Di sette specie italiane del genere Smarts che ci sono giunte a notizia dovendo noi
partitamente discorrere, incomincieremo da quella la cui sottigliezza comparativa, ehe
l ’allontana più delle altre dalle Mendole, giustifica il nome da noi assegnatole di Smarts
gracilis> ossia Zerro sottile, quando il volgo ed i pescatori non la chiamano mai Zerro>
ma sempre, ad esclusione delle altre, Pesce in barile. Questa appellazione in vero do-
vrebbe esser comune a tutti i Zerri ed anco ad alcune Mendole, insieme con le quali
preso tal pesce e salato stivasi nelle botti, ed è cibo di povera gente a di nostri non al-
trimenti che presso gli antichi, ehe per venderlo essi pure a poco prezzo non ne faceano
buona scella nè salagione opportuna; onde il proprissimo odor impudicus di Marziale:
Fuisse Gerres et inutiles Maenas
Odor impudicus urcei fatebatur.
La sagoma dello Zerro sottile è rotondetta, allungata ; l’altezza maggiore ad un
terzo dopo l’estremo del muse è un sesto della totale sua lunghezza ; la grossezza
poi ha la metà delT altezza : la porzione assottigliata del corpo occupa un’ ottava parte
del pesce. Il capo vien compreso quattro volte e mezzo nella lunghezza totale, e la sua
altezza è quasi la metà della lunghezza: il diametro dell’occhio, poco più di un quarto
della lunghezza del capo, uguaglia la distanza fra il suo margine anteriore e la punta
del muso ; il margine posteriore è distante dal termine dell’ opercolo poco meno di un
diametro e mezza. Il profilo del dorso è eurvilineo, quasi simmetrico intorno la linea
d altezza ehe lo divide a meta, partendo dal punto sopra l’occhio e terminando poco
prima della caudale: si alza sopra la corda che lo sottende per un quarto circa del-
T altezza del corpo, geometricamente parlando: è pur eurvilineo ed uniforme il profilo
del ventre, se non ehe la curvatura è minore alcun poco: l’altezza sopra la corda ehe
lo sottende e un sesto circa dell altezza del corpo. La linea laterale présenta una dolce
curvatura. La pinna dorsale incomincia poco prima di un quarto della lunghezza,. e si
estende per due quintij vien sostenuta da ventidue raggi, de quali i più alti al prin-
cipio sono poco meno di due terzi del tronco sottoposto; il primo è assai più breve
del secondo, e questo poco più del térzo, dopo il quale gli altri diminuiscono pro-
porzionalmente; sicchè la pinna termina con una linea d’uniforme e dolce curvatura.
L anale ha per altezza poco piu del diametro dell’occhio, e la sua base contiene due
di queste altezze. La pinna caudale è lunga quanto la quinta parte del pesce.
Il colore del nostro Smaride-è fosco-argenteo sul dorso degradante&i sui fianchi ehe
cangia in lucido argenteo sul ventre: la macchia scura dei lati è grande, e molto' distinta.
La pinna dorsale è leggermente tinta di olivastro chiaro, e nei suoi raggi si scor-
gono alcuni punti rossi: la pettorale è scolorata, ma mostra una tinta slavata di pao-
nazzetto nel contorno: la ventrale e l ’anale sono biancastre: la caudale slavata e mac-
chiata di rosso.
Trovasi abbondantissimo per tutto il Mediterranen dalle coste di Spagna a quelle
dell Asia, e segnatamente nell Adriatico. NelVeneziano chiamasi Agon o Agoneißlstria.
La sua carne è piuttosto buona: e. giacchè il Prof. Gêné ce lo ha mandate di Sardegna
sotto il nome di Giarretto femmina^ giova riferirgli quanto il Cetti decanta del suo
Zerroj Gerre o Smaride, chiamato dai Sardi Giarretto. Secondo il Delaroche questo.
Smaride costituisce-esso solo la metà delle pescagioni dell’Isola d’ Iviça, ove chiamasi
Jarret: Caramel poi vien detto in altre contrade della Spagna.
ZERRO SENZA MACCHIA
smarts argenteo-rufescensj macula laterali nulla, pinnis rubescentibus: longitudine corporis
altitudineni ultra quintuplum cum dimidio super ante: capite corporis altitudine
valde longiore: pinna dorsali sinuataradiis mediis brevissimis.
D. i3/Gji- P. i5. V. i/5. A. 3/9. C. i 7.
SMARIS insidiator, Cuv. et Valeric. Hist. N a t. Poiss. V I . p. 414.
centracanthus eiRRHs? Rafin. Caralt. p. 45. gen. xxxi. sp. u 8 . Id . Ind. Itt. S ic .p . 19. sp. 91.
Mcarel- IMS1DIATEUR, Cuv. et Valeric, loco citato.
T ’ . , MA esagerazione del carattere distintivo della famiglia dei Maenidi vedesi in questo
pesce, imperocchè il suo muso allungasi all’uopo fuor di misura: oltre a ciö la sua sagoma
più rotonda è più stretta che negli altri Zerri, esclusone il solo gracilis descrilto
di sopra: la sua mole è suscettibile di accrescimento assai maggiore: la pinna dorsale
si awalla circa il mezzo, e sembra quasi divisa in due, perché ivi degradano som-
mamente i raggi spinosi: gli manca la macchia oscura che vedesi d’ambo i lati negli
altri tutti del suo genere, come pur nelle Mendole : per le quali particolari note potrebbe
meritare il grade di sottogenere. Ci ha ritenuto perö dal conferirglielo il non
aver potuto veder questo pesce vivo né fresco ma stagionato alquanto e serbato nello
spirito di vino, mentre da un’altra parte l’opportunità di esporre sette Smaridi per
gradi di sottigliezza ci ha consigliato a non isolarlo dagli altri, ponendolo immediata-
mente sotto lo Smarts gracilis al posto che in tale serie gli conviene. E qui awertasi
che per agevolare 1’esame coraparativo delle parti fra le due specie, nel far delineare
le figure ci siam serviti di uno de’ più grandi esemplari che esistano della prima, e
che della seconda al contrario scegliemmo uno de’ più giovani e più delicati. II Cuvier
e il Valenciennes, che la ebbero come noi da Sicilia, furono i primi a porla for-
malmente nel catalogo legittimo degli esseri naturali: sembra perô che il Rafin esque
ne avesse stabilito un genere a parte, cioè il suo Centracanthus^ chiamandolo C. cirrus.
La somma fragilità in tutti gli Smaridi della membrana che congiunge i raggi
della pinna dorsale, cui si aggiunge in questo la gran brevità dei raggi intermedii,
puo aver fatto credere al Rafinesque, per aver egli trovato la suddetta membrana di-
strutta, che il medesimo portasse fra due dorsali alcuni raggi indipendenti e staccati. Di
fatti sopra questo carattere fittizio fondasi quel suo preteso nuovo genere, che tuttavia
modificato per le buone ragioni sopraesposte potrà adottarsi alrneno come sottogenere.
Se del nostro Smarts gracilis avesse avuto contezza il Cuvier, con esso e non col
suo Sm. vulgaris avrebbe egli paragonato questa seconda specie. Gli si awicina infatti
nspetto alia sottigliezza: la sua massima altezza a due,terzi dell’estremità del muso è