raa sempre conservando la simmetrica collocazione, nè sarà azzardato il dire, ehe rima-
nendone talvolta una sola, nè sempre la stessa, possa incontrarsi cast) manchino tutte,
simulando cosi a prima vista la T. galvanii. Se in qnella non si puo negare essere lo
stato normale con cinque macchie oculiformi disposte a pentagono, è impossibile al-
tronde decidere se in questa sia normale l’uniforme color, pallido o cupo, col margine
nerastro o senza, ovvero lesser tutta nebulosa e marmorata di scuro. Noi nel n.° i. della
tavola abbiam fatlo effigiare una femmina della narce col numéro, la forma, e il colora*
inento più ovvî delle macchie, e sotto il n.° 2. un maschio con tre sole macchie supe-
riori e più piccole. Il n. 3. présenta una femmina unicolore dell’ altra specie, in quello
stato appuuto ehe il Rafinesque chiamolla T. immaculataj il Risso galvani : vedesi nel
n.°4- un’altro esemplare di ugual sesso tutto screziato come allorache nominolla marmo-
rata il Risso e punctata il Rafinesque: il n.° 5. finalmenle figura il rovescio di un maschio
con poco sviluppati maschili, il quale abbiam prescelto per far conoscere il disotto delle
Torpedini in genere, attesochè nella sua specie (T. galvanii) trasparisce più visibilmente
l ’apparecchio eleltrico. Sopra un fondo castagno più o meno chiaro sono il più sovente^
irregolarmente sparse delle macchiuzze bianche erotondate: il disotto dell’ animale è
sempre bianco latteo, più o men ombrato del color del dorso attorno i margini del disco:
le pinne dorsali e la caudale volgono alquanto al'cenerino.
Il disco della T. narce auteriormente alquanto troncato, ma senza alcuna tacca ehe
distingua il capo dalle pinne, è poco più largo ehe lungo, essendochè il suo diametro
trasverso supera il longitudinale di un decimo o poco più; anzi più lunga ehe no de!
suddetto disco è la parte assottigliata del tronco, o coda se vuolsi, cui fiancheggiano
per un terzo le pinne ventrali, alquanto angolari. Gli occhi distano due propri dia-
metri e mezzo dal termine del capo, e quasi uno e mezzo tra loro : li spiragli offre n©
in gioventù rudimenti di quelle sfrangiature tanto caratteristiche della T. galvanii, i
quali pero vanno obliterandosi col crescere dell’ età. La bocca squarciasi di tal maniera
ehe gli angoli di essa distano l’un dall’altro quanto è lo spazio che corre dal suo
mezzo al termine del capo, e quanto da ciascuno alla prima apertura branchiale ; da
questa alla quarta, come dalla seconda alla quinta passa una distanza eguale allô squar-
cio della bocca, essendo tutte le aperture equidistanti fra loro. L’ano apresi poco al di
là della metà del Pesce. La prima pinna dorsale, alta poco più del doppio della propria
lunghezza e quanto lo spazio dalli spiragli al termine del capo, nasce a livello del pun-
to in cui la coda separasi dalle ventrali, e termina con esse; la sua forma è ovato-trian-
golare col lato anteriore curvo e il posteriore quasi retto: la seconda dorsale simile alla
prima, ma alquanto più piccola, sta in mezzo fra la suddetta e la caudale: questa pren-
de più di un terzo della coda, un sesto dell’ iutiero pesce, è più lunga ehe larga, e fog-
giata quasi a triangolo.
In un esemplare lungo poco più di un piede, la parte assottigliata del tronco misu-
rava sei pollici: il disco era largo oltre sette, avendone sei e un quarto di lunghezza:
un pollice correva dalla bocca al termine del capo, e da qui all’ ano sei pollici e tre
quarti.
