SPHARGIS CORIACEA.
nali, mentre nelle altre quattro si ristringono al numéro di due dozzine. Rilevano anche
sullo sterno le carene tubercolose in numero di cinque equidistanti tra loro ; e quella
di mezzo che ne occupa tutta la lunghezza è costituita da due serie di tubercoli, che
son più piccoli di quelli che in semplice serie compongono le quattro laterali. '£ sicco-
me gli stessi intervalli fra le carene tanto di sopra quanto di sotto sono sparsi di tu-
bercoletti or poligoni or circolari, cosi ne siegue che tutta la superficie del corpo ap-
parisce tubercolata. Le zampe anteriori sono una yolta e mezza più lunghe delle posteriori;
e si queste come quelle sono rivestite in ambo le facce da piccole scaglie piatte
di forma poligona collocate una dopo 1’altra : due più grandi ed embricate se ne scor-
gono sul taglio esterno delle braccia e dei piedi. 11 colore di esse gioyani è un bruno
chiaro, sul quale spiccano le carene di color fulvo. II capo hanno scuro e sulla fronte
due punti rossastri, gialle le mascelle e il sottogola, nerastre e marginale di giallo le
zampe.
Giunge la Sphargis coriacea a grandezza maggiore di ogni altra Tartaruga marina ;
ed alcuna se ne yide assai più lunga della canna architettonica romana. In un esem-
plare, il cui guscio era lungo quattro piedi e mezzo, la larghezza era di tre ed un
quarto, 1’altezza di un piede e mezzo. Le costole, sostegno al guscio, in numero di
dieci paja congiunte ad altrettante yertebre dorsali non ayeano dilatazione alcuna per
la quale si toccassero; rimaneano percio libere, e tra gl’ intervalli loro giaceva una
oleosa pinguedine. Le ossa constavano di un tessuto assai più fibroso che in qualun-
que altro Chelonio, e di maggior proporzione di gelatina: prive erano di foro midoL
lare, ma porose in tutta la sostanza, percio leggerissime e pervie all’olio che abbon-
dantemente suole invadere la polpa di questo animale, e somigliantissime infine a quel-:
le dei Cetacei e dei più lardacei tra’ Pesci.
Abita in tutti i mari caldi e temperati, tra’quali predilige que’ del Brasile, ma di
stagione estiva s’ innoltra talvolta in più fresche regioni, rarissima a prendersi anco
nel Mediterraneo. Presso Nantes agli sbocchi della Loira una ne colsero i Francesi
nel mese di Agosto del 17129, lunga più di selte, larga quasi quattro, ed erta due piedi
parigini. Urlo cosi fieramente quando con pâli di ferro le fracassarono il capo che se
n ’udiva il suono ad un quarto di lega frattanto che mettea fuor dalla gola una nu-
vola di vapor denso e puzzolente. Nell’ estate del 1756 una ne fu presa sulle coste
di Gornovaglia. Cosi ogni qualvolta s’incontrö, che tedioso sarebbe il ripetere, se ne
fe meraviglia più de’ Cinesi nel settentrione di Europa, e le relative grossezze si re-
gistrarono; onde quella che ando a perire nelle acque di Cette sul lido di Linguadoca
sappiamo che fosse lunga sette piedi e cinque pollici di Francia, quanti n ’avea quel-
1’altra che si mostro in Roma a tempi di Benedetto XIV, il quale mandolla in dono
al museo della sua patria. Sconcie e mostruose furono le immagini che in quel tempo
se ne publicarono: noi possiamo andar contenti di porgerla certamente fedele, e se-'
condo natura.
Depone le uova nella sabbia delle spiaggie marine, ed ha le abitudini simili a quelle
delle altre Tartarughe di mare. Olio molto si ritrae dalle sue carni assai inferior! a
quelle di qualunque Cheloniaj e alquanto purgative, non-pero velenose come alcuni
asserirono.