aperture branchiali eccedono il numero di cinque per parte : ew i una sola pinna dorsale.
Nel ISelachej Cuv. i denti sono piccioli, conici, le aperture fesse tanto a lungo ehe
cingono gran parte della base del capo. Nel Cestracion| C u t . (nonKlein) i denti sono
congiunti come i pezzi d’ un lastrico, quelli di mezzo piccioli acuti, i laterali larghis-
simi: le mascelle sporgono all’ innanzi quasi al pari del muso: ambedue le pinne dor-
sali sono munite anteriormente d’una spina. Nello SpinaXj Cuv. i denti sono mediocri,
piatti, taglienti, con tre dentelli nel margine ehe guarda 1’angolo della bocca, il supe-
riore acuto, 1’intermedio troncato, 1’inferiore ottuso prolungato al di sotto della base del
dente stesso: le dorsali sono fornite di spina: manca la pinna anale. Nella Centrincij Guy.
i denti di sopra sono triangolari lesiniformi ordinati in più serie, quelli di sotto triango-
lari a base larga disposti in una o due serie sole : le narici fornite d’ una valvula ; ambedue
le dorsali sono fornite di spina, la posteriore inserita al di sopra delle yentrali : il
tronco molto grosso, quasi trigono in tutto il tratto anteriore all’ ano, ehe è più yicino
all’ estremità della caudale che a quella del muso. Nello ScymnuSj Cuy. i denti sono
come nella Centrincij le pinne dorsali inserite esse pure come quelle della Centrincij
ma inermi. Nella Sphyrnuj Rafin. ( Cestracion, Klein ) finalmente il capo è schiaccia-
to, troncato, e dilatato anteriormente in due branche trasverse, ehe gli danno il garbo
d’un martello : gli occhi sono collocati all’ estremità di tali branche ; le narici nel
margine anteriore delle medesime: mancano gli spiragli.
Del rimanente tutt’ i generi fin qui enumerati s’allontanano dallo Scyllium per la
pinna dorsale anteriore inserita molto innanzi alle yentrali, e per la figura della mede-
sima più o meno forcuta. I tubercoli ehe cuoprono la pelle soglion essere inoltre ovali
o lanceolati, indiyisi in tutti coll’eccezione del Notidanus e dello SpinaXj ehe gli hanno
tricuspidi come lo Scylliunij della Centrina e dello ScymnuSj in cui sono tri-quinque-
cuspidi con le branche divergenti.
Le specie del genere Scyllium sono sparse per tutt’ i mari: esse sono fra le men grandi,
e percio le men nocive di tutta la famiglia. II lor manto suol aver un fondo di tinta
cinerea segnato di macchie o strisce più scure. Se ne conoscono venti all’ incirca, e pos-
sono ripartirsi in tre gruppi subalterni o sottogeneri, ehe distingueremo coi nomi Ore-
ctolobuSj Scylliumj Pristiurus.
Nell’ OrectolobuSj Nob. (le cui specie sono tutte esotiche) il muso è breve, la bocca
prossima all’ estremità di quello: il margine delle narici è fornito all’ esterno d’una
valvula assai lunga, rivolta all’ indietro: le aperture branchiali sono picciole, le due
posteriori dell’ uno e dell’ altro lato vicine fra loro e quasi confuse in una : la pinna
anale è collocata dietro la seconda dorsale. Questa divisione, ehe trovasi già accennata
nelle opere del Cuvier e del Blainville comprende lo Squalus barbatus, Gmel. (puncta-
tiiSj Schneid.), lo Squalusfasciatusj Bloch (tigrinus e longicauduSj Cm.) e lo Squalus lo-
batiiSj Schneid. Nello Scyllium propriamente detto il muso è corto: le narici stanno più
lontane dal suo apice ehe dalla bocca, e sono munite di due valvule piatte, la maggior
delle quali è impiantata sul lor lembo anteriore e dirigendosi all’ indietro cuopre la inas-
sima parte dell’ orifizio nasale, la minore si spicca dal lembo posteriore, è ripiegata essa
pure all’ indietro, ed occultata quasi in tutto dall’ altra: le aperture branchiali sono
quasi equidistanti fra loro : la pinna anale è situata innanzi alla dorsale posteriore, remota
dalla caudale. Nel sottogenere Pristiurusj Nob. le narici sono collocate presso
il margine del capo, a distanza uguale dalla bocca e dalF estremità del muso ch’ è
alquanto allungato, munite. d’una valvula sola rivolta all’indietro inserita sul lor lembo
anteriore: le aperture branchiali sono quasi equidistanti; la pinna anale si spicca
innanzi alla seconda dorsale ; il margine superiore della caudale dalla sua origine e per
lungo tratto è armato di dentelli acuti, disposti in più sérié, rivolti ail’ indietro, che lo
fanno somigliare ail’ orlo d’ una lima.
