quel vocabolo Æ s cu la p ii non fosse più assegnato come nome specifico ad altri Colubri.
Nondimeno il Lacepède stimö di poterlo usurpare applicandolo ad un Serpe che ave-
va ricevuto da Roma. Il massimo numéro degli Erpetologi seguenti ha credutoil Coluber
Æsculapii del Lacepède identico con quello di cüi ora dobbiamo parlare: ma questa
supposta identità è più che dubbiosa. Ed in vero quell’ autore assegno al suo C. Æsculapii
le squame carenate ed altri caratteri, ehe corrispondono a quelli del Coluber Elaphis
non bene adulto, e che non possono conciliarsi con quelli del Rettile in discorso.
Si vede pertanto ehe trattandosi di designar questo, il nome Æsculapii mérita d’esser
rigettato per ogni titolo.
Quahinque siasi la denominazione sotto cui è stato descritto, questo Serpente è
ben noto ai Zoologi nel suo stato adulto o quasi adulto: ma nella sua prima età présenta
un’aspetto tanto diverso da quello che deve assumere in seguito, ehe dei cambia-
menti cui soggiace non trovasi notizia alcuna presso gli autori. È probabile ehe il gio-
vane sia stato confuso con qualche altro Serpe comune, al quale somiglia in quel-
l’epoca della vita; nè sarebbe cosa meravigliosa se ad alcuno fosse awenuto di de-
scriverlo corne nuovo.
È sparso per lutta l’Italia, e abbonda specialmente nelle pianure della Lombardia,
nell’ agro Romano, nella Calabria e nella Sicilia. Il suo nome volgare nei contomi di
Roma è Saettonej nell’Italia Settentrionale lo dicono Biscia da proto^ Angib o Basto-
n ie re . Trovasi pure nelle parti meridionali della Francia e della Germania e nell’Un-
gheria. S’appiatta là dove è più folta l’erba dei prati. Ricovera nelle fessure dei bur-
roni, fra le prunaje, nelle siepi; si rampica sui tronchi degli alberi e si nasconde nei
loro buchi. Insegue i piccioli quadrupedi, gli uccelli da nido, le rane e gli altri ret-
tili. Del resto le sue abitudini sono piuttosto tranquille. E asSai timido, e ad ogni sus-
surrare di foglie prende la fuga. Non si difende e non minaccia a meno ehe non sia
stato irritato e ridotto agli estremi. Allora si rizza, soffia, sferza con la coda, si slancia e
morde. Il suo sibilo è forte. Non fréquenta i luoghi pantanosi; ma terne anche più quelli
eceessivamente bruciati, e sempre si vede uscire in campagna dopo le piogge. Tenuto
in domesticità è uno dei più mansueti.
Parlando del Coluber Ricçioli abbiamo detto ehe diamo più propriamente il nome
Coluber al sottogenere che dal Wagler fu denominato Zamenis. In questo gruppo il capo
è oblungo-quadrato : le narici rotondate, poste nella fessura di due scudetti nasali : gli
scudetti posteriori degli occhi in numéro di due : un solo scudetto loreo per parte : i
sopracigliari sporgenti anteriormente agli occhi: lo scudetto del vertice allungatù: le
squame numerose, uniformi, lanceolate, lisce: il tronco assai lungo, uguale, terete: la
coda per lo più lunga, terete anch’essa. A questo sottogenere, proprio dell’Europa e dei
climi analoghi delle altre parti del globo, appartiene il Coluber flavescensj ehe passiamo
a descrivere nel suo stato adulto.
Lunghezza d’un’ esemplare ordinario quaranta pollici, dei quali sette e mezzo sono
occupati dalla coda. Circonferenza nel punto della maggior grossezza due pollici e sei
linee. Capo leggermente distinto dal tronco, oblungo-ellittico, anteriormente ottusissimo,
quasi troncato, lungo poco meno d’un pollice, largo otto linee. Scudetto del vertice
quinquangolare, tanto allargato anteriormente che quasi apparisce triangolare, coi due
lati ehe corrono nel senso della lunghezza del capo rettilinei. Scudetti occipitali' grandi,
troncati posteriormente. Scudetti lorei trapeziformi. Occhi vivacissimi nero-ranciati.
