6 LadanOj cibo non tanto squisito, nè cosi cerco allé mense: delle quail discrepanze
parleremo più di proposito nell’ articolo seguente che all’Attilo si riferisce. Fa dunque
ancor di bisogno il rinvenire l’altro Storione del P6, cioè il romano, nello Acipensere.
Cade per se del pari la opinione di coloro che dimenticando essere stato 1’ E lo p s ce-
lebrato come espressamente prezioso per la squisitezza delle sue carni, trasferiscono cotai
nome d i E lo p s alio S c h e r g de’ tedeschi A c ip e n s e r stellatusj pretendono ravvisare Y A c i-
pen ser de’ latini nello Stre le tto de’ Russi, ossia A c ip e n s e r ruihenus.
Coloro infine che con buone ragioni rivendicando il nome antico di E lo p e al prezioso
S treletto del Mar nero e del Mar caspio vogliono anco appropriargli il nome A cU
p en se r togliendolo al nostro Storione, errano da questo lato assai maggiormente ; im-
perocchè l’Elape per testimonianza dello stesso Oyidio, che il primo la fece conoscere
a’ latini, non yeniya, come tuttora non yiene, nelle nostre acque:
At pretiosus Elops nostris incognitus undis.
quando al contrario Y A c ip en s e r ci yiveya, e ci yive, come abbiamo yéduto fin qui.
11 quai yerso del Sulmonese ne insegna ancora che Y E lo p e è un altra pesce diyerso
dall’Acipensere; imperocchè se questo yoleasi in quello indicare niun bisogno era di
soggiungere dopo molti yersi quell’ altro che abbiam riferito di sopra
Tuque peregrinis, Acipenser, nobilis Tandis
Della quale patentissima diversità se tuttayia rimanesse alcun dubio, chiameremmo in
soccorso Ie seguenti parole di Plinio. N u n c adjiciemus a p u d Ovidium posita nomina,
q u a e a p u d neminem alium r e p e r iu n tu r .......... H e lo p em q u o q u e d ic it e s s e nostris incoGNiTUM
undis: e x q u o apparet fa lli eos_, q u i eumdem A c ip e n s e r era existimaverunt.
Non si puo dunque negare a noi 1’Acipensere, e molto memo arrogarne all’Elope il
nome, da chi non yoglia essere in perfetta contradizione col Sulmonese, nè si com-
piaccia di trovarsi confutato da Plinîo prima di emettere la inyidiosa proposta; nel
qual caso non meriterebbe di andare annoverato fra gli autori di una plausibile ipo-
tesi seguita con somma nostra merayiglia dall’ esimio Cuyier. Condotta pero a tal
punto la questione, yiene più che in altra guisa giustificato l ’esclusiyo nome di A c i -
p en s e r alio Storione romano: imperocchè- se potea darsi che Y A c ip e n s e r e Y E lo p s si
confondessero nelle menti di chi si rimane alla superficie di queste materie, se Plinio
argomento appunto l ’abbaglio loro dalle parole di Ovidio nostris incognitus undis/ forza
è concludere che cognito era 1’Acipensere allé nostre acque, yale a dire nostrale, come
ora non è al trim en ti; e siccome lo Storione è l ’unico pesce romano, che sdY E lo p s ras-
somiglia, cosi abbiamo noyella prova che altro non sia che 1’ A c ip en s e r , poichè per
confondere Y A c ip e n s e r con Y E lo p s facea duopo che grande rassomiglianza si conosces-
sè in ambedue. Non dee d’altronde recar marayiglia se dopo tanti secoli veggasi una
tanta differenza di opinioni, oye poser le mani anco i semplici filologi : imperocchè fù-
rono pure discordi intorno ad esso gli antichi Romani ed i Greci, tra’ quali non manco
un Apione grammatico che sostenne Y A c ip en s e r e Y E lo p s fossero un pesce solo; ma ri-
•peteremo con Plinio, dopo tanti secoli f a l l i eos q u i eumdem A c ip en se r em existimaverunl.
