rostro, nè congiunte l’una coll’altra; le ventrali bilobe; senza caudale: del crual genere
è tipo una nuova specie del Mar Pacifico. 2. S y m p t e r y g iaMüller et Herile; pinne pet-
torali distese più che al mezzo del rostro, e toccantisi ambedue col margine interno;
ventrali unilobe; pinna caudale: il quai genere pure è fonda to sopra una nuova specie
del Mar Pacifico. 3. La ev ira ja j Nob. pinne pettorali non dilungate oltre il mezzo
del rostro, nè toccantisi fra loro; ventrali bilobe; pinna caudale; corpo levigato o spi-
noso; rostro lunghissimo: il cui tipo è la R aja O x y r h y n c h u s di Linneo, della quale
scriviaino il présente articolo. 4- R a ja j Linn. Somiglievole in tutto all’ antecedente, di
corpo liscio, ma di rostro breve: di cui sono esempi la R a ja M ira lr tu s , la Quadr imacii-
lataj la Marginataj tutte già figurate in quest’ opera. 5. DasybatuSj Nob. Simile alla R aja
anche pel rostro, ma di corpo scabro: il cui tipo pua vedersi nella R a ja .C la v a ta di Linneo,
mentre moite altre specie poco finora illustrate gli appartengono. 6. B â tis , Nob.
Assoinigliante al suddetto, anche pel corpo scabro, ma senza rostro affatto: al quai genere
puo servir di tipo la R a ja R adula di questa Iconografia.
Qualunque sia l’abuso che dopo la pubblicazione del Systema N a tu ra e abbiano i
diversi naturalisti fatto del nome di R aja O x y r h y n c h u s , L., noi ne ravvisiamo il le-
gittimo possessore in quel Rajide figurato dal Salviani sotto il nome di L a ev ira ja j e
che appunto scegliamo in tipo del nostro genere di quel nome. Parecchie specie, è
vero, gli si dovrebbero ascrivere se realmente sussistessero quelle diversité di caratteri,
che dagli autori furono fina ad ora assegnati aile Razze lisce con muso eceessivamente
allungato, significateei da essi sotto diverse appellazioni. Ma siccome noi abbiamo in
mille aspetti e circostanze osservato che quei caratteri supposti specific^ o non esistono,
o son proprii soltanto del sesso, dell’ eta, della stagione; abbiam percio ristretto a due
sole le specie mediterranee, figurate nella tavola stessa che illustriamo. Esse crediamo
sian quelle medesime che il Rondelezio, eonoscitor profondo dei Pesci del nostro mare,
ci particolarizzava tanto bene, quantunque infelicemente le figurasse, sotto i nomi
di R . O x y rh y n c h o s e di alia R . O x y r h y n c h o s , sopra cui costruîrono i compilatori del
secolo seguente l’O x y r h y n c h u s m ajor ed il minor j fantasticando largamente intorno al
primo, e confondendo insieme le due specie vere. Ora tra i molti preesistenti nomi abbiam
prescelto quelli di O x y rh y n c h u s e di M a c r o rh y n ch u s non già perché crediamo che
a queste due identifiche specie fossero dati bene dapprima, ma perché meglio ci giova
il seguire lo stile nostro di adoperar nomi già consueti, quando vengaci dato di st^bilire
talune specie sopra sicure basi, anzichè coniarne de’ nuovi, quantevolte non H richiegga
la prepotente nécessita. Collocati nella libertà della scelta preferiamo quel di O x y r h y n -
ch u s alla specie del muso più acuto seguendo il significato della parola, e l’autorità di
Linneo che attribuivalo appunto a questa, ch*è la seconda R . O x y r h y n c h u s del Rondelezio,
quantunque tutti gli autori moderni par si piacciano di conferirlo alla prima,
cui ben si conviene il nome di M a c r o rh y n ch u s per la figura del rostro, lunga ma non
acuta, sia che il Rafinesque lo desse esclusivamente proprio a lei, sia in comune alPal-
tra, come è probabile ancor più.
