Nella ta vol a annessa sotto il numero i è effigiata la più comune delle nostre Tn -
slae, la quale dal Rondelet fu detta Corax. Non è possibile chiarire quai nome Ie desse
Linneo ; ma dal non veder citato sotto alcuna delle specie sue e d’Artedi il sinommo di
Rondelet si puó arguire ehe non 1’abbia conosciuta. È vero ehe fra i smonimi della sua
Trigla hirundoj pesce indigeno de’mari della Svezia, e perciö verosimilmente a lui
famigliare, allegö il Corvus di Salviani, ehe corrisponde al Corax di Rondelet; ma
poichè dichiarö in modo solenne che la linea laterale dell'hirundo dev’ essere aculeata,
mentre il nostro Pesce 1’ ha inerme, non v’ ha dubbio ch’ egli errasse appunto nel col-
locamento di quel sinonimo. Ci è dunque sembrato opportuno riprodurre 1’antico nome
di Rondelet imponendo alla specie nostra il nome di Trigla corax.
Dopo aver descritto la Trigla dell’Oceano ch’egli chiama con nome Francese Perlon,
ci avverte il Cuvier che ha veduto esemplari dun Pesce del Mediterràneo somi-
gliantissimo a quel la, ma pur diverso in certi particolari, ehe espone accuratamente.
Gli esemplari in questione spettano fuor di dubbio alia nostra Trigla Corax, nella
quale vediamo ripetute tutte quelle condizioni, ehe il Cuvier ha segnalate m essi, sper
cialmente la pinna pettorale assai lunga, perche resta compresa nella misura di tutto
il corpo per tre volte o tre e mezzo al più, laddove nel Perton forma la quarta parte
della misura stessa. Sembra inoltre che nel Perlon il muso sia più breve, l’ mtervallo
posto fra gli occhi più largo, ehe le scabrosità del capo sieno men prominenti, che la
pinna caudale non porti mai presso il mezzo del margine terminale la macchia nera, la
quale quasi sempre si vede nel Corax. Aggiungeremo pure ehe la macchia nera intensa
spruzzata di macchiette bianche o cerulee, ehe è frequentissima sulla faccia posteriore
delle pinne pettorali del Corax., non dev’ essersi presentata mai al Cuvier nel Perlon,
poichè parlando della Trigla paeciloptera dice espressamente non averla riscontrata in
alcuna altra Trigla europea, ma solo ia qualche specie delle Indie. Ora.siccome il Cuvier
non decide se gli esemplari avuti dal Mediterraneo, cioè quelli del nostro Corax,
differiscano di specie dal suo Perlon, nemmeno a noi dà 1’animo di pronunciare un giu-
dizio, a stabilire il quale converrebbe aver sott1 occhi esemplari freschi del Perlon e in
buon dato. Comunque siasi pero al nostro Pesce dovrà restare il nome specifico Corax;
e se il Perlon è diverso, come possiam presumere, penserà altri a provederlo d una nuo-
va appellazione sistematica, perche a cagione della linea laterale inerme non pub con-
venirgli il nome Linneano Hirundo adottato dal Cuvier.
