subopercolo ha il margine sottilmente dentellato. Tutto 1’animale armasi d’ imbricate
squame, romboidee di sei facce, zigrinate di tubercoli nel mezzo, e ruvide di brevi spi-
nuzze in quasi tutta la parte scoperla. La linea laterale originasi di sopra gli opercoli, e
corre leggermente curva lungo il terzo superiore del tronco fino alla metà del pesce,
quindi si fa retta, e taglia in due parti eguali la porzione ensiforme del corpo. L’ano
apresi un terzo piii Ticino al muso ehe al termine della coda. Impiantansi come in un
solco del dorso e del Tentre le pinne Terticali. La prima dorsale alta men della parte sot-
tostante del tronco, ma più dell’altezza che il detto tronco misura nel mezzo, spicca die-
Iro il quarto anteriore del pesce, ed estesa alia base per metà della propria altezza ha
quasi la figura di una piccola arpa, attesochè i suoi quattro primi raggi alquanto più
rigidi e robusti, il secondo de’quali è il più lungo, sono poco disuguali fra loro, mentre
dal quinto in poi decrescono cosi rapidamente che 1’ultimo non è che la sesta parte del
secondo. La seconda pinna dorsale spicca molto innanzi la metà del pesce, distante dalla
prima quanto è lungo il di lei sesto raggio, e più di quanto corre dall’ occhio all’ apice
del muso : i suoi cinquantotto raggi sono tutti brevissimi ; e i primi al par degli ultimi si
elevano appena dal tronco, quei del mezzo prolungandosi per gradi fino quasi al dop-
pio di essi. Le pettorali impiantansi dietro l’opercolo alla metà dell’altezza dél tronco,
e si prolungano quanto la metà del capo, cioè quanto la prima dorsale, cui sono per-
fettamente simili, salvo il modo in cui giacciono. Le ventrali metà più piccole delle sud-
dette spiccano sotto il perpendicolo delle pettorali, ed il primo lor raggio prolungasi in
un filamento lungo il doppio della pinna. L’anale sostenuta da settantadue raggi nasce
sotto il punto medio tra le due dorsali, in modo ehe il suo quinto o sesto raggio corri-
sponde al primo della seconda, e corre simmetrica ad essa fino al congiungersi che am-
bedue fanno in luogo di coda: è pero il doppio più alta là ove sviluppansi maggiormente
i suoi raggi, cioè verso la metà del pesce. La caudale, come abbiam detto, non esiste se-
paratamente dalle due suddescritte pinne, che ne formano una sola acuta come in tiitte
le specie di Macrourinij non essendo ehe un effetto di accidentale rottura la pretesa
emarginazione tanto decantata dal Rafinesque nel suo Oxicephas.
Il colore è un cinereo lurido con deboli riflessi violacei volgente in argentino su i
fianchi, e in turchinastro sul ventre. Le pinne sono jaline, più o men marginate di ne-
rastro, ehe sull’ anale è più esteso e più intenso; la base delle pettorali è nerastra, e il
filamento loro è bianchiccio. L ’ interno della bocca è turchino nerastro. Gli occhi sono
argentei scintillanti di rubino : l ’ iride è dorata : la pupilla è turchina. Il suo fegato è
assai voluminoso. Numerosissimi ciechi ha nel ventre: il notatojo di un argento perlino.
Nol vedemrno giammai giungere ad un piede di lunghezza, tenendosî ordinaria-
mente alla misura di quello espresso nella tavola. In Roma, ove non ci fu mai concesso
di trovare un solo esemplare del Lepidoleprus trachirhynchus tanto più comune di que-
sto Macrourus caélorhynchus si nella Liguria come nella Sicilia, che li chiama ambedue
Pisci sorici, non è raro il vederlo in estate quando si pesca negli ordinarii suoi fondi.
Insozzasi abitualmente di un sottil fango cosi aderente e pertinace a quelle tante spi-
nuzze, ehe nè lavanda nè stropicciamento gliel toglie.