I nomi delle specie si trovano applicati fuori di luogo in quasi tutt’ i trattati: va-
xietà leggerissiine, anzi scherzi accidentali di forme e di coloramento vengono dati come
specie distinte ; e all’ opposto più specie veramente diverse si riferiscono come va-
rietà d’un tipo medesimo. Che più ? Si potrebbero allegare esempj d’ Erpetologi, ehe,
intenti a descrivere o ad effigiare un Rettile velenoso che avevano sott’ occhi, gli hanno
attribuito quelle forme e quei colori ch’ esso non presen ta va, prendendo ad imprestito e
descrizioni e figure da opere straniere, in cui si dava conto di tutt’ altri animali.
Ciö che abbiamo accennato finora s’applica più specialmente alla comune Yipera
delle officine dell’ Italia e della Francia méridionale, a quella stessa sulla quale istitui-
rono le celebri loro sperienze Redi, Charas, Fontana. Linneo aveva ricevuto questo
Rettile dalla Francia méridionale, e lo denomino Coluber aspis. Non s’avvide il natu-
ralista Svezzese ehe apparteneva alla specie medesima la Vipera effigiata dal nostro Àl-
drovandi, e col citarla sotto il Coluber berus indusse altri a credere che dal vero berus
non fosse diversa, quando invece questi due Serpi differiscono a tal segno che si merita-
no di esser separati di genere. Il Laurenti, ehe scrisse dopo Linneo, chiamo berus la vera
specie Linneana, ma non ravvisando nella Yipera degli Italiani il Coluber aspisj le impose
il nome di Vipera Francisci Redij e descrisse come specie separata una delle sue
modificazioni, ehe chiamo Vipera Mosis Charas. Dopo l’epoca del Laurenti gli Erpetologi
ehe hanno scritto della nostra Vipera o l’hanno chiàmata a dirittura ed esclusiva-
mente Coluber berusj o le han dato i noini berusj Redij aspisj ocellataj e perfino chersea
e prester secondo i varj accidenti di tinte e di configurazione di macchie, ehe ad essi è
awenuto osservare in un’ animale variabile quanti altri mai sotto tali riguardi. Solo il
Merrem determinô a dovere la.specie riportandola aUW/ws di Linneo, nè la confuse col
berusj nè cadde nell’errore di tener come cose distinte i suoi scherzi principali: sembra
pero ch’ egli abbia commesso un’ inesattezza aggregando sotto Y aspis un Serpente della
Siberia, che secondo le relazioni date da altri Erpetologi mérita venirne disgiunto.
Oltre la somma variabilità di colori e di configurazione di macchie, ehe présenta la
nostra Vipera, ew i un’altra circostanza capace d’illudere gli osservatori, ed è la diversa
lunghezza della coda, ehe accompagna i sessi; notabilmente più corta essendo
sempre quella delle femmine, e coperta perciö da un minor numéro di scudetti. Cio
non s’incontra nella sola Vipera, ma è comune a tutt’i Serpenti; nè hanno tralasciato
d’awertirlo parecchi autori sistematici. Tuttavia vi sono Erpetologi, ehe su di questa
alternativa si sforzano di stabilire un carattere di distinzione specifica.
Sembrava adunque, ehe per mettere in luce più chiara la storia della nostra Vipera
fosse prezzo dell’ opera effigiarla sotto molti aspetti dissimili, e questo abbiamo inteso di
fare con le quattro tavole qui unite. Ora ci studieremo di esporre i caratteri desunti dalla
forma e dal coloramento, e le modificazioni principali, cui questo Rettile va soggetto.
Il capo è distintissimo dal tronco, di figura piriforme, depresso, spianato superiormente
e solo un poco convesso sul vertice: nel tratto anteriore agli occhi è molto prominente
lo spigolo detto rostrale, massime suU’apice del muso, il quale è smussato, quasi
troncato. Tutta la parte superiore del capo è vestita di scaglie picciole, numerose, poli-
gone, irregolari; quelle della metà posteriore segnate da una caréna longitudinale, le
rimanenti prive di caréna, tutte perö alquanto convesse e poco sensibilmente embricate.
