bra che appariscon doppie neJla mascella perché la pelle de’ sottorbitali e de’ nasal! ol-
trepassa i margini delle dette ossa, e prolungasi in un gherone cutaneo, che serve di tet-
toja al vero labro, e sopravvanza dall’ apice del muso quando la bocca è chiusa : hanno
il palato liscio, privo affatto di denti, due ossi faringei superiori, uno inferiore, armati
di denti emisferici: hanno il notatojo, il canale intestinale sprovvisto di ciechi, la pelvi
sôspesa allé ossa umerali, onde cotai pesci son pettorali, se usar vogliamo il linguaggio
di Linneo: hanno splendidissimi i colori, che ben ti rilevano l ’eleganza delle forme; il
fondo cioè generalmente piu o meno verde con fasce turchine rosse e gialle, sicchè quasi
direstele i Pappagalli del marej quali infatti si dicono tra i Labridi gli Scarini che han
quasi di Pappagallo anco il becco, riservata ai Labrini l ’antonoinasia pressochè universale
di Tordi o Merli marini.
La famiglia puo dirsi che appartenga a’mari caldi,essendone affatto nordica una specie
sola, mentre il mediterraneo ne racchiude maggior numéro di proprie che di comuni
con l’oceano europeo, e i mari tropici ne vantano assai più che il mediterraneo stesso.
Tutte si cibano di crostacei e di testacei frangendoli di leggeri co’ robusti e conici denti
mascellari, ë cogli ossi faringei opportunamente armati. Piccole brigate di una stessa
specie van battendo le acque, e nella bella stagione tendono verso le spiagge guizzando
tra gli scogli e le madrepore, ove non molestate da’ burrascosi flutti amoreggiano in pace,
e danno opera alia fecondazione tra l’erbe marine, gradito ricovero a’ figliuoletti che
ivi rimangonsi a crescere per qualche tempo. Non acquistano mai gran mole rimanen-
dosi ordinariamente piccine. Han solida e bianca la carne, ma quantunque sana discre-
tamente apprezzata.
Quanti sono i nostri Labridi comprendonsi ne’ limiti assegnati dall’Artedi al suo généré
Labrus assai filosoficamente da lui fondato, da Linneo pero adulterato alquanto, e
quindi reso inestricabile da’ suoi successori, fino a che il Cuvier diffuse Iume in questo
come in tanti altri gruppi. Passando sotto silenzio le aberrazioni del Gmelin, del Bloch,
ed anco del Lacépède ch’ eccedette ogni confine, rechiamo soltanto in esempio che quest’
ultimo mentre accumulava pesci di più famiglie diverse nel genere Labrus, e disper-
deva molti Labridi altrove, registrava perfin sette volte ne’ suoi indigesti cataloghi una
sola delle più comuni specie di Europa. Occupandoci poi di quanto statuirono autori
più recenti ed esatti, bastici il dire che lo stesso Cuvier seguito un tempo da noi mede-
siini, v* intrudeva il Chromis tanto più felicemente collocato da Linneo, e cosi ancora le
Cychlae; i quai pesci non ne furono ritolti dal Valenciennes se non dopo i reclami nostri
e dell’ Agassiz comprovatigli dall’ Anatornia. Lo Swainson finalmente, ultimo che
siasi occupato dell’ argomento, pecca gravemente, per quanto ci sembra, nel sottomet-
tere alla sua poco fortunata famiglia de’ Chaetodontidi gli Scarini e i Labrinij conceden-
do a questi due affinissimi gruppi una correlazione non maggiore di quella che imagina
esistere fra ciascuu di essi e le tre altre sue sottofamiglie Sparing Sciaenini* e Chaeto-
dontinij che sono eccellentissime famiglie di un altro ordine. Nè possiam convenire con
lo stesso Ittiologo inglese nel considerare piuttosto Scarini che Labrini lo Xyrichthys e gli
affini suoi, locchè ci somministra un argomento maggiore alia riunione delle dette due
sottofamiglie in una famiglia. Ma tralasciando le censure sopra i lavori altrui, e vaglian-
do piuttosto i già mentovati di recente fatti dal Valenciennes in Francia e dallo Swain-
sou in Inghilterra all'insaputa tra loro, dividiamo i Labridi per la diversa indole de’pro-
prii denti in due sottofamiglie ; in Labrini cioè che hannô le mascelle armate di denti
robusti, taglienti, conici, ineguali, ed in Scarini che hanno i denti lamellosi ed irnbri-
cati. Lasciati gli Scarini da banda, facciatn quattro categorie di Labrini circoscritte si
bene che potrebbero considerarsi altrettante sottofamiglie di veri Labridi se essi Scarini
si elevassero al grado di famiglia.
