sua famiglia, non infrequente abitatore del nostro Mediterraneo. Sia ehe il proprio
istinto lo spinga a cosi lungo passaggio, sia ehe ve lo sforzino le grandi correnti marine,
o qualunque altra causa vogliasi cercare di sua peregrinazione, gode anch’esso
di far soggiorno negli ameni spazj dell’ Adriatico e del .Tirreno.
La famiglia dei Chelonidi apparisce in cosi semplice e naturale aspetto ehe, ben
dissimile dalle altre del suo Ordine, per formar le quali raccolsero varj Erpetologi different!
combinazioni di caratteri, ella rimane dall’unanime consenso circoscritta dentro
termini suoi proprj e naturali ; ne passa in altra famiglia per mezzo di quel minuto
degradare ehe tanto si osserva negli altri gruppi. Che se pure si yoglia chiamar passaggio
dalla famiglia Trionycidae quello ehe mostrasi nel suo geneieSphargiSj per ayer si
l’uno come l’altra il guscio coriaceo, sarà questo un segno piuttosto di analogia ehe di
affinité, qualora si riguardi la massima caratteristica riposta nella diversità delle zampe.
Questa chiarissima distinzione ehe privilégia le Testuggini marine, da noi dette
Tartarughe, appunto per serbare il nome di Testuggini a quelle dai piedi atti a cam-
minare, fin dai tempi pin antichi fu conosciuta dai naturalisti, e sanzionata dällo
stesso Aristotile. Testudines pedibus pinniformibus le chiamo Linneo nel suo Syslema
Naturae J Gmelin Testudines marinaeJ Oppel Chelonii. Fitzinger rinunziando alla sua
prima appellazione di Carettoidea si conviene ora col Wagler nel chiamar Oiacopoda
questa stessa famiglia ehe il Gray denomino Cheloiiiadae. Eccellente sopra tutti e di
somma propriété e bellezza riputiamo il nome di Thalassites impostole dai Duméril.
Ma poco o nulla rileva la dissomiglianza dei nomi quando tutti gli autori concordano
neir assegnarle gli stessi confini; diciamo tutti, non facendo conto dell’assurda divi-
sione ehe il Latreiile sotto il nome di Gymnopodi voile stabilire fra i Chelonii, con
ehe yen ne insieme a confondere con le Chelonidae le Trionycidae ed alcune di quelle
Testudinidae ehe son prive della facolté di rimpiattarsi.
Tutt’ i Cheïonidi hanno il capo gibbo, quasi quadrato nella parte di mezzo che
corrisponde alle orbite, d’altezza presso ehe uguale alla larghezza, sebbene confor-
mato lateralmente a piani declivi, grosso in modo da non esser ricevutb nello squarcio
del guscio: il muso compresso, breve: grandissime le orbite; le palpebre di grande
spessezza, le superiori con sette ovver otto tubercoletti o scagliuzze quadrilatère, al-
lungate, poste trasversalmente : la cavité nasale picciola è piii estesa in larghezza ehe
in lunghezza: le narici semplici situate all’anterior truncazione del becco. Sull’ orifi-
zio pero del canale nasale è soprapposto un volume carnoso nella cui grossezza si
scorge l’aprirsi o il efeiudersi ehe fanno le valvole quando l’animale esce a respirar
l’aria ovvero quando si sommerge : questo volume è più grande nei giovani ehe nei
vecchi ; e da lui formarono gli autori alcune specie nominali dette nasicorni, Le
mascelle robuste., solidamente articolate e fornite di gran muscolaturà, prive di lab-
bra, con la guaina cornea, costituente un becco adunco tagliente in ambedue i mar-
gini sottili e per lo più dentellati: la mascella inferiore anch’ essa ricurva entra in
un solco della superiore, e n’ è chiusa e circondata del tutto : il margine interiore
del solco anch’esso tagliente. La lingua è larga, molto carnosa, mobile benchè corta.