La Trigla Corax ha ordinariamente otto e nove pollici di lunghezza ; ma giunge anche
al di là della misura dun piede. L’altezza del suo capo è contenuta sei volte e un
terzo nella lunghezza totale del Pesce; la lunghezza v ’ è contenuta quattro volte e un
sesto; la larghezza è esattamente uguale all’ altezza. Lo spazio compreso fra.un occhio
e 1’altro è alquanto maggiore del diametro trasversale dell orbita, ed ha una larghezza
corrispondente alia quarta parte della lunghezza del capo. Il muso è lunghetto,; ha
un profilo poco declive, sensibilmente incavato nel mezzo : le guance si scostano poco
dalla direzione verticale. ' I granellini ehe rendono scabra la superficie del capo sono
piuttosto grandetti. 11 centro della gran raggiera del sottorbitale maggiore è vicinissimo
al lembo inferiore. La carena marginale orizzontale del muso e prominente, e il muso
stesso anteriormente porta nel mezzo un’ angolo rientrante non molto profondo, di qua
e di là dal quale sorgono sulla carena marginale circa sette dentelli spinosi, brevi,
disuguali. II lembo dell’ orbita superiormente porta nel tratto anteriore tre dentelli
spinosi, il primo appena scernibile, gli altri due grandetti ed acuti; talvolta perö ne
porta due soli. Posteriormente lo stesso lembo è pochissimo elevato, e termina con una
punta spinosa volta all’ indietro, tanto picciola ehe appena è visibile. Fra il lembo supe-
riore dell’ orbita e la lamina temporale hawi un sottilissimo solco trasversale. La cresta
temporale è Seghettata minutamente. La lamina soprascapolare non s’ inoltra col suo
apice spinoso al di là del termine posteriore dell’ opercolo. La seconda delle due spine
dell’ opercolo eccede di poco il margine membranoso. II taglio della bocca è grande
mêdiocremente, non giungendo i suoi angoli fin sotto gli occhi. La spina colla quale
termina la lamina sopraumerale è erta, seghettata sulla carena, grandetta. La lunghezza
delle pinne pettorali è compresa da tre volte a tre volte e mezzo nella lunghezza totale
del Pesce: ha 8 raggi ramosi e tre semplici. Il primo dei raggi liberi è un terzo più
breve della porzione di pinna collegata da membrane. Le ventrali sono sensibilmente
più lunghe del primo raggio libero delle pettorali. La dorsale anteriore ha 9 raggi tutti
lisci, il secondo de’ quali, più lungo del primo, è alto poco meno del tronco nella parte
ad esso soltoposta; i susseguenti sono minori di mano in mano. La dorsale posteriore
ha 16 0 17 raggi, il terzo de’quali, maggiore degli altri, ha due terzi dell’ altezza della
dorsale anteriore. L’anale ha i 5 0 16 raggi. L’ano è un buon terzo più distante dal-
l’estremità della caudale ehe dalla punta del muso. La pinna caudale è compresa cinque
volte e mezzo nella lunghezza totale. Le scaglie sono_. picciolissime, ovate, lisce, intiere :
quelle della linea laterale protuberanti nel mezzo, ma inermi. Le creste ehe fiancheggia-
no il solco dorsale sono triangolari con la punta curva, pungente, lisce superiormente,
in numero di 25 per parte.
Il colore delle parti superiori è un cinereo misto di roseo e di palombino, qua e là
più volgente alla tinta rossa di minio. Il capo è maggiormente acceso sulla fronte e in
qualche tratto dei lati. Tutta la parte inferiore è d’ un color Jatteo 0 carneo opaco, e
verso i fianchi d’ un perlato splendente. Le pinne pettorali nella pagina anteriore hanno
i raggi d’un color carneo biancastro 0 lurido con alcuni tratti rosei, e la membrana
frapposta~d’ un cinereo tendente al fosco, con macchie più scure, disposte quasi regolar-
mente a fasce trasversali: nella pagina posteriore sono d'un turchinb fosco, oppure tendente
al verde di smeraldo, marezzato di nerastro, e spesso han l’orlo estremo d’ un bel
turchino chiaro. Per lo più scorgesi poi verso il centro una gran macchia nerissima, e
su questa varie macchiette rotonde bianche 0 celesti: con taie coloramento è rappresen-
tata una pinna rovesciata presso la figura del Pesce nella nostra tavola. La sola porzione
compresa fra i tre raggi inferiori suol esser carnicina dall’una e dall’altra faccia. Dello
stesso colore sono i tre raggi liberi, ma imbrattati qua e là di cinereo. Le dorsali hanno
una tinta più sbiadata di quella del dorso, i raggi e qualche tratto della membrana in-
terrottamente macchiati d’ un colore più roseo, il quale nella dorsale posteriore tende a
disegnare due o tre fasce longitudinali. Le ventrali e l’anale sono d’ una tinta latteo-ear-
nicina. La caudale tende più delle dorsali ad un roseo vivace: i raggi di mezzo e quelli
collocati immediatamente al di sotto, non ehe la corrispondente porzione di membrana
per lo più hanno l’apice fosco.
E sparsa per tutto il mediterraneo, ed abbondantissima lungo i lidi dell’ Italia. La sua
carne è piuttosto buona. A Roma dicesi Cappone Panaricolo, in Toscana Gallinella, e
nella Liguria Gallinetta. Sui lidi Veneti crediamo ehe le venga applicato più special-
mente il nome di Lucerna; nel Piceno quello di Capomazzo.