Var. Murorum. Olivacea maculis nigris parvis| extimis subocellatis ; vittis dorsi longitude
nalibas binisßavidis : fascia occipitali nulla.
COLUBER MURORUM, Vest.
COLUBER natrix murorum, Fits. Verz. Mus. Wien, in Class. Rept. p. 58. sp. 64. var. ß .
TROPiDONOTDS matrix Tar. murorum, Fitz. Prodr. Faun. Austr. p. 3a6.
TROPIDONOTUS OPPELII, Dinner. Boie.
marasseto, Sette in Bibl. Univ.
Var. Minax. Tola nigricansj lateribus cyaneo notatis.
coluber minax, Schreibers.
COLUBER NATRIX minax, Filz. Verz. Mus. Wien, in Class. Rept. p. 58. sp. 64. var. «.
TROPIDONOTUS NAtrix var. minax, Fitz. Prodr. Faun. Austr. p. 5a6.
coluber jEscurapii focmina, Host, Amphibiol. in Jacquin Collect. IV . p. 356. tab. a6. Sturm, Deutschl.
Faun Fase. I I . tab. i. I I .
INfon v’è forse angolo dell’ Europa dall’Andalusia e dalla Sicilia alla Scozia alia
Svezia e alia Russia in cui non viva quest’ innocuo Serpente. Non isdegna del tutto i
terreni aridi, quantunque si diletti molto dell’acqua, e spesso yi nuoti a lungo in cerca
di preda. S’incontra ugualmente sui monti elevati e nelle pianure, sulle sponde dei
fiumi e dei laghi, in luoghi deserti, nei boschetti, nelle siepi, nei colti, anzi perfino
nel letame delle stalle e nell’interno degli abituri campestri.
E assai mansueto, poco mordace, e s’addomestica facilmente. Pure in istato di liberté
non manca totalmente d’ardire e talvolta essendo aizzato fa mostra di resistere all’uo-
mo, e lo minaccia dimenando la coda e sibilando. Sparge un puzzo nauseoso, il quale
si deye a certo liquor giallastro, ebe specialmente quando è offeso o irritato emette in
copia dair ano. V’ ha chi si ciba della sua came, e questa in altri tempi si riputaya efficace
contro alcune infermità della specie umana.
Gode della facoltà di allargare in modo singolarissimo il capo deprimendolo al tempo
stesso, lo che fa risaltare notabilmente di qua e di là dall’origine del collo l’estremità
posteriore delle mascelle: a questa particolarità si debbono le narrazioni che hanno cir*
cola to di Serpi cornu ti abitatori delle nostre regioni, e le strane figure che altri ha prete-
so dare di tali esseri mezzo immaginarj. Abbiamo fatto rappresentare in una delle nostre
tavole il capo d’un esemplare yecchio straordinariamente grande, nello stato d’allarga-
mento or mentoyato. Tutt’ i Serpi cadono in epilessia se si comprima loro per qualche
tempo o si percuota ripetutamente 1’occipite. Questo, solo che abbia riceyuto un pic-
ciolo numero di percosse perde affatto il senso ed il moto, ed è necessario un’ intervallo
non breye perché riacquisti 1’esercizio delle sue facoltà.
Si nutre d’insetti, pesci, lucertole, rane, rospi, topi e altri animali yiyi. Ram-
picandosi con somma destrezza sorprende altresi gli uccelletti ne’loro nidi, sui ce-
spugli, sulle siepi, sugli arboscelli. La femmina produce circa yenti o trenta uoya
collegate insieme per mezzo d’un glutine, e le depone in qualche buca del terreno o in
qualche ripa esposta al sole meridiano, e più spesso ancora in mezzo al letame: nè è
raro che con la sua presenza essa inyigili alia loro sicurezza, tenendone lontani i topi
ed altri nemici. Alla fine d’autunno ricoyera sotterra al piè delle siepi a qualche pro-
fondità sotto la superficie del suolo, spesso in qualche tana abbandonata dai topi campestri
o dalle talpe, e yi resta assiderato per tutta la stagion fredda.
