sliluiscono i generi del Bell Kinixys e Pyxisj e il Chersus del Wag]er, Non abbiaino
•avuto sott’ occhi esemplari di siffatti animali ; ma stando a quello che dicono gl’ illustri
autori or citati, il Kinixys dovrebbe avere quäl che mobilità nella parte posteriore del
guscio di sopra, nel Pyxis dovrebb’ esser mobile la porzione anteriore dello sterno,
nel Chersus la posteriore. Le condizioni or citate non trovandosi congiunte ad altri rile-
vanti caratteri di distinzione, KinixySj Pyxisj e Chersus potranno riguardarsi come sot-
togeneri subordinati a Testudo; e la già detta immobilità de’ gusci servira a separar dai
medesimi un quarto sottogenenere da chiamarsi Testudo più propriamente. A questo
spetterà la sola Tariaruga di terra ehe viva in Italia, e di cui qui presentiamo l’effigie.
La Testudo Groeca ha il capo tetragono, ugualmente largo ehe alto, una rolta e un
quarto più lungo ehe largo, più grosso del collo, compresso dai lati e conformato a cu-
neo nella parte anteriore, troncato all’apice. Guaina cornea della mascella superiore
adunca all’apice con una picciola intaccatura per parte presso il medesimo. Narici pic-/
ciolissime rotonde. Occhi poco prominenti. Collo composto d’otto vertebre, con la porzione
sporgente fuori dell’armalura più breve del capo, coperto da una pelle granulosa
rilassata, la quale nel fitrarsi del capo si ripiega sul medesimo fino agi i occhi a guisa di
cappuccio. Armatura tutta coperta di piastre ossee segnate da solchi concentrici pro-
■fondi, con un’ aja centrale punteggiata in rilievo, ehe s’appiana con l’età, e con un cen-
no poco visibile di strie rilevate rettilinee, le quali partendo da ciascun’angolo delT aja
scorrono verso l’angolo corrispondente della circonferenza. Guscio superiore dell’armatu-
ra approssimativamente ellittico, un quarto men largo ehe lungo, anteriormente troncato
secondo una linea leggermente incavata, posteriormente prolungato in un’angolo sporgente,
risentitamente convesso. Dorso tumido, talchè la fiiaggior altezza de! guscio ugua-
glia la metà della sua lunghezza. Tutte le piastre dorsali rigonfie, l’anteriore approssimativamente
pentagona, le tre seguenti essagone più lunghe ehe larghe, la quinta pentagona
col lato posteriore arcuato. Le piastre costali rigonfie meno sensibilmente, la prima
pressochè tagliata in figura d’un quadrante di circolo, le altre quasi rettangolari, più
larghe ehe lunghe, col margine esteriore un po’ arcuato. Le piastre marginali sono approssimativamente
rettangolari; quelle dei lati le quali vanno a combaciare col guscio di
sotto s’inflettono all’ingiù col lembo esteriore, ch’è assai erto: le due posteriori, ehe co-
stituiscono l’angolo sporgente del contorno del guscio, s’inflettono pure all’ingiù, ed han-
no la punta alquanto incurvata all’indentro: nelle rimanenti il lembo esteriore è sottile,
piegato in senso orizzontale. La piastra impari del contorno, ehe sovrasta al collo, è ret-
tangolare, piana, quasi tre volte più lunga ehe larga. Il guscio inferiore è ellittico, poco
men lungo del guscio di sopra, anteriormente rotondato con un* intaccatura nel margine,
posteriormente tagliato ad angolo rientrante, quasi piano nel mezzo, un poco convesso
nel contorno, specialmente dai lati. Le piastre collari ehe costituiscono la prima coppia
sono triangolari, le seguenti quadrilatère; le pettorali sono assai brevi; le addominali
più lunghe di tutte le altre: tanto queste quanto quelle si espandono in lunghezza più
delle rimanenti, e sono le sole ehe giungano a contatto del contorno del guscio superiore.
