scudi del dorso dei lati e del ventre, del tutto nudi. Le pinne pettorali ventrali ed
anali piu lunghe ehe latghe. Lunga la caudale quasi un quarto délia lunghezza del
pesce: la maggior altezza del loho inferiore quasi un terzo délia base.
Restringendoci poi alla comune, cioè a quella fra le due specie che ha più esteso
soggiorno, diremo doversi ad essa conservare il nome di A c ip en s e r S tu r iO j L. ehe er-
roneamente fu applicato a varie altre specie. Non sarebbe qui luogo a discutere il
nome ehe prèsso gli antichi godeva questo pesce, poichè destiniamo i nostri scritti a
ragionare di quelle cose soltanto che cadono sotto i sensi; mare si vasto ehe non permette
deviazione alcuna in quello ancor più largo delle filologiche disquisizioni: tutta-
via per non aver taccia di rigidezza soverchia, o d’inimicizia verso quegli studj ehe
tanto ne piacciono, vogliamoin difesa délia sinonimia posta in fronte dell’ articolo, sog-
giungere ragioni opportune a richiamare ad onore l’opinion e ehe v i registriamo, sban-
dita a di nostri, quantunque la più naturale, cioè lo Storione romano esser Y A c ip e n s e r
degli antichi Per quanta abbiamo letto negli eruditi scrittori del secolo decimosesto*
Paolo Giovia, Bellonio, Salviano, Rondelezio, Gesnero, Aldrovandi, non ehe negli al-
tri più moderni, ne sembra ehe l’ ostracismo del latino A c ip e n s e r sia derivato da im-
matura e gretta interpretazione dell’ ultimo verso dei frammenti Aleutici d Oyidio.
Tuque peregrinis Acipenser nobilis ündis
ove la maggior parte si affrettarono a dire l ’ A c ip e n s e r non poter esser Pesce delle
nostre acque, ma sibbene di assai lontane. Noi pero riflettiamo non potersi considérai
compiuta la poetica evocazione, perché la semplice frase nobilis undis p e r eg r in is , cou
la qüale si pretende significato un pesce ehe mai non passasse nelle nostre acque,
troppo ci sembra laconica e niente proporzionata alla grandiloquenza Ovidiana. Per-
cib crediamo di non andar errati col supporre, ehe a quell’ ultimo verso de’ frammenti
seguisse in compimento délia sentenza la frase A d v e c te in T y b e r im , o qualunque
altra ehe non lo negasse a’ mari ed a’ fiumi nostrali. Chi crederebbe di fatti ehe lo
A c ip e n s e r non fosse pesce romano, quand© gli scrittori antichi abondantemente ne
parlano, quando ha latino il nome, del quale, se ne togli un miserabile tentativo.
del Gesnero, niuno sognb finora un origine peregrina? Raro, egli è vero, si predica,
squisito bocconè di pochi, vivanda imperiale, ma straniero non. mai. E quella rarità,
e quella privilegiata squisitezza non si rawisano eziandio nello Storione moderna,
ehe raro si, ma pur si piglia ne’ fiumi e ne’ mari nostri, ove alligna? Le indagini di
ogni sorta ci hanno fatto conoscere che in carte del medio evo 14 Storione si riferisce
serbato alla mensa de’ Sovrani d’ Inghilterra, di Scania, e di altre nazioni. Cosi negli
Statuti di Brettagna leggiamo de S tu r io n e vero ita observatur^ c/uod r e x idem habebit
integrum p ro p te r suum p r iv ileg ium ; ed in quelli delle provincie scandinayiche, omnes
p is ce s o ccupantibus conceduntu r p ra e te r Stur ion em q u i j.u ri regio§ a q uocumque rep er -
tus f u e r i t j ced it: e da contemporanei documenti veniamo a sapere altresi ehe i signori
de’ luoghi lo eccettuavano dalla concessione delle pesche privilegiandoue il desco loro.
