bislunghe, segnate obliquamente presso l’uno e l’altro angolo della bocca. II disotto
del capo è bianco-cinereo, con due macchie trasverse d’ un nero poco deciso nel
tratto di mezzo, molto intenso aile estremità, le quali cadono sulla sérié degli scu-
detti marginali inferiori. Le pupille sono nere, le iridi giallo-dorate. Tutto il tronco
e la coda superiormente hanno un color cinereo tendente al bigio-chiaro. Due sérié
affatto contiguë di macchie nere grandi triangolari a base allargata hanno origine
dalla nuca, e segnando il mezzo del dorso giungono fino ail’ estremità della coda :
nella parte anteriore del tronco, in qualche tratto della parte posteriore del mede-
simo e sulla coda tali macchie essendo opposte, ne risulta una sérié di dischi rom-
boidali, concatenati; in tutto il rimanente, alternando le macchie triangolari d’un lato
con quelle dell’altro, dalla loro unione dériva una gran fascia continua flessuosa, o piut-
tosto sinuosa. Lungo i fianchi ew i di qua e di là una sérié di macchie bigio-scure
nebulöse, alternativamente più e men grandi, queste collocate dirimpetto agli angoli,
quelle a rincontro dei seni della fascia del dorso. Di color d’acciajo scuro sono le
piastre dell’ addome, con una delle estremità tinta di nero, oppure con ambedue : tutte
hanno anteriormente un sottil’orlo cinereo-biancastro, interrotto da tre o quattro lineo-
le nere, la cui posizione frequentemente alterna da una piastra all’altra. Gli scudetti
caudali hanno il colore delle piastre dell’addome, ma non sono orlati anteriormente
di color chiaro : le loro estremità confinanti colle squame dei lati sono alternativamente
biancastre e nerastre. L’apice della coda quasi sempre è tinto di ferrigno rossastro.
In una femmina lunga diecisette pollici e due linee le piastre addominali erano 102,
e 28 le paja di scudetti sottocaudali. La lunghezza della coda corrispondeva ad un pol-
lice e nove linee.
E superfluo awertire ehe le macchie non sono sempre ugualmente distinte, no
distribute in modo uniforme, e che il colore del fondo varia di molto nell’ intensità,
ed ora tende maggiormente al bigio, ora al ferrigno, ora al cinereo-chiaro.
Questo velenosissimo rettile frequente nella Morea, nella Dalmazia, nell’Istria e
neU’Ungheria, vive altresi in qualche luogo orientale del settentrione dell’ Italia, se-
gnatamente nei contorni di Ferrara. Soggiorna sui colli sassosi, e allorchè il caldo è
più intenso scende pur nelle vallicelle fresche ed erbose. Si nutre d’insetti, di rettili, e
di piccioli quadrupedi. Quasi sempre lento e tranquillo diviene iracondo in fin di pri-
mavera, quello essendo il tempo de’suoi amori, ed allora il passargli da canto è ri-
putato p e r icolosiss imo. Non è noto ehe siensi tentati esperimenti speciali sugli effetti
del suo veleno; ma è voce comune ehe superi la forza di quello della Vipera delle
nostre officine ( Coluber aspisj Linn. ), e si narrano esempj di persone perite misera-
mente tre sole ore dopo aver ricevuto il suo morso. Fortunatamente pero i casi di
morte son rari nell’ uomo e negli animali di mole maggiore, e perché awengano con-
viene ehe sia stato ferito qualche grosso vaso sanguigno, o che cospirino fatalmente
insieme più circostanze contrarie.
Chi volesse introdurre suddivisioni nel genere P ip e ra potrebbe prender occasione
dal cornetto molle impiantato sul rostro, e dallo scudetto sopra*rostrale angusto, infe-
riormente frapposto ai due anti-nasali per separare la P ip e ra ammodytes dalle Vipere
genuine, in cui manca il cornetto del rostro, e lo scudetto sopra-rostrale è largo e
sovrasta ai due anti-nasali. Il Wagler ha già dato un cenno di queste suddivisioni:
se giovasse adottarle come sottogeneri, non potendosi impiegare per la prima il nome
Am m o d y te s già usato corne generico nell’Ittiologia, potrebbe chiamarsi Rhinaspis.