La nostra L a ev ira ja O x y rh y n c h u s , romboidale corne le altre, ha il diametro trasver-
sale poco più lungo della distanza che è fra la punta del rostro e l’ano : i margini anterior!
del disco assai più lunghi de’posteriori s’incurvano notabilmente, e la maggior concavité
loro si trova verso la metà. Il rostro lunghissimo, ed acutissimo è inferiormente
ruvido per sottilissime ma robuste punte disposle in figura di slelle raggianti che s’ innoltrano
fino alla bocca, e discendendo lungo i margini anteriori in forma non più stel-
lata ma semplice, si assottigliano a gradi, e scompariscono quasi affatto nel punto délia
maggior concavité. La distanza fra la punta del rostro e l ’apertura délia bocca è un se-
sta minore di quella che passa dalla bocca all’ano; e l ’apertura suddetta è circa il terzo
di quel ehe corre da essa alla suddetta punta. I denti sono più 0 meno rotondi. L or-
bita dell’ occhio offre una ellisse allungata, il cui maggior diametro misura quasi un
terzo delP apertura délia bocca. La coda, che è un sesto. men lunga del rimanente del
corpo, è subcil in drica, schiacciata alcun poco verso la base, e armata superiormente di
una dozzina di robusti aculei che volgon la punta all’ indietro, posti ad ineguai distanza
lungo una stessa linea, e fiancheggiati di altre minute asprezze, che non mancano in
tutta la superficie inferiore del Pesce. Le due pinne dorsali separate da brevissimo Intervall
o ergonsi verso l’estremità délia coda; originandosi la prima ai due terzi délia
lunghezza, ed occupando due quinti dello spazio tra la sua attaccatura e la punta délia
medesima: la seconda si distende quanto. la prima : la caudale, che le succédé imme-
diatamente, è la metà più corta di esse ; le ventrali divise ciascuna in due lobi hanno
mena ampio ma più lungo 1’anteriore.
Negli individui molto inoltrati in été veggiamo in amb.o i sessi venire anco al di sopra
dei rostro quelle asprezze délia cute che vedemmo al di sotto del medesimo ; ed
obliterate le punte ehe spiccano. dal dorso délia coda sorgerne invece altre acutissime
sopra ambedue i margini laterali ripiegati verso il suddetto dorso. Facile è il ravvisare
in L a ev ira ja è cosi adulte la R a ja C h a g r in ea che gl’ Inglesi suppongon diversa.
Il colore al di sopra è cenerino plumbeo leggermente sfumato di violaceo e sparso
irregolarmente di appena visibili râtelle di tinta più chiara : al di sotto. è un bianchic-
cio sudicio più o men tendente al color suddetto, e quasi sempre fittamente punteggiato
di nerastro per i molti pori secretori del muco.
La lunghezza totale dell’ esemplare descritto, maschio. adulto, com*è quello rappre-
sentato nella tavola in un quarto del vero, e lussureggiante de’maschili cosi ben dichia-
rati, è di 2 piedi e 1 pollice; la larghezza è di 1 piede e 7 pollici : 1 lali anteriori
piede 1, pollice i : i posteriori fino ail’ attaccatura delle pinne ventrali pollici 8 f : la coda
pollici x i, linee 4. Il rostro, sporgente dal disco. pollici 3, linee 4* largo alla base
pollici 2, dista colla punta dall’ angolo anteriore dell’ occhio pollici 5, linee 10: l ’inter-
vallo da un occhio all’ altro è pollice 1 , linee 10 : dalla punta del rostro alla bocca pollici
6, linee 9: e la larghezza di essa hocca è di un pollice e 3 linee.
In un altro esemplare lungo 1 piede e 11 pollici, la larghezza era di 1 piede, 1 pollice
e 4 linee: i margini anteriori 10 pollici, i posteriori 8: la coda stendeasi pollici 10
e linee 4 - distanza dalla punta del rostro all’angolo anteriore dell’ ôcchio 5 pollici è
6 linee; da un occhio all’ altro linee 10: dalla punta del rostro alla bocca pollici 6:
larghezza di essa bocca 1 pollice e 8 linee.
Giunge a dimensioni grandissime nonchè al peso di parecchie decine. La sua carne
specialmente allora è competente a mangiarsi. A Roma è conosciuta sotto il nome di
J r z i l la Mona ca : in Toscana sotto quello di M o r o mora : a Nizza sotto quello di F um à .
I Liguri la dicono C apu cin a, R a za C a p u cin a e R a za a b e c co : i Veneti B a o sa , B a o so ,
F oU a c ch io 3 Ba osa d al F o t ta c c h io ; i Marcheggiani M o c co sa ; i Napoletam R aja M on ac
a ; i Siciliani P ig a ra Sca p u cin a .
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