sono mura semîdirute o mal fabbricate, e legnami innestati nelle pareti. In quei luoghi,
coperto talvolta di polvere e d’immondezza per nascondersi meglio, fa le sue caccie e
perseguita fin l’ombra degl’ insetti volanti. Ivi potrà impadronirsene la mano di qualche
coraggioso, ma non l'otterrà intiero senza difficoltà, poichè quest’animale col rawolgere
la propria coda la spezza come se fosse di Yetro : picciol danno per lui, perché pochi
giorni dopo ne spunta una nuoYa. Passa l ’invemo nelle fessure dei muri senza cadere
completamente in letargo. Nei primi giorni della primaYera esce, e Ya a ricrearsi ai raggi
del sole, ma il menomo rum ore o 1’apparenza della pioggia lo fa ritirare tosto nel suo
ricoYero. Ha un grida debole,, e non la emette di frequente. Le sue uova sono OYali,
grandette, di guscio duro.
Questa specie à camunissima nell’Italia méridionale e centrale, ed è propria di tutto
il contorno del mediterraneo e delle sue Isole. E stata troYata in Provenza, in Ispagna,
in Barbaria, nell’Egitto, nella Siria ed in Grecia. Verosimilmente questo è l’animale che
Plinio e i Latini chiamaYano StelliOj, i Greci (e lo- stessa Plinio) Ascalabotes. Oggi in
tutta l’ltalia lo dicono Tarantolaj e non abbiamo mai sentito proferire Terrentola come
scriYono alcunî autori stranieri. I ProYenzali gli danno il nome di Tarante. A Nizza ha
quello di Lagramua. Gli Spagnuoli lo dicono Carapata o Garapate_, e tfasportano questi
termini nel linguaggio cornune per denotare ogni oggetto schifbso, importuno e malefieo«.
Porse la nostra Tarantola è lo Schemamith degli Ebrei, che Salomone nel Cap. 3o dei
ProYerbj pone fra le quattro cose “minima terrae sapientiora sapientum’\ aggiungenda
che “manibus nititur et nioratur in aedibus r e g i i sMa quella Yoce, cui la Yolgata e i set-
tanta interpreti sostituiscono StelliOj per altri vale Simia_, per altri Sanguisuga e per altri
Aranea; anzi quest’ultimo significata piace ad un grandissimo mimera di scrittori; ed
infatti l’industria del Ragno è degna dell' ammïrazione de’ Savj quanto quella di qual-
sivoglia altro vivente.. A noi non appartiene il risolvere siffatta questione, e solo ci
contenteremo di notare, che se l’ispirata figlio di David ha parlato d’un Rettile, deve in-
tendersi senza mena della Tarantolaj la quale vive nelle abitazioni anche più suntuose
della Palestine; lo che non puo dirsi del Ptyodactylus lobatus degli Erpetologi modern!,
abitante anch’esso di quelle con trade, e nel quale alcuni hanno voluto riconoscere lo
Schemamith della Bibbia; perche quest’ultimo fugge; i muri esposti al sole per vivere
negli umidi sotterranei e nelle buche delle cantine, che certamente non son dimore da Re.
La famiglia dei Gecconidi è forse la più naturale e campatta di tutta la sottoclasse dei
Rettili. Quantunque si connetta con la famiglia degli Stellionidi è singolare fra i Sauriij
anzi fra tutti gli Squamatij. perche è-ben circoscritta, e non dà eserapio di passaggi gra-
duati verso le famiglie contiguer come accade nelle altre. Non si lascia dividere in sot--
tofamiglie, ed in complesso corrisponde allé sottofamiglie degli altri Saurii: anzi è tale
la somiglianza che hanno fra di loro i Gecconidi> che varj autori li riuniscono. in un
genere solo. Lungi dal confondersi con gli altri Saurii essi connettona il loro Ordine coi
Coccodrillij coi quali hanno una notabile affinità-
Il carattere principale della famiglia consiste nella lingua che b carnosa piana,
non estensibile, libera aU'estremità: negli Stellionidi invece è quasi adnata, e in tutti
gli altri Saurii è più o meno estensibile. I Gecconidi sono i soli fra i Saurii che abbiano
l’osso pariétale diviso in due pezzi, che portino una sola palpebra,. che menino una vita
notturna, e che abbiano una voce elevata.
