al basso,
e vestito d’una buccia sottile, aderente, coriaceo-cornea, che si stende sulla fronte, non
perö sul vertice del capo, ed è divisa in pochi scompartimenti. I forami auricolari si ri-
conoscono all’ esterno da una depressione o incavo della pelle, che li cuopre. Gli occhi
hanno la palpebra inferiore più alta della superiore. Le mascelle hanno la guaina cornea,
per lo più seghettata nel lor doppio margine, e poichè la superiore è più ampia,
nel chiudersi della bocca cinge e comprende l ’altra, corne il coperchio chiude la sca-
tola. La lingua è crassa anche sul contorno, coperta superiormente di grandi papille.
La pelle del capo, della gola, del collo, della coda e delle zampe è vestita di sca-
glie dure, di grandezza diversa : quelle del collo minutissime, graniformi; quelle del
capo e della gola alquanto maggiori; quelle della coda e della parte posteriore delle
quattro zampe sempre più considerevoli ; grandissime poi quelle della parte anteriore
delle zampe, delle palme e delle pian te de’ piedi. Le parti sporgenti al di fuori dell’ar-
malura godono della facoltà di ritirarsi del tutto nell’interno della medesima. Stando.
rimpiattato l'animale, si nasconde profondamente il capo, e fra un guscio e l’altro ante-
riormente si scorgono soltanto le zampe piegate in guisa ehe si toccano reciprocamente
coi gomiti, ed han le unghie volte dai lati; posteriormente si scorge la coda ripiegata tutta
a destra o a sinistra, e le zampe guardano con le ginocchia ail’innanzi, e con le unghie
all’indietro. La forma delle zampe è clavata, talchè rassembrano moncherini. Le palme
sono più o men compresse, le piante rigonfie. Le dita tutte rawolte sotto i tegumenti
non sono capaci d’alcun movimento isolato. Le unghie de’piedi anteriori sono in numéro
di cinque (o di quattro), rette, depresse, ottusette, poco disuguali fra loro, quasi
verticali, e su di esse appoggiandosi si muove la zampa nel camminare, corne un segmenta
di ruota di carro procédé appoggiandosi aile sommità de’chiodi conficcati nel
cerchio. Quelle delle zampe posteriori sono più lunghe e più disuguali, meno ottuse, e
più volte verso l’esterno.
Ad ogni passo le Tartarughe di questo genere sollevano dal suolo il grave peso del
loro corpo, ma impedite dalla disadatta conformazione degli arti camminano sempre
con somma lentezza. Se alcuna cosa le spaveuta si fermano di subito e si rimpiattano
sotto la loro naturale difesa. Vivono sulla terra, e sono nemiche dell’umido. Quantun-
que onnivore si cibano principalmente di vegetabili.
Tutte le specie da noi osservatè finora hanno i gusci saldissimi, incapaci di qualun-
que flessione. Ci siamo astenuti perö dall’annoverare questa condizione fra i caratteri del
genere, perché crediamo che convenga accogliere in esso anche le Tartarughe ehe co