coloro che dissero poter lungamente vivere nelle bragie ardenti,- e spegnerle eziandio.
Se non che vogliamo pur concedere che l’umore segregantesi da’pori ammorzi superficial
mente 1’ardore in quel mentre che il tocca l’animale freddo e bagnato, non mai
perô que’ miracoli che sulle testimonianze di Teofrasto, di Plinio, e dello Scoliaste di
Nicandro si dicevano comunemente dal volgo. Quindi mentre da pin secoli Alberto
Magno, poscia il Mattioli, il Gesnero ed altri naturalisé aveano smentito que’ prodigi,
de’quali bellamente i poeti pascevano la fantasia, i paladini figurayano le insegne di
aniore, gli autori e gli stampatori i motti loro ingegnosi, non sappiamo comprendere
come nèl cuor della Francia, in Parigi, e nel Giornale che dicono dei Sapienti, si spac-
ciasse lino al 1667 che un cayaliere Coryini avendo portata con seco una Salamandra
dalle Indie orientali, gittatala ne’ carboni ardenti quella si enfiasse in tutto il corpo,
e yomitasse una materia yischiosa che li spegneya, e riaccesi li rispegneya con lo stesso
artificio, yivendo niente men di due ore in tale inferno, e poi soprayvivendo noye mesi
a quel solenne esperimento del fuoco! Anco il Signor Dufresne, ma giudiziosamente da
suo pari, riferia nel Glossario la notizia cayata da lettere falsamente attribuite al Pre-
tejanni, e fin allora ignola alia scienza, che in certa proyincia di Abissinia sotto la
zona torrida una Salamandra yiyesse solo di fuoco, e al par de’bachi da seta costruisse
un bozzolo di tal pelame che filato da quelle dame serve a tessere le vestimenta reali
che non già coll’acqua si layano ma col fuoco! Ma ogni minima credenza nella pre-
tesa incombustibilité fù quindi tolta di mezzo dalle sperienze del celebre Maupertuis.
' Piii iperboliche assai furono le dicerie sul potentissimo veleno di questo Batrachio.
Leggendo Plinio ed altri Autori si apprende che più mortifero lo possiede che tutti
insieme gli altri animali nocivi, capace essendo di uccidere non il sol uomo che mor-
da, ma le intere popolazioni per solo influsso del danno. Se ti cade una Salamandra
nel pozzo, tutti coloro che di quell’acqua bevessero ne andrebbero all’ altra vita! E se
ti salisse una Salamandra sull’ albero delle poma, più non potresti sotto pena di morte
gustarne! E se cuocessi il pane con legna che avesse tocche la Salamandra, saresti subito
avvelenato in mangiandolo! Le quali fandonie anch’esse dopo la efficace declama-
zione del gran Filosofo di Verulamio furono smentite dal Gesnero che procuré d’irri-
tare due di questi animali, si offerse loro in più aspetti, e si rimase incolume talmente
che neppur ne fu morso. Si espose un Wurfbaino a penetrare col ferro anatomico nelle
viscere del temuto amfibio, e di mano in mano che si spregiudico dell’errore giunse
perfino a stropicciarsi viva la Salamandra sugli occhi. II Maupertuis già detto, per ta-
cere di molti altri, caccio meglio di chiunque in bando anco questa opinione, facendo
si che ne fossero morsi alcuni animali, ed altri la trangugiassero, quando in fine tutti
yissero perfettamente. Ma in quel latte che le trasuda dalla pelle, diceano pertinace-
mente alcuni, esister la morte. Il Laurenti schiettissimo ed intelligentissimo uomo ci
narra con rotonde parole ogni sua esperienza a quest’ uopo. Ne stropicciè le nude
carni dei polli, e de’ cagnuoli, ne fe’ gocciare anco in bocca di piccoli augelli, e non
ne vide alcun danno. Soltanto allorchè la Salamandra fù morsa da due Lucertole, e
non potendo fuggire dalle prese schizzo loro addosso il suo latte, quelle cui tanto
danneggia men di un grano di tabacco, morirono lentamente di conyulsioni. Ecco a che
si riduce il veleno esizial della Salamandra! Disgraziata scoperta se guardisi da un lato.
