LACERTA VIRIDIS.
Al quai luogo il chiosator quattrocentista Alessandro Vellutello sapendone meno del
Buti, che un secolo e pin prima di lui comentato aveva la divina commedia, credà
falsamente che nel Ramarro adombrasse Dante lo StelUo degli antichi. Dalla erafica
e viva descrizione pero ben si comprende che il Poeta intendesse ivi parlare del La-
certus viridis di Virgilio, o Lacerta viridis di Orazio, soggetto di questo articolo; ond’è
che la buona lingua toscana e quindi il vocabolario seguendo il massimo autore,’ appel-
laron Ramarro la Lacerta verde, la quale quando il sole in canicola sferza potenteinente
le campagne suole nelle ore più calde ricovrar tra le siepi: onde il Mantovano neU’Eclo-
ga terza
Nunc virides etifini occultant spineta Lacertos:
e se talvolta muove da questa a quella fratta che fiancheggiano le vie, fugge celere-
mente dalla sfersa cocente rassomigliando alla foJgore nella sua rapidità, della quale
anche Lodovico Ariosto ad imitazione dell’Alighieri cantava
Va con più fretta, che non va il Éamabbo
Quando il cielo arde, a traversar la via.
Che se quest! sommi poeti si valsero del Ramarro o Lacerta viridis ad esprimere grande
velocita del corso, non meno grazioso è il partito che ne trasse nel suo Morgante il
Pulc1 paragonando l'occhio di questo animale con quello di accaparrante femminetta:
chè per verita il Kamarro sospettoso si, ma pur con molta compiacenza, sembra che
“ guardi fiso nella bellezza umana.” Tuttavia, e quantunque l’amenità e vivezza de’suoi
grata colon inviti l'occhio dell'uomo a contemplarlo, pure tanto ingiusta quanto grande
mimicizia noi gli portiamo, e massime da fanciuUi, che vedendolo appena passeggiare
tra lerbe, soffermarsi in qualche sasso sopra la via, erpicarsi nelle muraglie o negli alie
n , procuriamo di ucciderlo o con le verghe, o co’sassi. Istinto veramente radicato,
e consecrate (se possiam cosi dire) dall’antica mitologia, che lo stesso Apollo garzon-
cello finge armato di uno stile per ferire di soppiatto il Ramarro che sale pel tronco
in cm s appoggia, corne le bellissime statue ci manifestano, e quella princîpalmente del
.° . Perc‘° dett0 ‘Seurottono uscita dallo scarpello di Prassitele: onde quel distico grazio-
sissimo di Marziale 6
Ad te reptanti, puer insidiose, Lacertae
Parce: cupit digitis ilia perire tuis.
Questa gmssa Lacerta, Liguro de’Bolognesi, presso la généralité di Roma, e de’suoî
campagnuoh chiamasi Ragano con tanta notoriété, che ad uom che sia di smarrito e li-
vido colore, esageratamente diciamo Fer de corne un Ragano. Il quai vocaholo esser di ori-
-gme piu antica del toscano Ramarro potria dedursi dalla radice greca Vor/z significante
vigore, impetOj e força, o da ramoscello facile a spezzarsi: chè l’una e l'altra ben gli
convengono, perché ha l’apparenza vigorosa, ed è impetuosissimo nella fuga; e tuttavia
piu fragile animale non è di lui, che al primo colpo sulle vertebre dorsali vedi che si
spezza nel mezzo, e dividend la coda: ed è verde e vivo corne un ramoscello. Se non
che, corne dal greco Tz/.t; pu5 esser provenuto Ramus nello stesso valore, cosi da questo
avra potato discender Ramarrus; del quai significato pero non abbiamo finora incon-
trato esempio veruno nella rustica lingua de’latini, nè tra le corruzioni del medio evo.
