l’ opère oio, e termina poco prima de] punto corrispondente all’ano, occupando un terzo
del corpo, esolusane la pinna caudale; essa è composta di quindici e spesso sedici raggi
spinosi di robustezza e acutezza notabile, sostenuti da una membrana tenace, integerri-
ma: il primo raggio è più lungo dello spazio fra la sua origine e la linea laterale; il se-
condo è d'un quarto maggiore del primo e poco più breve del terzo;il quinto cb’èilp iù
lungo, uguaglia in lunghezza i due quinti dell'altezza del corpo misurato sotto il punto
della sua înserzione, e sorpassa la metà della lunghezza dell intera pinna: i raggi ehe
fino all’undecimo sono andati dolcemente decrescendo, a partir da questo, uguale circa
in lunghezza al primo, si abbassano cosi preeipitosamente ehe 1’ultimo a stento snscuo-
pre. La dorsale posteriore ha il suo punto di principio precisamente ove finisce la membrana
dell’ anteriore, alta quasi quanto la medesima, e luïfga un terzo meno: ha d’or-
dinario due raggi spinosi, gracili, brevissimo il primo, il secondo men alto per metà
ehe il primo dei ramosi; questi sono in numero di tredici', il più lungo fra loro b il
terzo ehe non uguaglia perb .il quinto della dorsale anteriore. Le pettorali di forma
ovale, lunghe quanto il sesto del pesce, han quattordici. raggi molli tutti ramosis ec-
cetto i due esteriori più.corti ehe quantunque articólati sön semplici. Le ventrali son
lunghe quanto le pettorali, più larghe péri) e più acute, inserite solto di esse ma un
poco più indietro. La pinna anale corresponde alla metà posteriore della seconda dorsale,
e l ’uguaglia in altezza non perô in lunghezza; conta due raggi spinosi robusti
ed otto ramosi, e prende una forma angoläre dal prolungamento dei primi due di questi
ultimi. La pinna caudale ha la settima parte della lunghezza del pesce, leggermente
biforcata all'apice, composta di diecisette raggi senza oontarvi i piccoli terminali.
Il colore della nostra Percà è un bruno giallastro più intenso sul capoT verdiccio
sul dorso, tendente al dorato sui fianchi e nelle parti inferiori dégradantes! in un bianco
quasi opaco. I fianchi sono ombreggiati da fascie perpendicolari larghe più della
metà dell’occhio, in numero dal cinque all’ otto, ma gèneralmente di sei, che partono
dal dorso e si dileguano verso il ventre: la prima di queste scende dietro 1'opercolo,
la seconda nasce sotto il mezzo della pinna anteriore, la terza fra le due dorsali, la
quarta meno distante delle altre sotto la seconda dorsale, la quinta dietro di essa, e
la sesta verso l ' origine della coda: queste fascie peró, oltre al variar di numero, va-
riano ancora di posizione e larghezza. L’ iride dell’occhio è d’ un bruno dorato assai
risplendente. La dorsale anteriore è cinereo-violacea, e la membrana che la connetté
porta fra i due o tre penultimi raggi una gran macchia nera ben definita : volge la
dorsale posteriore ad un giallo verdastro e suol avere la membrana più scura e più
giallastri i raggi: la pettorale è d'un rossiccio diafano; le ventrali sono di un rosso
di minio vivace, con la robusta spina e il margine interno bianco.: l’anale tiene dello
stesso colore di minio, ed è biancastra nella base: la caudale è d’ un rossa più cupo,
sudicio alla base, vivace nei margini posteriori e inferiori. I suddescritti colori non
sono perù gli stessi in tutti gli animali, volgendo più o meno al verde il corpo, e tin-
gendosi di un rosso più o meno splendente le pinne, facili talvolta a stingersi del
tutto, secondo i lelti delle acque in cui vivono e le sostanze di cui si cibano.