Biscia è il nome sotto il quale si conosce comunemeute in Italia. I Lombardi ed i
Veneti lo dicono Biscia d*acqua_, Marasso dfacquoj Bastoniere: in altri luoghi è denominatepure
ScacchieraAnguilla di siepe; intorno a Roma sogliono chiamarlo Serpe dJacquaJ
Mangia-rospi o Mangia-botte. V’è poi fra noi un’ altro nome oggetto di spayento pel
yolgo quello cioè di Serpe ottavoj dato da alcuni agli esemplari yecchi di questo stesso
rettile innocentissimo, resi più corpulenti da qualche grosso animale ingojato di fresco,
di cui Ie fantasie atterrite accrescono le dimensioni a più e più doppj, e cui attribui-
scono gratuitamente ogni genère di perfidia. L’indicata appellazione deyesi alia creden-
za ridicola che questo sia 1’ottavo figlio che produce la Vipera in ognuno de’suoi parti.
II capo della Natrix torquata è oyale schiacciato, allargato posteriormente, ristretto
nel tratto anteriore agli occhi, rotondato all’apice, molto distinto dal tronco, che è cilin-
drico-fusiforme col dorso carenato nel mezzo. La coda resta compresa circa cinque yoke
e mezzo nella lunghezza di tutto il Serpe nelle femmine, e meno di cinque nei ma-
schi ; è poco distinta dal tronco, terete, acuta. Lo scudetto del vertice è quinque-ango-
lare col margine anteriore quasi rettilineo, i laterali leggermente convergent all’indie-
tro : la sua larghezza è contenuta una volta e un sesto nella lunghezza del diametro
longitudinale. Gli scudetti occipitali sono ampj, un terzo più lunghi che larghi. I so-
pracigliari sono poco sporgenti all’innanzi degli occhi. I marginali del labbro di so-
pra sono in numero di sette per parte, e di dieci quelli del Jabbro di sotto di qua e di
là dall’intermedio. Le squame che vestono tutta la parte superiore del tronco e della
coda sono carenate, ossia fornite d’una costola longitudinale in rilievo: la loro forma è
lanceolato-allungata ; le più vicine ai fianchi sono pero di grado in gràdo più larghe e
meno evidentemente carenate. Il numero delle file delle squame dorsali è di diecinove;
quello delle piastre addominali varia da i 63 a 176; quello delle paja di scudetti sotto-
caudali da 48 a 74. La tinta generale di tutte le parti superiori è un cinereo per lo più
tendente all’olivastro, altrevolte al terreo, al ferrigno, al turchino, al fosco, o anche al
nero. Verso i fianchi questi colori sono più chiari, e spesso volgono al turchino celeste.
II tratto posteriore del capo porta una fascia trasversa di color giallo tendente al sul-
fureo o al verdastro, la quale in alcuni esemplari è interrotta nel mezzo, in altri è
poco distinta, e in tutti si smarrisce coll’età. Il rimanente del capo superiormente è del
colore stesso del dorso, privo di macchie. Gli scudetti marginali del labbro di sopra
sono sulfurei o bianco-giallastri con le commessure tinte di nero. L’iride è crocea, la pu-
pilla nera. All’origine del tronco di qua e di là dalla nuca, immediatamente dietro la fascia
gialla si mostrano due grandi macchie nere trasverse, più o men prolungate all’in-
dietro, talvolta confluenti superiormente, tal’altra affatto distinte. Da questo punto fino
al termine della coda tutto il dorso è ornato di macchie nere disposte in cinque serie
longitudinali, alternanti quasi regolarmente da una serie all’altra. Le intermedie sono
bislunghe picciole, poco apparenti; alquanto maggiori, quasi rotonde sono quelle delle
due serie vicine : grandi, molto cospicue, approssimativamente rettangolari, trasverse
sono quelle delle due serie estreme. II di sotto del capo è bianco-giallastro, oppure tendente
al sulfureo 0 al verde : la gola non ha macchie; lungo il labbro inferiore le commessure
di tre o quattro degli scudetti marginali posteriori sono tinte dimero. II di sotto
del tronco ha il fondo sulfureo, oppure bianco-giallastro, o perlato, e su questo sono
segnate moite macchie nere, grandi, quadrate, rettangolari o rotonde, le esteriori delle
quali formano due serie sul confine dei fianchi, si stendono qualche poco sulle squa