Tronco poco più alto ehe largo* tondeggiante. Coda continua, acuta, piuttosto piana di
sotto. Squame del dorso perfettamente lisce, ellittiche, oscuramente esagone. Piastre ad-
dominali in numéro di 228, scudetti sottocaudali paja 86.
Il colore di tutto il Serpe nella parte superiore è un bruno-olivaceo, ehe verso i fian-
chi tende leggermente al giallastro. Le squame talvolta sono punteggiate minutamente di
fosco : quà e là se ne veggono alcune col margine segnato di bianco in tutto 0 in parte. Il
di sotto di tutto il tronco e della coda è d’un color di paglia più o meno tendente al sul-
fureo, perfettamente uniforme e terso. Le piastre pero lungo il confine dei fianchi sono
sfumate leggermente di color olivaceo, e spesso punteggiate di fosco. Il capo ha di sopra e
di sotto gli stessi colori del dorso e del ventre. Dal lembo inferiore e posteriore dell’oc-
chio partono due strisce fosche, le quali segnano la figura d’un arco di qua e di là dal
capo: quella anteriore è più sottile e dall’occhio scende verticalmente fino agli scudetti
gulari: la posteriore corre per un tratto orizontalmente verso i lati del collo, quindi s’incurva
all’iiigiù, ed accenna un collare che nel di sotto non è completamente chiuso.
Secondo ehe l’animale invecchia queste due strisce impallidiscono e la posteriore giun-
ge ad obliterarsi del tutto. V’ha una varietà di questa specie quasi nera, con pochissime
macchiette bianche 0 anche senza.
Nella prima età il capo è assai più distinto dal tronco, e la tinta che ha superiormente
tende piuttosto al grigio-fosco ehe al verde. L’iride è di color di nocciola. Gli scudetti
frontali e i sopracigliari sono tinti di nerastro lungo il lembo posteriore: una li-
neola nerastra scorre trasversalmente nel mezzo degli scudetti occipitali. La parte inferiore
e i lati del capo sono d’un giallo canario: le due strisce ehe partono dall’occhio
e si dispongono in figura d’arco sono d’un nero morato: dietro a quest’arco il giallo
della parte inferiore si stende a guisa di collarina superiormente interrotta. Sul collo
immediatamente al di dietro degli scudetti occipitali havvi una macchia bruna semi-
lunare con le branche rivolte verso la parte posteriore, allargate verso le estremità.
Il fondo di tutto il dorso è cinereo-sordido, tutto sparso di macchie grandette bruno-
olivastre, disposte in guisa da accennare quattro strisce scure longitudinali, e un numéro
grandissimo di fasce trasversali. Le squame ehe cuoprono gl’intervalli posti fra
le dette fasce e le strisce hanno i lembi d’un bianco latteo; talchè il dorso apparisce
spruzzato minutamente di bianco. Questi spruzzi bianchi mancano affatto sulla coda,
che superiormente è d’un color olivaceo-bruno uniforme. Gli scudetti ehe vestono tutta
la parte inferiore dell’animale sono d’un colore di paglia sudicio nel tratto più vicino
al capo, quindi assumono gradatamente una tinta d’acciajo, ehe domina fino ail estremità
della coda. Il solo tratto tinto di color di paglia più puro è ornato di larghe macchie
quadrate nere, ehe tendono a ordinarsi in due strisce longitudinali: tutto il restante
della parte inferiore è privo di macchie. Lungo i fianchi gli scudetti di tutt il tronco
sono tinti verso l’estremità di macchiette fosche e color di paglia, ehe essendo situate
alternativamente più alte e più basse accennano dall’uno e dall’ altro lato tre linee longitudinali.
Sembra inutile awertire ehe finchè non diviene perfettamente adulto questo Serpe
conserva non poche tracce delle macchie di cui è ornato nella prima età : la pancia so-
pratutto continua per gran tempo ad essere sfumata di color d’acciajo. In taie stato inter-
medio esso è stato descritto t\a alcuni degli autori allegati in principio di questo articolo.