Il Mediterraneo abbonda della T. narce che suol pescarvisi per ogni parte nella buo*
na stagione : crediam pero ne sia sprovveduto l’Oceano al settentrione della sempre
sconvolta baia di Biscaglia, quantunque in assai più remote latitudini trovinsi le due altre
specie più o men raramente secondo località. E ciù possiaino asserire con qualche certezza
per i molti studî fatti nel compilare le estesissime sinonimie di ambedue le specie
sui diversi autori, nei quali non abbiam potuto discoprir cenno dell' Occhiatella nell’ O-
ceano. Chiaramente anzi risulta ogni qualvolta parlasi di ocelli, e giungesi perfino ad
ornarne le figure di Torpedini settentrionali, cio sempre si fa per asserzione altrui; sic-
come ce ne dà esempio la figura del Donovan, la quale rappresenta evidentemente una
Torpedo galvanii con cinque macchie incertamente dipintevi a dispetto della natura dalla
ripugnante inano dell’ artefice. Strabone ed Ateneo dicono trovarsi nel Nilo, ma con-
cederlo non possiamo perché la Torpedine è sol pesce di mare, e meglio crediamo ehe
coloro intendesser parlare del Silurus electricus abitatore di quelle acque, il quale figu-
ravasi forse in cotai geroglifico, di cui parlano Oro Apolline e Pierio Valeriano, signifi-
cante un uomo ehe molti suoi simili avesse salvato.
Scrisse Varrone, il dottissimo de’ Romani, ehe alcuni animali ebber nome da talu-
na lor propria virtù, tra’ quali enumera la Torpedine: alia a vi quadam^ ut lupus3 ca-
niculaj torpedo. Cui consuona Marco Tullio che nel libro della natura degl’ Iddii toc-
cando de’mezzi o istrumenti difensivi dati agli animali riconobbe la stessa efficacia : atra-
mento sepiaej torpore torpedines. Onde Isidoro suggello ne’ libri delle Origini: Torpedo
vocata eo quod corpus torpescere faciatj si earn quisquam vivenlem tangat. Niun dubbio è
pertanto andasse cosi denominato tra noi questo pesce dal torpore fu conosciuto indur-
re negli altri animali. Aveanlo per la stessa ragione i Greci appellato Napxrç ehe suona
eguale: al latino Torpedo ; di che abbiam testimonio in quel famigerato luogo de’ dialo-
ghi di Platone, ov’ è detto da Menone a Socrate: m'hai tanto col tuo stitico dubbiare reso
stupido quanto quello schiacciato pesce marinOj la Torpedinej cui pur somiglit stupidisce
coloro ehe la toccano : al quai Narce de’ Greci corrisponde ancora l’ebraico vocabolo
Harada. Moite percio delle viventi lingue accordatesi al medesimo tema lo dimanda-
no Torpille come in alcune provincie di Francia, o Dormilieuse come in altre, perché
addormentare y ale intorpidire ; ovvero lo dicono Sgramfo, come i Yeneti e i Bolognesi
per corruzione di crampo o granchio. I nomi poi di Tremble generalmente datogli in
Francia,di Tremiella in Ispagna, di Tremola e Tremoriza in Italia, uscenti tutti dall’ idea
del tremore, appellano piuttosto a quel palpitare ehe visibilmente fa l’animale per un
continuo ed affrettato tremolio della pelle.
Ma ehe tutto il pesce o alcuna parte soltanto sia capace d’ intormentire, variamente
opinarono que’ pochi tra gli antichi ehe ne cercarono; tra’ quai lo Scoliaste di Nicandro,
al riferir di Ateneo, tenne in genere la seconda sentenza: non totum hoc animal, sed partem
ejus quamdam torpefacere. Quai poi specificamente ella fosse ci venne insegnato bel-
lamente da Oppiano, siccome giova leggere nella sciolta versione latina di Adriano Tur-
nebo, meglio ehe in quella metrica usata dagl’ Ittiologi del secolo decimosesto, e da coloro
li seguirono: Mollis enim (dice il greco Scrittore) et infirma . . . . in subsidium
imbecillitatisj duos in lateribus radios habetj qui contacti statim omnes membrorum vires
extingunt : il perché un secol dopo non attingea ad altro fonte Claudiano, allorchè, meglio
intendendo il turpe veneficium della metrica versione suddetta, scrisse con più fortunate
parole
Sed latus armavit gelido natura veneno.
Imperocchè adoperavasi tanto ben da’ latini venenum per significare quelle forze, direm
magiche, onde si nuoce inesplicabilmente, il fascino per esempio, ed alcuni contagi: nè
include affatto la velenosità del morso e della carne.