ed appunto seguendo le tracce da lui segnate abbiamo potuto metter in chiaro le vere
differenze ch’esistono fra i Muggini nostrali.
Popolano questi Pesci in quantità mirabile i nostri mari ed i fiumi, somministrando
lucro considerevole ai pescatori, ehe per fame prede copiose istituiscono speciali modi
di pesca. Infatti e la came e le uova, ehe conservate si yendono solto il nome di bot-
targeij danno un cibo sostanzioso e gradeyole al palato. Varia il pregio di cui godono
i Muggini in ragione del luogo e della stagione in cui yengono pescati, perché è noto
che il soggiornare nelle acque dolci li rende insipidi, ehe acquistano sapore yivendo nei
fondi saisi più grassi, che Testate concilia ad essi un’ odore qualche poco spiaceyole ;
ma varia ancor più in ragione della diversità delle specie. Quindi è naturale che pon-
gano attenzione nel riconoscerli debitamente e pescatori e pescivendoli e consumatori.
Accade pero a tutti costoro quel ch’era awenuto fin qui al massimo numéro degli
Ittiologi; separano cioè alcune specie più evidentemente diverse, quando pure sono
costanti nel separarle, confondono le rimanenti; non hanno in ogni luogo altrettanti
nomi yernacoli quante sono le specie ehe giornalmente passano per le lor mani, nè
questi nomi hanno lo stesso senso, nè sono i medesimi anche in regioni contiguë.
Da ciö yiene che riesce difficile stabilire la concordanza delle appellazioni del volgo
niente meno ehe quella degli scienziati. Con grande stento abbiamo potuto determi-
nare il significato di molti yocaboli yernacoli; ma ci conyiene confessare ehe restiamo
nelT incertezza relativamente al numéro maggiore, nè potremmo asserire ehe cosa sir
gnifichino propriamente presso i Toscani LustrOj CapacchiblOj Boccu-rasullo; nè che
val ore abbiano fra i Veneti Boioloj CaustellOj TopOj OrbetOj MechiatOj BotaurOj Magna-
giazzOj Verzellatdj Cagaggiolaj Pesce-menuOj Pesce Gufo, e in Sicilia Calviniij LustrUj
Cirinu.
Se col nome K&paXoç, che significa capo, e dal quale sono derivati il latino Ce-
phalus e T italiano CefdlOj i Greci ebbero ad indicare una particolare specie di Mug-
gine, ragion vuole ehe si supponga averlo essi applicato a quella delle indigene ehe
più si fa notare per la grossezza del capo. TaT è il pesce chiamato oggi C-efalo vero
dai Romani. Questa corrispondenza di nomi fu già awertita dal Rondelet, e saviamente
opéré a nostro credere il Cuvier, ehe assunse il nome Cephalus come sistematico, ap-
propriandolo al Muggine di cui parliamo. E ben vero ehe anche Linneo aveva fatto
uso del nome stesso, ma siccome egli attribuiva al suo Mugil Cephalus per solo carat-
tere cinque raggi alia pinna dorsale anteriore, numéro che non s’ incontra in alcun
Muggine meno ehe non sia effetto d’un’ aberrazione dallo stato ordinario, e poichè
si riferiva pei sinonimi all’Artedi, il quale ha stretto in un fascio le citazioni spet-
tanti a più specie fra loro diverse, il Cuvier aveva dritto di riguardare il Mugil Cephalus
di Linneo come non esistente, e poteva disporre liberamente del nome.