La linèa ehe segna il confine, fra guscio e guscio è irregolarmente flessüosa. Lo
scudetto sopranumerario frapposto ai gusci verso gli arti anteriori d’ambedue i lati è
triangolare, due volte più largo ehe lungo ; quello ehe guarda verso gli arti posteriori è
triangolare equilatero. Le zampe fino, al gomilo ed al ginocchio hanno la pelle rilassata
rugosa, coperta di scaglie graniformi; nel resto sono vestite di scaglie più grandi, em-
bricate. La coda, coperta essa pure di scaglie embricate, è lunga appena quanto un
terzo delle zampe posteriori distese, conica, grossa alla base, assottigliata verso l’apice.
Il colore del capo, del collo, delle estremità e della coda è un giallo pallido vob'en-
te ail’ olivastro, più chiaro sulle scaglie, più sordido nel contorno delle medesime. Il
becco e le unghie sono d’un bianco olivastro. Le iridi brune. Il guscio superiore è giallo
macchiato di nero. Sulle piastre dorsali h aw i una fascia nera lungo il margine anteriore
e i latërali, ed una macchia rettangolare dello stesso colore è segnata sulle aje pun-
teggiate in rilievo delle tre prime, la quale si stende irregolarmente verso il dinanzi.
Sulle piastre costali la fascia marginale è segnata lungo la metà anteriore del lato interno,
lungo tutto il lato anteriore, e per un grandissimo tratto del lato esterno, dai quale
si spande largamente verso il mezzo, e spesso giunge a toccare l’aja punteggiata in
rilievo, essa pure macchiata corne nelle piastre dorsali. Le piastre marginali portano
una macchia nera cunéiforme assai grande, la quale dall’angolo posteriore ed esterno
sale verso l’angolo diametralmente opposto dilatandosi di mano in mano. Solo le piastre
marginali che dominano sullo squarcio anteriore portano macchie men ampie e più ir-
regolari. Il guscio disotto è d’un giallo più dilavato, e ha due fasce nere longitudinali
larghissime poco distanti fra loro, interrotte irregolarmente lungo alcune delle com-
messure trasversali delle piastre.
L’intensità delle tinte e la disposizione delle macchie variano grandemente ne’ varj
esemplari. Generalmente ne’ giovani il giallo è più chiaro. In quelli d’uno o due anni
soltanto, oltre ehe l’armatura è assai più tendente alla forma orbicolare (cosa comune a
tutte le Tartarughe), le piastre del dorso sono occupate per la massima parte dallo spa-
zio depresso poligono punteggiato in rilievo, intorno al quale si contano due o tre sole
strie concentriche. I maschi adulti hanno lo sterno un poco incavato nel mezzo una
statura alquanto minore di quella delle femmine, i gusci meno scostati lungo lo squarcio
posteriore, e la coda più lunghetta con le ultime vertebre riunite in un sol pezzo
osseo.
Vive questo Rettile in tutte le contrade ehe cingono il bacino del Mediterraneo,
nelle sue Isole e in Portogallo. È comune nei contorni di Roma, come in molti altri
luoghi della penisola. Fa la sua dimora nei boschi arenosi, asciutti, specialmente sulle
colline, ed ivi talvolta se ne veggono raccolte colonie numerose. Sovrastando l’inverno
s’intana sotterra alla profondità di circa due piedi, intorpidisce e più non si riscuote
fino ai primi tepori del seguente Febrajo o del Marzo. Si ciba d’erbe, di radici, di
vermi, d’insetti, di lumache, e cosi purga i giardini in cui vien conservato vivo da
molti animalucci nocivi. Terne l’umido, ed évita perfino di camminare sull’ erbe ba-
gnate dalla rugiada. Verso Testate la femmina sceglie un luogo ben asciutto esposto ai
raggi solari, scava coi piedi di dietro una buca, vi depone da quattro a dieci uova bian-
che, più picciole di quelle dei Colombi, le ricuopre di terra, e non ne prende altra
cura: queste uova s’aprono poi verso Tautunno. L’animale nato appena ha forse un
pollice di lunghezza, e va crescendo poi lentamente. Puo vivere pero al di là di ses-
santa o cent’ anni, e più ehe vive più cresce : quindi se negli esemplari adulti ordinarj
il guscio è lungo fra i cinque e i sei pollici, se ne veggono di quelli tenuti in domesti-
cità, ehe superano la lunghezza di quindici pollici. Tutto ehe i suoi costumi sieno
mansueti al sommo, accade talvolta ehe i maschi ingelositi fra loro coinbattano percuo