EMYS LUTARIA.
sopranumerario aile estremità delle commessure laterali. Sopra un medesimo asse,
cioè lun^o la commessura trasversale, ehe divide la coppia pettorale dall’ addominale
e ehe è occupata da fibre elastiche, si muovono come due valve la parte anteriore e
la posteriore dello stemo : tanto almeno ha luogo nelle specie finor conosciute. II
capo è un poco depresso ; il muso ottuso; la fronte rivestita d’una buccia sottile,
liscia, aderente, la quàle si stende su tutto il vertice del capo. Le palpebre sono d’al-
tezza uguale. Le mascelle han la guaina cornea con l’orlo semplice, e si chiudono al
modo di quelle del genere Testudo. La lingua è tutta crassa, segnata da pieghe longitudinal^
priva di verrùche. La pelle è scagliosa. Il collo è breve, e la pelle rilassata
ehe lo veste si ripiega sul capo a somiglianza d’un cappuccio. Come nel genere Testu-
doj si ritirano e si nascondono compiutamente sotto l’armatura il capo, il collo, la coda
e le zampe. Queste ultime non sono altrettanto brevi e rigonfie quanto nella Testudo.
Le dita sono volte all’infuori e all’ innanzi, mobili, distinte, pure congiunte fra loro
per mezzo di membrane sfrangiate. Le unghie sono lunghette, piuttosto sottili, acute,
ricurve, scanalate di sotto; hawene cinque quasi uguali ne’piedi anteriori, quattro
ne’ posteriori, le intermedie delle quali maggiori delle laterali. Le Tartarughe di que-
sto genere camminano appoggiando sul suolo le palme e le piante. Hanno statura
picciola: si cibano d’animali e di vegetabili.
Conosciamo due sole specie d'EmySj ehe sebbene riuniscano le condizioni fin qui
enumerate, in altri rispetti sono assai diverse fra loro. In una ch’è abitatrice dell’Ame-
rica Settentrionale il guscio di sopra è convesso-tüïgido, gli squarci dell’ armatura
hanno un’ eslensione mediocre, il passo è lento, le abitudini terrestri; quindi s’awi-
cina manifestamente alla vera Testudo. Il suo sterno poi si connette col guscio supe-
riore ponendo a contatto con esso una sola coppia di piastre, cioè le addominali, e
i due lobi dello stemo medesimo godono d’una taie mobilità, ehe, rimpiattato l’animale,
possono chiudere affatto si l’uno ehe l’altro squarcio dell’armatura. Nell’ altra specie
che vive in Europa ( ed è quella effigiata nella tavola qui unita ) il guscio superiore
è depresso sul colmo del dorso, gli squarci dell’armatura sono ampj, il passo celere, le
abitudini aquatiche; tutte le quali cose la fanno rassomigliare al nostro genere Terra
pene. Quanto allô sterno, per unirsi al guscio di sopra mette a contatto col margine
di questo due coppie di piastre, ehe sono le pettorali e le addominali, e i suoi lobi hanno
una mobilità cosi limitata ehe non si riconosce senza una particolar attenzione. Ri-
guardiamo per ora queste due specie come tipi di due sottogeneri subordinati ad EmySj
al primo de’quali applichiamo il nome Cistuda> l’altro chiamiamo Emys più propria-
mente. È verosimile ehe un giorno si riconoscerà più opportuno ammetterli corne generi
distinti.
Àlcuni si maraviglieranno per awentura che abbiamo adottato per la specie presente
il nome Emys lutaria„ ehe varj autori recenti applicano ad una delle Tartarughe
aquatiche d’Europa dallo sterno solidamente connesso alio scudo. Per giustificarci dire-
mo in primo luogo ehe l’appellazione specifica è quella stessa, ch’era in uso presso i
Zoologi antichi, e ehe adotto Linneo denominando questo Rettile Testudo lutaria; nè ci
sembra necessario abbandonarla, perché Emys europoea l’abbia chiamata lo Schweigger,
il quale trasferi l’appellazione lutaria a quell’ altra Tartaruga, cui abbiamo fatto allu-
sione qui sopra. Quanto all’uso del nome Emys come generico allegheremo ehe questa
nostra specie corrisponde con tutta verosimiglianza ail 'Emys d’Aristotele ; ma quando
EMYS LUTARIA.