La prima catègoria comprende i generi più affini a’ veri Labri, onde in qualunque
ipotesi le si dovrebbe conservare il nome di L a b r in iche si caratterizzano dal capo ve-
stito di squame, e cinque raggi branchiostegi. La seconda distinguesi dalla precedente
perché i suoi generi hanno il muso più o men protrattile e prolungato quai è neXYEpi-
bulusj onde potriano dirsi Epibulini. La terza componesi de’ pesci affini allô Julisj in
cui il capo e gli opercoli son nudi di squame, e la linea laterale corre non interrotta.
La quarta consta de’ compressissimi Xyrichthini], nudi di squame le gote, la linea laterale
de’ quali è interrotta.
Ciascuno de’ tre generi figurati nella nostra ta vola appartiene ad una diversa catego-
ria delle quattro sunnominate. La prima di esse ascrive i seguenti geueri. i. Labrus j L.
ne’limiti perö in cui è presentemente ristretto, che ha gli opercoli inermi ed integri, i
denti incisivi anteriori larghi, la linea laterale quasi retta, la pinna dorsale nuda, non
falcata, le ventrali piccole, la caudale rotondata; composto di circa venti specie, la maggior
parte europee, parecchie delle quali italiane. Suo. tipo è Labrus velula figurato dal
Bloch nella ta vola 293. — 2. HemijuliSj Swainson, che ha la dorsale umile in egual
grado per ogni dove, con tutti i raggi ramosi e molli, la caudale leggermente semilu-
nata, il cui tipo è Labrus gultatuSj Bloch, tav. 287. fig. 1. — 3. Cossyphus,, Valenciennes,
che ha l’opercolo con dentellature più 0 men pronunziate, i mascellari larghi, fittamen-
te muniti di altri dentini rotondi, granulari, dietro la sérié de’ denti acuti; le pinne vertical!
scagliose, le ventrali piccole: ha per tipo il Cossyphus bodianus, Valenciennes, ri-
prodotto sotto tanti nomi dagli autori del passato secolo, e vanta una quindicina di specie
tutte esotiche. —1■ 4. Crenilabrus j Cuvier, quale è filosoficamente eircoscritto dal Valenciennes,
col preopercolo dentellato, denti conici uniseriali, linea laterale non interrotta,
dorsale libera, nuda. Suo tipo è il Pavo del Salviani (Crenilabrus pavOj Valenciennes,
non perö il Labrus pavo di Linneo), e gode di gran moltitudine di specie nel mediterraneo
che, somministratigli i materiali per districarle, lasciammo in cura al Valen-
ciennesi il quale ne registra già trentadue, la maggior parte europee. Notisi poi che lo
Swainson, non valutando la dentatura, compone il suo genere Crenilabrus di quelle specie
ehe hanno la coda forcuta o lunata corne il Lutianus verres j Bloch, tav. 255., riser-
vando il nome di Cynaedus_, Swainson, a quelle che han la caudale rotondata al pari
delle pettorali, e citando per tipo il Lutianus rupeslris,, Bloch, tav. 25o. fig. 1.; la quale
coiisiderazione assai men filosofica di quella del Valenciennes potrà servire appena ad
ulteriori suddivisioni. — 5. Ctenolabrus, Valenciennes, col preopercolo dentellato, una fa
scia di denti a scardasso dietro 1 conici anteriori, la pinna dorsale nuda, tre soli raggi
spinosi nell’ anale; il quale vanta otto o dieci specie, tra cui il rupestris dell’ Oceano
mal figurato dal Bloch, ma tanto perö bene nell’ opera sui Pesci della Scandinavia dell’
E t ström, ed il soggetto del presente articolo nel Mediterraneo. — fi. AcantholabruSj Valenciennes,
coll’ opercolo dentellato, con una angusta lista di piccoli denti dietro la sérié
degli anteriori conici e grossi, con cinque raggi spinosi all’anale. Puo servirgli di tipo
il Labrus exoletuSj L. dell’ oceano, oltre il quale se ne conoscono quattro specie, tra
cui è il Ctenolabrus pallonij Risso, del nostro Mediterraneo. — 6. Lachnolaimus, Cuv., con
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