Il modo di prendere le Tartarughe in terraferma è semplicissimo. Nel tempo dei
viaggi notturni ch’esse fanno sulle sabbie per isgravarsi dalle uova, come sopra fu
detto, i marinaj venuti a bella posta da paesi lontani per dar loro la eaccia, le at-
tendono di naseosto, e con improvviso assalto le rovesciano supine, lasciandole in quella
positura invano dibattersi ed agitar le zampe all* aria. Tornano il di seguente, e di
peso le Irasportano ai loro legni aspergendole più volte al giorno d’ aequa marina per
conservarle vive. Più sottile ingegno si richiede a colpirle in mare. Ordinariamente
allorchè veggonsi immobili sulla superficie o per istancbezza o per sonnoi si scaglia
contro di esse un ferro a guisa di lancia, al quale, per mezzo di un anello, è so-
spesa una fune. Profondatesi nell’acqua per dolore della ferita tirano seco il ferro e
la fune, che conducendosi appresso il battello peschereccio non lascia loro alcuno scam-
po. Sui lidi Cinesi e sulle coste di Mozambico invece di detto ferro si adopera un
pesce del genere delle Re more istruito a queste prese, profittandosi i littorani della sua
tanto decantata faeoltà di aderire tenacemente ai corpi a cui s’appiglia. Yi sono ancora
dei nuotatori esperti, che durante l’immobilità dell’animale sulle onde, gli guizzano
sotto e l’afferrano. Talvolta anche awicinandosi destramente coù un battello si ottiene
il medesimo intento; di che abbiam fatto esperienza navigando nell’atlantico.
L’intiera famiglia delle Tartarughe marine viene da noi divisa in due sottofami-
glie, corrispondenti aile due famiglie Cheloniadae e Sphargidae del Signor Bell, ciascuna
delle quali si compone di un sol genere. Diciamo Chelonina quella parte della nostra
sezione il cui guscio è armato di scudetti cornei, di squame cornee vestito cio che
rimane esteriormente del corpo, e in cui le zampe sono fornite di unghie ; e Sphargi-
dina quella che ha il tronco ricoperto da una cute coriacea erta e dura, privo di squa-
mette anche il resto del corpo (almeno negliadulti), e le zampe mancanti di unghie.
Nel genere Chelonia osserviamo il Capo tetragono-piramidale, scudettato, cioè colla
superficie intiera del cranio e delle gote coperta di piastre cornee : il guscio superior©
schiacciato, solid©, fornito di lembo osseo, e coperto di seudi.cornei quasi sempre per-
fettamente levigati, il cui numéro varia dai tredici ai quindici ; giacchè sè ne contano
or quattro or cinque eostali per lato, rimanendo i vertebrali sempre feruii a cinque;
Variano similmente dai venticinque ai ventisette gli scudetti marginali : il nucale è
sempre distinto e largo, e i sopracaudali sono invariabilmente due. Lo sterno talora di-
latato, talor cruciforme, sempre pero alquanto ristrelto e rotondo, senza intaccature
aile estremità, resta affisso per sincondrosi al guscio superior© dàgli scudi pettorali, ad-
dominali e femorali, quando non vi concorrano anche gli omerali, ed ha nella parte
di mezzo dodici o tredici seudi second© ch’esiste o manca lo scudetto frapposto ai due
gulari. Uno strato di scudi particolari, detti sterno-coslali dal Duméril, veste i suoi la-
terali prolungamenti, e vi forma una sérié composta di quattro, cinque, o sei pezzi
tëtragoni ovvero pentagoni; per la quai disposizione ha quattro file di piastre maggiori
invece delle due che hanno al tri Chelonii. Evvi alcuna specie lornita ancora di piastre
ascellari e inguinali. Il margine del guscio è angoloso nei. lali. Le zarnpe sono
coperte da un integumento di squame contiguë. Le spalle, le ascelle, e la parte su-
periore delle cosce sono le sole membra che abbiano la cute nuda. In tutto il rima-
nente si vedono delle scaglie ineguali e per lo più angolose ; quelle clie guerniscono
i tagli delle braccia e dei piedi.sono le più forti; le estremità si anteriori corne por
steriori sono fornite di unghie; ordinariamente suol essere unghiato il primo dito e
spesso anche il secondo.
CHELONIA CARETTA.