Il collo breve, protrattile, coperto di pelle crespa e rugosa, e nella sua inflessione
prende la figura di un S : la gola priva di papille. Il guscio superiore è assai depresso,
molto più largo nell’innanzi ehe nell’indietro, cuoriforme, connesso per breve traltq
con lo sterno. Negli stessi animali adulti, dai vecchissimi in fùori, le costole non si
dilatano ne restano fra Ioro saldate in tutta la lunghezza', ma lasciano verso il lem-
bo degli intervalli riempiti da sole lamine carlilaginee flessibili-, e talora da semplice
membrana. La sterno è membranoso nel suo centro, incorniciato quivi da pezzi ossei
di varie forme seconda le varie specie, prive, corne la à pure il guscio superiore,
d’articalazioue o mobilité di alcuna so-rta, assai più lungo che largo, diversamente da
quello delle Trionicidij che sono- le sole Testuggini in cui vediamo rinnuovarsi l’os-
sificazione imperfetta di esso sterno. Mobili son le ossa della pelvi. Le zampe sono na-
tatorie, pinniformi, prive di facolté retrattile, costrutte a guisa di pale di remi, cioè
talmente depresse che le dita lunghissime sempre al numéro di cinque, quantunque
formate di pezzi dislinti, non riescono libéré a verun movimento parziale, atteso il
tenace legame della pelle coriacea che inviluppa di seguito tutte e cinque quelle dei
piedi anteriori e le tre prime soltanto dei posteriori, lasciando al quarto e al quinto
dito una certa mobilité, per esser ella quivi alcun poco più elastica e sottile. La lunghezza
delle zampe anteriori supera di molto e talvolta anche del doppio quella delle
posteriori, ma queste sono a proporzione alquanto più larghe. La palma giunge a supe-
rar perfino di quattro volte la lunghezza dell’antibraccio, e la pianta almeno per mêlé
quella della tibia: le unghie, quando esistono, sono- una sola o due per ogni zampa,.
depresse e piuttosto aguzze. La coda è breve, terete e crespa.
E facile ad ■ osservare in questa famiglia. dei Chelonidi alcune particolarité cosi co-
spicue in tutto lo scheletro, ma specialmente nel guscio superiore, nello sterno e nelle-
ossa delle zampe, che servono di guida a riconoscer perfino le reliquie fossili. Il principal
carattere della struttura del capo, come c’insegna il Cuvier precisamente dopo le
comparazioni stabilité per far entrare i Chelonii in quella scienza dei fossili dai suo grande
ingegno veramente creata, consiste in cio: che i margini delle ossa parietali, frontal!,
posteriori e dei loro mastoidei temporali e jugali, si uniscono fra di se e con la cassa per
cuoprire tutta la regione delle tempia di un tetto osseo la di cui.continuité non è in-
terrotta, e sotto il quale i muscoli tempiali trovansi riparati e s’incontrano in un punto
di rappiccamento assai resistente- per operare sulla mascella. Tutte le parti della teca
ossëa non sono mai intieramente solidate. Le piastre sono sempre lisce. Diverse dalle
Testuggini terrestri le Tartarughe marine nascono con le caréné e protuberanze-,' che in
esse svaniscono con l’eté, quando alT opposto nelle altre incominciano a mostrarsi.
I polmoni sono grandi, capaci di contenere assai quantité d’aria. La superficie interna
dell’esofago è coperta quasi da una siepe di foltissime punie cartilaginee, coniche,
grandi e picciole confusamente miste insieme, morbide alla base, aguzze e dure-
ail’ apice. Cominciano queste dallo squarcio della laringe formando una s.caletta di sei
o setle gradatamente crescenti in grandezza. Quindi si spandono per ogni lato della
superficie e l ’armano d’un grosso cerchio. La lor direzione corre in linea uguale verso,
lo stomaco in modo che agevolano il passaggio del cibo, e impediscono. che questo tornl
alla bocca. Àvvicinandosi allô stomaco lasciano uno spazio- vuoto,. ricoperto da sole
rughe o increspature, e sul fine delT esofago riprendono un nuovo ordine, brevissimo-
pero e non più esteso d’un pollice, e divengono quivi molli e cedenti sulle eslremité..
A questo ultimo ordine di punte succédé una ghirlanda di piceole glandulette sospese-
intorno, coi lor canaletti visibili, fino al punto dove ha principîo lo stomaco.
Fra tutti i Chelonii primeggiano in grandezza le Chelonidae fino. a giungere al peso-
di mille e più libbre, e ad avéré il guscio. lungo sette piedi, e della circonferenza