Lo scheletro si guernisce di quarantadue vertebre, delle quali ventuno appartengono
alla cavità addominale. Il notatoja è grandissimo con le pareti sottili e trasparenti ed
occupa l ’addome quanto è lungo e largo. Grande è la vescichetla del fiele. Vi sono
tre appendici cecali al piloro lunghe poco più d’ un pollice. L’ intestino non ha ehe
una sola piegatura verso la metà della lunghezza dell’addome.
SPIGOLA RAGNQ.
iabeax argenteus fasciis linevsve nullis: maxillaribus sine squamis: denticulis inferioribus
praeoperculi grandibus: pinnae dorsalis anterioris altitudine ejusdem longiludinem fere,
capitis dimidianij aequanti: pinna anali quatuordecim radiistribus spinosis.
i. D 9. 2. D. 12. P. i 5. F. 1/5. A.. 3/i 1. C. 17.
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Nardo, Prodr. Adriat: Ichth. sp. 109. Nillsl Prodr. IcHtli. Scandin. p. 8a. neo Pallas.
BERCA. punctata r Gm.Syst.Nat.I. p. i 311 .ip, 4. (errore tarnen, lypogr.i nvecla.) Lacep.Hist.N..Poiss. IF - p-418.
Rafin.lnd.lu. Sic.p.iS.sp.M.. Nacc.lu. Adriat. p.14. sp.5o. Risso,.Hist.Nat. III. p.4,07.ip. 3a4.
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Oppian. Ilalieut. II. v. l3o. /Elian. lib. i. cap. xxx. p. 36; lib. ix. oap.yii. lib. Z. cap. ii. lib.xvi. cap.xii.
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p.5o6,. Aldrov. Pise. lib. iv. cap. iit p.490. cum fig. Jonsb. Pise.II. lib: ii. titi. cap. ii. p. 69. tab. a3.
fig.3. Willaghb. Ic/ilhyogr. lib,iv. cap.i.p. 271. tab-. R.t.fig, exSalVi. Ray,Synops. Pise. p.83. sp. 1.
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PERCA radiis pinnae dorsalis secundae-13, ani 14, Arted. Gen. Pise. p.^l. sp. 7. Id. Synon. p. 69.. sp. 7;
BERCA pinnis dorsalibas distinctis, pinnae dorsalis socundite radiis quatuordecim,. Linn Mus,. Ad. Fred. II. p. 82.
LABRAX sive LUPUS, dorso caeruleo ex albo, ventre oandido, Klein, H. Pise. Miss. v,/asc. ix-. p. a5. sp. 1.
lupo, Cetli, Pesci Sard. III. p. i,5i.
bar, Belon, Nat. et Pourtr. Poiss. I p m 3- fig, in-pi n 5i Duhamel, Peoh. II. Sect. yl.p. 141-,
LOUP, Daubenton., Diet. Ichth. in Ehe: Meth. Hist Nat. III. p. 267. Cuv, Tabl. Elem. pi 35a. sp. 3.
bars comuon, Cuv. Regii. Anim. 2. ed. II. p. i 33.
BASSE,. Penn,BcitZool. p. 348. tab.fio. Donov.Br.il. Fish, lab.^3. YarreU,Hist. Brit. Fish.I. p.6. fig.2..
E lb b e ro i Gieci preJiletto tra’ peser per le- yrrantie qnelTo eur dissero Eabrax
forse dalla sua yelocità Hoepet rnç IcefipanrqTtx, corne leggesi in AteneO’: la quale etimo»-
iogia non si discosta dal suono délia parola quanto- altre che da parecclij diversi aur
tori ci furona riferite. Ma quai altro- pesce £u detto probe de num{ corne il Labrax?.
Non conosciamo- aJcuna favola nell’antica mitologia che giustifichi presso la sapienza
de’ Greci una denominazione che si riTendica appena da’‘ semidei. Pure tanto potè un
Archestrato di Mileto ! Ma che- coloro. che sanno, e ii maestro- Aristotile dicessero che
il Lahrace sia di acuto. orecchio, e sensihilissimo- al freddo, ne troviamo plausibile
ragione per entra al contesta; perché églina osseryarona ad un tempa che quel pesce