Irnperocchè dalla storia della scienza sappiamo non esser mancate donne che disfarsi
volendo de’lor mariti la propinarono ad essi; mentre pero credeano di averli estinti li
ritroyarono per ayyentura più rigogliosi di prima, essendochè afrodisiaca yien riputata,
e buona a sostituîrsi allô Scinco. Chè se le leggi romane volean puniti in yirtù della
Cornelia quegli Speziali che a mal’ usa vendessero ÇicutamA SalamandramA Aconitum
( trista campagnia in vero ! ). cio, fù perche quel modella di criminale legislazione antica
non tanta infieriva contro l’uccisore quanto ponderava la deliberata volonté del de-
litto. Buon per il mando se altra velena non si avesse che questo; meglio ancora se
il tristo propinatore della innocente Salamandra fosse punito più di colui che uccidesse
col ferro. non avenda deliherato di uccidere. Della yirtù depilatoria poi di questo animale,
o per meglio dire del sua latte, non conosciamo esperienze moderne che confer-
rnino la opinione degli antichi tramandataci da Plinio, da Marziale, da Petronio Ar-
bitro ed altri; non pero ce ne facciamo oppositori persuadendaci facilmente che la causticité
di quell’umore possa come qualunque altro urente diseccare i bulbi de’capelli; e
che quello della Salamandra peculiarmente si decantasse perché credendosi animale
tanto mortifero, e percio cosi periglioso a trattarsi, la ciarlataneria degli antichi un-
guentarii potea facilmente renderla oggetto di prezzo e di rarità.
Ora ne giova ricordare che laddove parlammo del Triton cristatus avemmo campo
di vedere che i Salamandridij meschiati da Linneo fra le Lacertae attesa la condizione
loro tetrapoda e eau data , una sono delle naturali famiglie de’ Batrachii affine a quella
dei Ranidi più che ad ogni altra : ivi tentammo di stahilirne i caratteri, e le differenze
che si facilmente li fan riconoscere. Quando pero ci fù mestieri di suddividerla, due
soli generi annotammo di essa famiglia cioè Salamandra e Tritonj, ad ogn’un de’ quali
applicammo due sottogeneri, e predicemmo poscia che le verruche delle piante de’piedi
ne avriano un giorno contrasegnati di più. Ecca difatti che a riguardo di quelle ver-
ruche non che de! numéro delle dita ci facciamo a distinguere col titolo di veri generi
ciascun gruppo de’Salamandridi già da noi stabiliti ; ond’è che da parte lasciando
il poco noto Pleurodelesj, sul quale nulla ahhiamo d’aggiungere, la nostra famiglia Sa-
lamandridae riman composta di quattro generi, de’ quali soggiungiamo le denomina-
zioni e-i caratteri.
1. Salamandra> Laurenti, con paratidi, e con cinque dita aile zampe posteriori.
2. Salamandrinaj, Fitzinger, con parotidi, e con quattro dita aile zampe posteriçri.
3 . Geotritonj Nobis, senza parotidi, senza verruche aile piante de’piedi,
4. Tritonj Laurenti, senza parotidi, con verruche aile piante de’ piedi.
Appartengono al primo la Salamandra maculosa^ e la Salamandra atra che alcuni
considerano a torto variété della suddetta. -Forma il secondo per se sola fin qui la Salamandra
perspicillata del Savi, giacchè la pretesa Salamandrina attenuate^ Eschscholtz,
della California, dai cortissimi piedi, nulla ha che fare con essa. Spettano al terzo,
cioè al Geotritonj, la Salamandra Savii del Gosse che tanto a’ giovani Tritoni si rasso-
miglia, e le numerose specie di America. Del quarto che si compone de’ veri Tritoni
abbiam già detto abhastanza. Nel caratlerizzare questi gruppi non abbiamo vor
luto prenderci cura della forma rispettiva della coda, per la ragione appunto che
quel membro va soggetto a quasi insensibili degradaziani seconda le differenti specie,
e le diverse été: corne 1’ aver trovate le verruche in giovani Tritoni che considerati
quali specie credemmo Geotritonij fù cagione che altra volta non ci servimmo di quel
segno nella classificazione de’ Salamandridi. Mancano onninamente di esse verruche
anche le vere Salamandrej e le Salamandrine ; hanno pero la cute erta, opaca, arida ë
porosa, mentre il Geotriton Tha sattile, diafana, molle e liscia, priva essendo non solo
delle parotidi che quelle hanno fin da bambine, ma de’pori dorsali eziandio: trasci