Sono comuni nel mare Mediterraneo due specie di Scillii genuini, che si distin-
guono facilmente a colpo d’occhio per le macchie scure rotondette che portano sul dor-
so, in una numerosissime picciole, nell’ altra più scarse più grandi, per non dire ora
di varie condizioni di struttura proprie esclusivamente di ciascuna delle due. In modo
più o men chiaro ne parlarono gl’ Ittiologi antichi presso che tutti. Artedi le conobbe,
le pose nel genere SqualuSj ma registro due volte quella dalle macchie più picciole,
collocando porzione de’ sinonimi al seguito d’ una delle sue diagnosi, porzione al
seguito dell’ altra, corne se si fosse trattato di pesci diversi. Linneo imitô Artedi fa-
cendo tre specie delle due che sono in questione; chiarno Squalus canicular Squalus
catulus quell’unico pesce dalle macchie picciole ; impose il nome di Squalus stellaris
a quello dalle macchie grandi. Cio si rileva dai sinonimi che allega, i quali in realtà
sono per la massima parte quei medesimi dell’Artedi, e sono tutti esattamente collocati
ail’ eccezione d’un solo. Le diagnosi Linneane perô non lasciano veder la cosa con al-
trettanta chiarezza. Infatti la frase che accompagna lo Squalus canicula nulla accenna
che non sia comune ad ambedue i nostri Scillii; quella che Linneo applica allô Squalus
stellaris indica uno Scillio di sesso femmineo e nulla più; quella finalmente apposta
allô Squalus catulus (che accenna un’ individuo maschile) fa menzione di macchie
ocellari, cioè chiare nel centro: ora siffatto carattere non s’ incontra già nello Scillio
dalle macchie picciole, ed all’opposto è ovvio in quell’altro dalle macchie grandi, che
per ragione dei sinonimi riferiti dall’ autore stesso abbiamo già detto doversi riguar-
dare corne il suo Squalus stellaris. Quindi se lo Squalus catulus di Linneo in un ri-
spetto è da tenersi identico col suo Squalus canicula,, nell’ altro si v a . a confondere
forse collo stellaris. Gmelin ammise i tre nomi specific! di Linneo, e ripetè le sinoni-
mie colle stesse norme, ma avendo riformato le diagnosi, dietro le tracce di Brous-
sonnet, diede a vedere in modo non equivoco ch’ applicava egli pure il nome stellaris
alla specie dalle macchie grandi, mentre chiamava canicula la femmina, catulus il
maschio del pesce dalle macchie picciole. Quest’ ultimo nome fu adottato per tale specie
dal Signor Blainville nella Fauna Francese: all’ opposto il Cuvier adotto catulus
corne nome specifico dello stellaris di Linneo e di Gmelin, forse perché pose mente a
quel cenno dato da Linneo delle macchie ocellate nella frase del catulusj e serbo l’ap-
pellazione canicula per la specie che Gmelin aveva chiamato e canicula e catulus.
Ma il nome Linneano meritevole d’essere escluso onninamente sembra a noi che sia
catulus j e volendo conservare le appellazioni legittime chiamiamo i due esseri di .cui
si tratta Scyllium canicula e Scyllium stellare.
Col fin qui detto non intendiamo già di negare chtaolire questi dne possano essersi
rinvenuti nel mediterraneo altri Scillii genuini. Anzi apparterrebbero allô stesso gruppo
per l’appunto lo Squalus elegans del Blainville, ed uno Scyllium accennato dal Cuvier
nel suo Règne Jnimalj ma non distinto da particolar nome specifico. Quanto al primo,
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