1’ olio comune o nelT alcool soprawive ore intiere: ma l’uccidono quasi all’ istante la
polvere di tabacco introdotta nelle fauci, e l’olio di lauro-ceraso applicato alle carni
snudate dalla pelle. Mutilata, e fatta a brani continua a contrarsi per uno o due giorni,
e per altrettanto tempo il capo mozzato conserva la facoltà di mordere e d’awelenare.
A noi non appartiene il diffonderci lungamente sulF esame della natura del veleno
viperino, degli effetti suoi, dei rimedj da opporvi. Quest’argomento è stato trattato di
proposito in molti scritti celebratissimi, particolarmente fra noi in quelli del classico
Redi e dell’Abate Fontana, il quale ebbe la perseveranza d’istituire appositamente più
migliaja d’esperienze. Si raccoglie da tutti quest! scritti ehe l’umor venefico trae alia
natura d’una soluzione gommosa. Mescolato col sangue dei mammiferi e degli uccelli
non tarda a provocare sintomi gravissimi ed anche mortali, ehe manifestano una violenta
affezione del sistema nervoso, ed han grande analogia con gli effetti prodotti dal-
l’acido prussico. Morsicati soggiacciono quasi costantemente gli animali di picciola mole;
più di rado l ’uomo e i quadruped! grandi e vigorosi. Ne provano effetti sinistri anche
i Pesci, e molti fra i Rettili, non mai perö quelli della stessa specie awelena-
trice ; niun male ne risentono gT invertebrati. In ogni morso dato con un sol dente, fin-
chè i serbatoj delT animale sono abbondantemente prowisti, si depone nella ferita la
quantité di circa mezzo grano d’umor velenoso, e secondo i calcoli del Fontana se ne
richieggono circa tre grani perché divenga letale per T uomo costituito in tuito il suo
vigore. Cosi essendo, facilmente si spiegherebbe la felice riuscita dell’ applicazione dei
tanti rimedj interni o locali vantati come immancabili contro il veleno della Yipera ;
perché a tali mezzi sarà stato attribuito Tonore delle guarigioni, ehe operava la natura
indipendentemente da essi. II Fontana sembra inclinato a confidare nelT applicazione
esterna della potassa caustica, cui attribuisce la proprietà di neutralizzare il veleno; non
tralascia perö d’avvertire ch’egli crede bastevole un tempo brevissimo, forse Tintervallo
di soli venti minuti secondi, perché il veleno stillato nella ferita sia trascinato col sangue
nel torrente della circolazione. Da cio risulterebbe l’inutilità assoluta del legare, dello
scarificare, dell’ amputare o del distruggere col caustico le parti offese dopo scorso un
tempo considerevole. Pure, potendo operare con qualche prontezza, non è da dubitare
delT opportunité di questi mezzi. Il più conducente alio scopo sembra ehe sia provocare
l ’evacuazione della sostanza venefîca immediatamente dopo il morso incidendo le cami
in varj sensi intorno al segno lasciato dal dente, e succhiando forte con le labbra.
S’esporrebbe in vero a qualche accidente sinistro chi eseguisse quest’ultima operazione
o sull’ altrui persona o sulla propria avendo la bocca escoriata o guasta, perché il veleno
viperino ha sempre un’ azione deleteria sulle carni prive di tegumenti: ma è
certo che introdotto nelle fauci sane e spinto nel canal digestivo, seppure non sia preso
in dosi grandissime, non fa alcun male. E superfluo il dir finalmente, ehe, allorquando
il dente della Vipera è penetrato nelT interno di qualche vaso sanguigno di gran cali-
bro, riesce vano qualunque sussidio dell’ arte adoperato all’ esterno. A combattere i sintomi
di depressione, che sempre si manifestano e spesso in aspetto minaccioso, quando
il veleno s’è già diffuso, utilissimo si sperimenta l’amministrare all’interno i s rimedj
eccitanti. Fra questi è da contarsi l’ammoniaca; ma stando agli esperimenti del Signor
Mongiardini di Genova, si deve credere insussistente l’azione specifica, che da
taluni le fu attribuita.