pure non voglia darsi gran peso a tal circostanza, o non piaccia ammettere la con-
cordanza accennata, faremo notare ehe questo stesso animale fu originalmente il proto-
tipo del genere Emys pel Rrongniart. Anzi ci sembra di scorgere chiaramente, ehe lo
stesso Merrem, il quale pel primo divise le Tartarughe d* acqua dolce ne’ due generi
Emys e Terrapenej attribuendo al primo il carattere dello sterno immobile, e quello
dello sterno mobile al secondo, avrebbe assegn&to 1 caratteri generici a rovescio, se si
fosse avveduto ehe la Tartaruga della quale ora parliamo, e a cui era già consecrato
il nome EmySj milita insieme colle specie dal guscio inferiore articolato ; laddove egli
per difetlo d’un accurato esame l’associo con quelle dallo sterno inflessibile. Ecco le
ragioni ehe ci han consigliato un’apparente scambio di nomenclatura. Stabilito perô
il nome generico come noi l’intendiamo, s’ottiene un’altro vantaggio, perché non ,si
distrae dal suo significato originale la parola Terrapenej ehe altri sostituiscono ad Emys.
Il radicale di quella voce presso i nativi dell’ America Settentrionale serve infatti a designare
le loro Tartarughe d’acqua dolce (che tutte hanno lo sterno immobile), ed in
modo spéciale quella ehe il Lacépède e lo Schoepff chiamarono Testudo Terrapen.
Il capo dell’ Emys lutaria è un poco più largo ehe alto, una volta e un quarto più
lungo ehe largo, oscuramente tetragono, più grosso del collo, compresso ed attenuate
nella parte anteriore, con la fronte declive, e col muso brevissimo tronçato-rotondato.
La guaina cornea delle mascelle non è dentellata, quella della superiore non adunca,
anzi leggermente smarginata ail’ apice. Narici picciolissime, rotonde. Oc.chi prominenti
superiormente. Collo d’otto vertebre, con la porzione sporgente fuori dell’ armatura
lunga anche più del capo, coperta da pelle non aderente, granulosa. Armatura rivestita
di piastre cornee lisce o segnate da solchi concentrici poco profondi, con l’aja
centrale punteggiata in rilievo. Allorchè tali piastre sono lisce in tutto il campo, soglio-
no aver lungo il margine una sottilissima stria rilevata. Guscio superiore convesso, con
la sommità depressa, segnato da una caréna longitudinale visihile principalmente nel
tratto posteriore del dorso, anteriormente alquanto incavato, posteriormente un poco
smarginato. Piastre disposte corne quelle della Testudo groeca con le commessure non
rette, ma leggermente flessuose: le dorsali e le costali assai larghe, le marginali all’op-
posto molto anguste e con l’orlo esteriore tendente alla direzione orizzontale, inassi-
me nella metà posteriore del guscio; la irnpari picciola, circa tre volte men larga che
lunga. Sterno piano, approssimativamente ellittico, ma un poco più largo posteriormente
che anteriormente, troncato ed appena visibilmente smarginato nelT estremità
che corrisponde sotto al collo, tagliato ad angolo rientrante poco profondo nel tratto
che corrisponde sotto la radice della coda. Piastre della prima coppia triangolari, le al-
tre quadrilatère: le pettorali per la metà posteriore dilatate alquanto verso l’estemo,
lunghe quanto le addominali, le quali sono dilatate altrettanto verso l’esterno, ma
quasi per tutta la loro lunghezza. La commessura ehe collega queste due coppie di
piastre con altrettante del contorno del guscio di sopra è occupata da .una sostanza li-
gamentosa elastica, coperta da una pelle scagliosa conforme a quella delle zampe, la
quale per un breve tratto si stende anche alle estremità della commessura trasversale,
ehe collega le piastre pettorali con le addominali. Lungo quest’ultima commessura si
muovono a ^olontà dell’ animale alzandosi ed abbassandosi leggermente la porzione
anteriore e la posteriore dello sterno. La pelle delle zampe è tutta coperta di scaglie
cornee, grandette, molto depresse, poco sensibilmente embricate. Le palme e le piante
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