SEPS CHALCIDES.
Bel genere S e p s un’altra sola specie si conosce, la quale vive in Ispagna ed in
alcune provincie meridionali della Francia, ma in Italia non mai. Buméril la chiama
S e p s lineatus; Fitzinger Z y g n is striata. Rassomiglia alla nostra in quanlo alla forma, ma
ne va specificamente distinta. Le sue divise poi la fanno ad un tratto riconoscere, es^
sendo segnata da otto o nove righe brune ugualmente spaziate.
Fitzinger a queste due specie riuniva il T r id a cty iu s Deeresiensis di Peron per for-
mare il genere Z fg n is . Ad onta pero delle sue tre dita (o per meglio dire aborti di dita)
quell’ animaletto si accosta maggiormente al T e tra d a c ty lu s Decresiensis della stessa Isola
(Becrès) e dello stesso Erpetologo (Peron); vale a dire al Seps del medesimo Fitzinger:
pei quali due Rettili noi abbiamo adottati i generi Hemiergis e Peramelis.
Non sappiam cosa sia il S e p s aequalis del Gray. È forza perô osservare quanto facile
sia l’ingannarsi sopra la natural lunghezza della coda, sulla real proporzione cioè
della medesima in questi esseri e negli affini; imperocchè quella parte facilissima a
spezzarsi ricresce a varie lunghezze. Se fosse europeo l’esemplare che il Gray descrive,
io non esiterei a crederlo la varietà concolore della nostra specie, paragonata forse da
lui non già col proprio tipo, ma bensi con il rettile di Spagna preso in isbaglio per il
S e p s chalcides, come potrebbe far credere la diagnosi che ne porge.
Il nostro Rettile è viviparo: stanzia nei prati ove è comunissimo per tutta 1’ Italia
méridionale ; si ciba di ragni, di piccoli insetti, di molluschi, ed è innocentissimo. Con
somma rapidità serpeggia e sfugge fra le erbe, malgrado il debole ajuto che puo aver
dai piccolissimi piedi; e tutte le sue mosse, compresa quella di ravvolgersi a spira, son
più di Serpe che di Lucertola. Cecelia, Cicigna3 L u scengoktj F ie n a ro la j sono i nomi
che gli vengono imposti dal volgo ne’varj paesi d’Italia: 1’ultimo, non diverso dai si-
gnifieati di LanginafenUj S ch ilig a fe n u dei Sardi, è quell o che gli danno in Rom a, nella
cui campagna abbonda di primavera e di estate, rintanandosi assai di buon ora per esser
sensibilissimo al freddo. Talvolta racchiuso nei fasci del fieno s’introduce nei luoghi
abitati, e per quella sua figura serpentina intimorisce le femmine ed i fanciulli che
noi conoscono. I Nizzardi lo dicono J g u g lio u n de p ra t.
Bubito qualche Zoologo che questa specie non fosse la L a c e rta chalcides di Linneo,
perché quel sommo naturalista nei significarla le pose cinque dita'ne’piedi: ma tutto
conduce a credere che l’errore nascesse dai noverare si piccoli articoli sopra esemplari
già morti da gran tempo.
Circa la etimologia dell’aggiunto chalcides o chalcidica dagli antichi dato a questo
animale, noi tralasciando di riferire i tanti e diversi pareri degli scrittori, crediam rice-
vere piuttosto quella che la ripete dai XaXxoç de’Greci, che trovasi promiscuamente ado-
perato per bronzOj e per ramej essendochè, corne si vede nella tavola nostra, il colore
del S e p s talvolta si puo dir di bronzo e talvolta di rame: rosseggia cioè, o verdeggia
secondo le sue varietà, ed anche secondo la inflessione della luce che le ferisce.