Ma venendo aile palpabilità naturali di questa Lacefta, la celâta del pileo è la
quattordieesima parte e mezza di tutto il rettile, il cui tronco cilindrico e svelto ne
occupa tre e mezza, e dieci la lunghissiina coda. Il capo è piuttosto stretto, col muso
poco ottuso e senza notabil rilievo sulle tempia. L’apertura délia bocea si protrae fin
sotto al centro degli'occhi. La piastra frontale è grandissima e poco men larga in ad-
dielro. Piccolissima è la occipitale in forma per lo più. di triangolo isoscele, e qualche
volta di trapezio molto stretto, carattere che distingue la verde dalla ocellata Lacerta.
Piccola sim il mente è l’interparietale che la précédé e suol avéré forma di romboide
assai stretta e allungata. Le piastre sotto-mascellari sono cinque per ciascuna banda.
Sette o nove squame paraboliche le compongono il collare, percio merlato: distintissima
è la piega sotto-mascellare. Le squame sotto la gola sono grandette, poco numerose, e
più assai embricate.di quelle ÔlÛY ocellata. Le lamelle addominali si dispongono in sei
serie longitudinali, le medie delle quali sono le più strette, le altre due che succedono
son le più larghe. Parabolica è la figura di quelle delle due serie di mezzo, non che
delle due esterne; romboidale, quella delle altre nelle due serie frapposte. Di queste-lamelle
se ne contano trentadue circa nelle due prime serie, ed altreltante nelle altre;
cosi ascende tra le 186 e le 192 il total numéro loro. Sette 0 otto lamelle costituiscono
il triangolo pettorale. Grande è la piastra preanale preceduta da doppia serie di squame
diverse, il di cui complesso costituisce una ben dichiarata semiellisse. I tubercoli grani-
formi del dorso sono grandetti, allungati, esagoni, e sensibilmente carenali, quelli dei
fianchi poco angolosi e quasi lisci. Le squame délia coda sono larghette, acute, forte-
mente carenate e formano fino a cento dodici poco distinti verticilli, il primo dei quali
ne contiene tre dozzine o poco più. I pori femorali variano fra i dodici e i venti. Gli
arti sono graciletti: i posteriori più pingui, qualora si distendano all’innanzi, giungono
quasi all’asceila. Le dita sono nodose, e non dissimili da quelle dell'ocellata per le pro-
porzioni.
Il colore délia specie che descriviamo è un verde il più delle volte assai vivo e ri-
splendente : ed è da notarsi che a differenza delle congeneri, anzi di tutti quasi i La-
certini, non è macchiato di rotelle più pallide in alcuna parte. Talvolta, sia che verta in
giallastro, in turchinastro e perfino in rossastro, è puro e pretto non meno sul dorso e
sulla coda che sul capo e sulle gambe : tal’altra è picchettato di nero più o meno inten-
so, mostrandosi tai punti in maggior copia sul capo, sulle zampe, su i fianchi, e perfino
sulle lamelle addominali. Gli esemplari che più tirano in giallo sogliono avéré il capo
fittamente punteggiato di tal colore, che anche sprizza sul tronco e sulla coda. Altri
hanno tutto il corpo bizzarramente tempestato di punti e linee vermicolate gialle e
nere, onde reticolandosi rassomigliano più o meno alla Lacerta ocellata giovine: qualche
volta pero obliteratosi il reticolamento restano soltanto macehie gialle e nere irre-
golarmente frammiste. Altri, segnatamente femminei, non pero esclusivamente, corne si
è creduto da taluno, mostrano quattro linee longitudinali, bianche 0 giallognole, spesso
interrotte, o semplicemente indicate da una serie di punti, fiancheggiate per lo più da
serie di macchie nerastre o separate o continue. Le due superiori di dette linee vanno
dal pileo, fin sui lati délia coda; e rilevando a cagione del chiaro lor colore tra i ne-
gri margini sopra fondo verde, sono osservabili più delle inferiori, le quali meno com-
piute, meno distinte, ed anco quasi obliterate nascono sotto le orecchie e terminano
sotto le coscie. Queste diverse circostanze di coloramento s’incontrano in vario modo