Suit’ esempio dei Signori Duméril e Bibron, le cui division! perd maneano di forma
regolare circa le denominazioni sistematiche, il genere Chelonia viene da noi suddi-
viso in tre soltogeneri. i. Chelonia diciamo con più preeisione quello che eorrisponde
aile Chelonées franches dei suddetti autori, ed abbraccia le sole specie ehe nel disco
hanno tredici piastre attigue, non embricate,. cinque vertebrali e quattro. costali per
lato, venticinque scudetti marginali, e tredici scudi nell© sterno, il quale è largo, e
resta unito- al guscio. superiore per mezzo, degli scudi femorali, addominali, pettorali,
ed omerali. Il capo ha pochi scudetti e di numéro- determinate.: il muso è corto e rotondo:
le mascelle dentellate, che logger mente si curvano Tuna verso l’altra nell’ apice,
1’inferiore delle quali è composta di tre pezzi cornei: il primo solo, dito di ciascuna
zampa è unghiato-: la coda breve. 2. Caretta;> Nob. le Chelonées imbriquéesj Dum. sot-
togenere fornito dei medesimi caratteri della Chelonia^ eccetto ehe le piastre del disco»
sono embricate-; il muso 1 un ghetto e compresso; le- mascelle intégré- e fortemente in-
curvate, 1’inferiore d’un sol pezzo; e le zampe hanno un unghia nel primo- e secondo-
dito.. 3. ThalassochelfSj Fitzinger, le Chelonées CaouanesDum. nelle quali le piastre
del disco, non embricate montano a quindici, cinque vertebrali e cinque costali per
lato, notabili per alcune caréné fortemente risaltanti negli animali giovani, che vanno»
poi ad appianarsi e scomparire col tempo-:, gli scudetti del margine sono venticinque '
© ventisette : lo. sterno- coperto. da soli dodici scompartimenti, per mancanza dell’ in-
tergulare, è cruciforme, unito al guscio. dai soli scudi pettorali, àddominali e fémoral!
: il capo- grand© proporzionatamente al corpo, coperto d’un maggior numéro di
scudetti che gli allri gruppi non hanno.: il muso. corto e rotondo: le mascelle poco-
incurvate ail’apice, la superiore senza intacehi, 1’inferiore composta d’un sol pezzo-
eorneo:. ciascuna zampa armata or d’una unghia ora di due: la coda brevissima.
Modello del primo sottog.enere è la Tèstudo Mïydas., L., del secondo la Testudo imbri-
eaiaj, L., del terzo- la Tartaruga appunto che forma il soggetto del- presente articolo;.
E. questa la sola non con traversa del gruppo delle Thala&sooheli poichè senza
parlai© di quelle pretese specie ehe-1’unanime consenso- dei più celebri Erpetologi vivent!
rilega fia le variétés o i sinonimi, noi non possiamo aminettere senza ulteriore di-
samina neppur le due specie atrà e olivacea accettate dallo-stesso Fitzinger; ne ci muo-
ve che sotto il n,uovo nome di Chelonia Mussumieri consacrino- quest’ ultima i Signori
Duméril e Bibron, giacchè la diagnosi con la quale vogliono- essi distinguerla è del
tutto- empirica.. Nulla conchiude infatti che sia questa slabilita sul principal caratte-
re di avéré ventisette e non venticinque scudetti marginali; giacchè molli esemplari
della nostra Chelonia caretta presentano il medesimo. numéro ventisette. D’egual nul-
lità: è- ancora il Garattere preso dall’allargarsi del guscio. Besterà dunque a vedersi se
veramente non. fallisca ( del ehe ci cad© forte dubbio.) l ’avervi una. unghia, sola per-
piede, e il mancarvi quello. scudetto cefalico- detto» dai Duméril internasale. Noi abbia-
ino osservato, senza pero pensai© a dedurne segno specifico, in alcune Thalassochelù
di guscio. molto- d'dalato raGcolte con le nostre mani nell’ O-ceano Atlantico un Garattere
forse più singolare, consistente nella gran curvità della, parle posteriore del guscio,
e massime dei denli che l’armano; carattere non apparente in grado notahilë in, ve-
run dei molti esemplari somministratici dai Mediterraneo*
Girca la Chelonia. atra confessiamo- poi di non poter comprendere come in un*opera
universale che si dà il vanto>di ahbracciare lutte le specie e varietà, di Chelonii, e