II corpo del nostro Pesce è sensibilmente turgido. La sua larghezza è la settima
parte della lunghezza. L’altezza maggiore, ehe cade al dinanzi della dorsale anteriore,
entra cinque volte è un quarto nella lunghezza totale, e cinque volte e- mezzo vi è
contenuta la lunghezza del capo. La coda alla sua origine ha due quinti dell’altezza
del corpo. II capo superiormente è spianato col contorno anteriore curvato a guisa di
semicircolo; la sua grossezza eccede notabilmente quella del troheo. L’occhio è assai
grande: il diametro delTorbita uguaglia lo spazio che corre dal suo lembo anteriore
aU'apide del muso, ed è situato alia distanza di due diaraetri c più dal m a rin e
dell’ opefcolo: fia un’occhio c l’altro corrono due diamelri dell’ orbita. Tutta la res
'0116 ooùlare è ricoperta da un grosso Strato adiposo trasparente, che lascia scoperta
la sola pupilla, e si stende posteriormente fino alla metà dell’ opercolo. I forami di
ciascheduna nance sono assai più lontani fia loro ehe rispettivamente dal lembo delle
làbbra e da quollo dell’ orbita. 11 labbro superiore h alquanlo più erto dell’ inferiore,
visibiluienle ciglioso al margine ; 1’ inferiore è tenue senza orlo membranaceo spor-
gente. II pezzo inasccllare è corto: la sua estremità inferiore non torcendosi all’ in-
grà, quando e cluusa ,1a bocca resta totalmente nascosta sotto il pezzo gottorbital«.
La lamina Cornea del söttorbitale è stretta, oseuramente dentellata all’estremità Gli
opercoli nel tratto inferiore non giungono a chiudere la gola, e si toccano soltanto in
un punto, al dinanzi del quale lasciano scoperto uno spazio lanceolato a rovescio
largo quanto la distanza fia la narice posteriore e il lembo dell’ orbita. Le squame
del tronco sono m numero di quarantasei in ciascuna fila, e le file dalla carena del
dorso a quella del ventre son quindici. Delle dorsali la prima è alta poco più di
quelle ehe è lunga, e corrisponde presso ehe alla metà dell’altezza del corpo- i due
primi raggi sono quasi uguali, ü terzo è poco più basso di essi, e ü quarto assai più
del terzo: verso la base posteriore della pinna sorge talvolta un quinto raggio, breve,:
aderente alla carena dorsale, del ehe ci è awenuto vedere un solo esempio fia cinquante
mdividui. La pinna dorsale posteriore supera 1’elevatezza dell’anteriore, ed è
men lunga ehe alta: i suoi raggi gradatamente diminuiscono dal primo al quinto, i
due sêguenti sono elevati quanto ü quintojlultimo ehe è bifido ha un altezza poco
meno ehe corrispondente alla metà di quella della pinna intiera. Le pinne pettorali
hanno una forma approssimativamente semi-ovata, Ia loro base è larga poco meno d'un
quinto dell altezza del corpo: 1’altezza rdei loro raggi maggiori uguaglia 1’intervallo
ehe passa fia il lembo posteriore dell’opercolo e il centro dell’occhio. La scaglia ascel-
lare è lanceolate, acuta, catenate, membranacea verso la punta, lunga quanto un terzo
della pinna. Le pinne ventrali sono inseriïe sotto il punto ehe corrisponde fia la
metà e 1 apice delle pettorali allorchè queste sono applicate al corpo : la loro altezza è
minore della lungezza delle pettorali. La pinna anale nel dinanzi è alta quanto la dorsale,
posteriore, nel di dietro è piïrtassa della metà. La lunghezza della sua base è poco
più della metà dell’intervallo ehe la sépara dalla radice della coda: l’altezza dei due
primi raggi ramosi eccede d’un sesto la lunghezza della pinna; i raggi seguenti diminuiscono
a gradi fino al sesto, al di là del quale la pinna si eleva di nuovo, teloht.
posteriormente la sua altezza giunge ad uguagliare la metà della lunghezza di tutta
la base. La pinna caudale è contenuta cinque volte nella lunghezza di tutto il Pesce,
forcuta fine alla metà, col lobo superiore appena sensibilmente più lungo dell’altro.
Il sistema generale di coloramento corrisponde a quello di tutt’ i Muggini, perche
la metà superiore del corpo è cinerea tendente al fosco e all’argenteo con aîcuni ri-
flessi dorati, altri azzurri, e con nove o died linee per parte di colore più oscuro, ehe
risultano da macchie segnate per lungo sul mezzo di ciascuna squama : la metà inferiore
è bianco-argentina con qualche leggera traccia di linee longitudinali più scure,
analoghe a quelle del dorso. Gli opercoli hanno molti riflessi argentini e dorati. L’iride è
dorata. Lo strato adiposo ehe cuopre la regione oculare volge al color d’ambra. Le pinne
dorsali sono d’una tinta cinereo-fosca tendente all'ocraceo, e dello stesso colore sono
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