II corpo dei Gecconidi è depresso, piuttosto tozzo-t il capo molto schiacciato*; le narici
situate in punta ; il timpano un poco rientrante : l’apertura della bocca ampia : palato
edentulo : le mascelle armate in tutto il contorno di denti picciolissimi conici retti fitti,
disposti in una serie sola, sempre applicati al lato interno dei tomj; condizioni che si ri-
petono quasi senza modificazione alcuna nei diversi gruppi, lo che non accade nelle
altre famiglie. Gola non dilatabile. Pelle ruvida nella parte superiore, perché coperta di
squamette graniformi picciolissime, fra le quali sorgono alcuni tubercoletti più elevati :
squame della parte inferiore piatte, embricate. Pori femorali in varie specie. Coda
ornata di pieghe circolari: ma se si rompe in luogo della parte caduta ne spunta una
nuova priva di pieghe, ed anche senza tubercoli in quelle specie che naturalmente ne
sarebbero fornite; e questo ha indotto in errore varj Erpetologi che hanno attribuito tale
conformazione a differenza di specie o d’età. Àrti mediocri divaricati. Dita libere, quasi
uguali, nella massima parte delle specie notabilmente dilatate, e inferiormente ornate di
pieghe lamelliformi. Unghie molto retrattili, acutissime, taglienti, di vario numéro, talvolta
affatto mancanti.
S’allontanano dagli altri Saurii per la forma piuttosto tozza del corpo. Le loro pal-
pebre brevissime si ritraggono fra l ’orbita e l’occhio, occultandosi del tutto. Gli occhi
grandissimi, con la pupilla che si ristringe alia vista della luce, dimostrano che sono
formati per vivere al bujo: infatti a differenza di tutti gli altri Sauriij e seguendo piuttosto
il costume dei Coccodrillij si trâttengono ne’luoghi oscuri quasi per tutta la gior-
nata. Questa particolarità, e cosi pure la facoltà di ritrarre le unghie li rendono analo-
ghi ai Felini fra i Mammiferi, e agli Strigini fra gli Uccelli. il portamento e la lentezza
ordinaria dei moti li fanno rassomigliare ad alcuni Batrachj. Come le Salamandre, mole-
stati che sieno, stillano un umor glutinoso e caustico. La struttura delle dita fa che pos-
sano rampicarsi con la massima facilità, e camminare al di sotto dei palchi e delle volte.
E inutile il ricordare th e Linneo comprendeva tutti questi esseri nel suo genere
Lacerta: - infatti egli riguardava come Lacertae tutt’i Rettili tetrapodi caudati privi di
guscio, e perfino i Loricatij e i Batrachj lacertiformi. Laurenti fu il primo ad isolare le
pochissime specie di Gecconidi a lui note, che comprese sotto il nome generico di Gecko.
Il Signor Gray chiamo Geccotidae la famiglia nostra e vi conto in tutto undici generi,
che poscia ridusse a sette. Il Signor Fitzinger la ripartisce in dieci generi, e la chiama
famiglia degli Ascalabotoidei. Il Cuvier ne fa un sol genere, e lo divide in otto sottoge-
neri. Il Wagler che la chiama delle Platyglossaej quantunque non ammetta parecchi
gruppi stabiliti dai suoi predecessori, vi annovera tredici generi.
A noi sembra che le diecisette forme che sono state segnalate finora fra i Gecconidi
•possano ripartirsi meritamente in quattro generi. Il primo Caudiverbera (UroplateSjDura.)
ha le dita più o meno palmate alla base. Il secondo Ascalabotes si distingue per le dita
' orlate per tutta la loro lunghezza e fornite di sotto di lamelle trasversali. 11 terzo Hemi-
dactylus ha per carattere le dita orlate ma con l’ultima falange libera, tutte fornite d’un-
ghia e coperte inferiormente da lamelle bipartite. Il quarto si distingue per le dita senz’
orlq o dilatate soltanto all’apice, e senza lamelle; ed a questo serbiamo il nomedi Gekko.
Ulteriormente il genere Ascalabotes; cui appartiene la specie che siamo per descri-
vere, si puo ripartire in cinque sottogeneri. Le specie che hanno i pori femorali e il solo
pollice privo d’unghia costituiscono il gruppo Platydactylos. Quelle che mancano di
pori femorali, e il cui primo secondo e quinto dito mancano d’unghie formano il gruppo
da dirsi più propriamente Ascalabotes. In questo le squame inferiori della Coda
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