Spesso s’incontra ehe sieno alquanto maggiori delle altre alcune di quelle collocate
VIPERA ASPIS.
dietro al punto intermedio fra 1’uno e 1’altr’ occhio, in numero di tre, quattro, cinque,
oppure d’una sola: ma è piu frequente il non veder differenza notabile nella grandezza
di queste e delle contigue. Ellittici, grandi, piani, orizzontali sono gli scudetti sopraor-
bitali, e sporgono piu in fuori del globo-dell’ occhio. Grande è pure lo scudetto nasale,
ed ampio è il foro della narice. I due scudetti sopranasali hanno il margine esteriore
prominente, e sono bislunghi, 1’anteriore piu grande del posteriore. Gli scudetti antina-
sali sono cuneiformi, ristretti verso il basso, e non s’elevano al di sopra del lembo superiore
del rostrale: quest’ultimo è leggermente convesso, ascendente, molto allargato
verso il basso, e smarginato nel mezzo, superiormente elevato in guisa da far riuscire
molto prominente nel di sopra 1’apice del muso; cosa ehe abbiamo gia rilevata. Lo scudetto
soprarostrale è spianato, rettangolare, piu largo ehe lungo, declive dall’ innanzi
all’ indietro, piu comunemente costituito da un pezzo solo, talvolta da due o da tre.
Gli occhi sono grandi, rotondi, con la pupilla allungata verticalmente. L’apparato del
veleno ha la stessa struttura ehe negli altri Serpi malefici, e il serbatojo del liquor
velenoso puö contenere fino a quattro o cinque gocce. I denti veleniferi sono analo-
ghi a quelli delle altre specie, lunghi men di tre linee. I denti non forati del palato
sono assai piccioli, adunchi, in numero di dieci o quindici per parte; sulla mandibola
se ne contano e di qua e di la da otto a dodici. II tronco si restringe assai piu verso il
dinanzi, ehe verso il di dietro; è depresso-tondeggiante, ma con una carena sul dorso. Le
scaglie sono disposte in ventuna fila, ovato-lanceolate, tutte carenate. La coda è distinta
dal tronco, conico-subtrigona, coperta superiormente di scaglie analoghe a quelle del
dorso, terminäta da un breve aculeo curvato all’insu. La lunghezza della coda dei ma-
schi uguaglia la settima o 1’ottava parte della lunghezza totale del Serpe, nelle femmine
corrisponde alia nona o alia decima parte soltanto. 11 numero delle piastre addominali
varia da 14.0 a i55: quello delle paja di scudetti sottocaudali nei maschi giunge fino
a 4.6; talvolta non eccede 33 nelle femmine. La lunghezza degli esemplari adulti è fra
i dieciotto e i ventiquattro pollici, rare volte maggiore: lä circonferenza del tronco nei
piu volumiuosi giunge a tre pollici.
, Il fondo del dorso general mente è un einereo tendente a! bigio, ma questa tinta è
varia oltremodo neH’intensitä, e spesso volge al color di nocciola, al castagno, al ter-
reo, al fosco, o al rugginoso: talvolta è cinerea chiara,. 0 intensamente bruna, o ruggi-
nosa accesa; piu di rado nera di carbone. Il capo superiormente è colorato in modo
analogo al dorso: dall’uno e dall’altro lato una fascia scura, oppur nera, partendo dal
lembo posteriore dell’occhio s’ inoltra in linea retta fino ai lati del collo: degli stessi
colori sono due altre strispe, che spesso si fanno scorgere al di dietro dei lati del vertice,
e le quali, ora congiunte, ora disgiunte anteriormente, divergendo scorrono all indietro
fino ai lati dell’ occipite. Qualche volta si veggono altre macchie nere 0 scure
sulla fronte, o presso gli occhi; ma queste non sono eostanti nè per la forma nè per la
positura. Gli scudetti marginali del labbro. superiore hanno. quasi sempre un color
latteo, oppure bianco sordido, e la punta del muso anteriormente- è cornea, piu 0 meno
imbrattata di scuro. Su tutto il tronco e la coda sono segnate quattro serie di macchie
fosche, nerastre 0 affatto nere, generalmente rettangolari, due volte piu larghe che lun-
ghe, piu di rado rotondette (lo. che ha luogo. sopra tutto. nelle inlermedie, che allora
sono maggiori delle laterali), prive d’orlo, oppure contornate da un lembo pallido,
qualche volta piu chiare nel centro, piu scure nel contorno :. di queste macchie ve n hä