Venendo-ora ai particolari caratteri specifici dello S to r io n e com u n e ; negli adulti
I’altezza del corpo, che avanza di un terzo la larghezza, vien compresa otto yolte
nella lunghezza: il capo non molto slargato è contenuto quattro volte e mezzo in tut-
ta la lunghezza; la fronte turgidetta risale risentitamente yerso il dorso; il muso poco
erto è poco largo, quasi retto, molto allungato ed acuto, la cui misura è di due dia-
metri e mezzo della bocoa. Le grandi piastre ehe rivestono il capo sono rilevate nel
centro, e gl’intervalli occupati dai pori escretori del muco assai ristretti. Le piastruc-
cole del muso sono decisamente radiate. Le lunghe piastre parietali sono strette, con
le branche posteriori rotOndate circondanti la piastra occipitale ehe ha forma di ala-
barda, giungendo sino alla metà di essa senza pero raggiungerne il centro; mentre
con le anteriori acute abbracciano la piastra etmoidea piccola rotondata, e quindi s’ in-
sinuano fra le piastre frontali sino alla metà della lunghezza loro, e giungono al parö
dei centri. I punti centrali di quelle parietali sono ravvicinati; e la distanza rispet-
tiva loro è minore per metà di quell a del margine esterno delle piastre mastoidee.
I centri di queste distano assai più ehe quelli delle parietali, e la distanza loro da
questi è un terzo maggiore di quella che passa fra i centri delle parietali. Le piastre
frontali posteriori che vengono del tutto separate dalle branche anteriori delle parietali,
sono lunghe e larghette ; hanno i centri molto rileyati che distano fra loro più
di quelli delle parietali, con le quali formano in mezzo alla sommità del capo un
largo avvallamento assai manifesto. La piastra soprascapolare è ovale, rigonfia, e non
molto dissimile dalle piastre del capo : quella scapolare è foggiata a forma di triangola
allungato con una punta ricurva. 11 tramezzo corneo della parte inferiore del
muso yien coperto da nove o dieci piccoli scudetti ruvidi. Le barbette piuttosto corte,
e tutte uguali fra loro, semplici, ruvidette, leggermente compresse, e terminate in
sottilissima punta, s’impiantano tanto più vicino all’ apice del muso che alia bocea
quanto è un sesto della lunghezza di esso: la distanza che corre fra le anteriori e lè
posteriori è doppia di quella che corre fra le laterali; e se ripiegandole si distendant)
parallele al muso, non arrivano al margine anteriore della bocca. Questa è di giusta
grandezza, e regolarmente disposta; il suo margine molle e membranoso ha. i labri
sottili, lisci, poco carnosi, dritto quel di sopra, intiero di margine, e non frastagliato.
Grandi sono gli occhi e di forma ovale, collocati in modo ehe il margine posteriore
loro yiene a cadere dietro la perpendicolare che si elevasse dal margine anteriore
della bocca: distano quasi quattro diametri l’uno dall’ altro. I fori inferiori delle na-
rici sono ovali, ed il loro diametro stà a quella degli occhi come tre a cinque; i fori
superiori più piccoli più rotondati, e forniti di un piccolo margine carnoso a diffe-
renza degli altri. Gli scudi che armano il corpo sono assai robusti, piuttosto lontani
gli uni dagli altri; e negl’ intervalli si veggono squame cornee rilevate, egualmente
grandi fuor di quelle yerso il capo che sono maggiori; ruvide tutte, ma non radiate.
Circa dodici sono gli Scudi della sérié dorsale; quasi lisci gli anteriori ; i medii s’ in-
nalzano a guisa di acuta e doppia tettoja la quale pero si abbassa gradatamente quanto
più progrediscono yerso la pinna dorsale: i primi hanno la base rotondata, gli altri
1’ han cuoriforme, curvata all’ infuori ed acutissima all’ indietro : l’anteriore s’ impianta
nella cute quasi a contatta dell’ultima piastra del capo, ed è il più largo, giungendo
la sua larghezza a superar quasi la lunghezza; gli altri s’ allungano un poco più; il
secondo è il più piccolo; il quinto ed il sesto che sonosulla parte culminante del dorso
hanno la stessa larghezza del primo; tutti sono zigrinati ed aspri, perché coperti di