Lo Storione de’moderni, e de’ tempi mezzani, soggiungono tuttavia, non è Y A c ip en s e r
degli antichi; ma bensi o il S i lu r Oj o Y A ttilO j mentre vogliono ehe Y A c ip e n s e r sia
Y E lo p e j cioè lo Stre le tto de’ russi, ma non mai lo Sto r ione romano. Noi discuteremo
brevemente queste diverse opinioni.
Coloro che pretendono lo S to r io n e fosse il Siluro si appoggiano a’magnifici versi
di Ausonio nell’ idillio délia Mosella, ne’ quali pare ad essi dipinto non altro pesce
che quello ;
Nunc pecus aequoreum celebrabere, magne Silure.
Primo fu Paolo Giovio che sostenne questa opinione; quindi Ippolito Salviano con
un fiume di erudizione porse mille armi in mano a coloro che il pesce famosissimo
ci contrastano. Ma il Siluro, noi rispondiamo, non è dell’acque italiane che punto
non lo invidiano alla Mosella : il Siluro non solo è indegno di esser cantato corne
cibo di lusso e di ottimo sapore, ma pur nei luoghi lontani dove pescasi in copia, è
un mangiar dozzinale e spregiato; tagliasi perciô a pezzi, e stiyasi in botti di salamoja
per venderlo al basso popolo, onde abbiam fino da Marziale
Vendere municipes fracta mercede Siluros.
Ausonio di fatti non canta il Siluro quai pesce di ricca e ben preparata mensa;
neppur lo pone tra’ pesci mangiarecci, corne non avrebbe altrimenti Iralasciato di fare :
lo célébra soltanto per la smisurata sua mole; nè i colori, de’ quali poeticamente lo
dipinge, potriano allô Storione convenire. Che se gli oppositori riassumessero doversi
necessariamente intendere lo Storione per la ragione che vivendo realmente nel Reno
e nella Mosella dovea meritare a preferenza di qualunque altro la celebrità de’ carmi,
e tuttavia, se gli si tolgano que’ del Siluro, neppure v i si ricorda, sapendosi ai contrario
che Simmaco in una lettera al Poeta si maravigliava aver lui nobilitato quel fiume
di tanti pesci che non avea mai gustati colà in Treveri ne’ lauti suoi desinari; a
questi che certamente non sarebbero lievi argomenti, risponderemmo che Ausonio can-
tar voile de’ Pesci soltanto propri délia Mosella, non di quelli, che vi penetravano dal
mare, cosi volendo Nettuno,
Sed neque tôt species, obliquatosque natatus,
Quaeque per adversum succedunt agmina flumen,
Nominaque, et cunctos generosae stirpis alumnos
Edere fas. Non ille sinit, cui cura secundae
Sortis, et aequorei cessit tutela tridentis.
Per la quai solennissima sentenza niuno è che non vegga il Siluro di Ausonio non
poter essere lo Storione, che corne dal Tirreno nel Tevere, cosi dal Mare del Nord
trapassa nella Mosella.
Quegli altri che vogliono il nostro Storione essere Y A tt ilo di Plinio, non l ’Acipen-
sere, ragionano cosi “ Lo Storione è grosso pesce che vive nel Pô: Plinio mentova
,, l’Attilo corne pesce grossissimo di quel fiume, nè disse mai che l ’Acipensere sia
„ di quelle contrade; dunque lo Storione famoso de’ Romani non è che l ’Attilo di
„ quello scrittore.” Ma futilissimo è questo ragionare, perché nel Pô convivono due
pesci, che molto si rassomigliano, e sono di fatto due Storioni, tuttavia diversi tra loro ;
l ’uno de’ quali è il romano buonissimo a mangiare, che colà chiamano parimenti Sto -
r io n j l’ altro si è quello che tra’ rimasugli dell’ antico vocabolo A t t ilu s dicesi AdanOj
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